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Venezia: Il Paradiso di Tintoretto Un concorso per Palazzo Ducale


Venezia Palazzo Ducale 9 settembre fino al 3 dicembre 2006

A cura di Abcveneto

La mostra a cura di Giandomenico Romanelli, Jean Habert e Maria del Mar Borobia Guerrero, ricostruiscela singolare vicenda del concorso tra artisti che la Serenissima bandì nel 1582 per la realizzazione della più grande tela del mondo, il Paradiso del Maggior Consiglio. Grazie alla collaborazione delle istituzioni che li conservano - tra cui il Louvre e il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, coorganizzatori dell'esposizione - è stato possibile riunire di nuovo, dopo oltre quattro secoli, alcuni dei dipinti presenti alla gara da pittori del calibro di Paolo Veronese, Francesco Bassano, Iacopo Palma il Giovane e naturalmente l'esecutore finale il Tintoretto, presente con varie interpretazioni del tema. La mostra consente di verificare come la personalità di ogni artista abbia saputo offrire approcci ed esiti assai diversi a un tema rigidamente definito dalla committenza e di esplorare quindi le sensibilità, le preferenze compositive, i riferimenti politici, dottrinali ed estetici di ciascuno; esposti nella sala del Maggior Consiglio, i dipinti possono essere per la prima volta in questa occasione confrontati con il risultato finale. Sarà infine possibile -grazie alla postazione informatica- esprimere con un gioco il proprio parere su quale avrebbe dovuto essere il vincitore. Catalogo a cura di Jean Habert,con interventi di Sylvie Bèguin, Jean Habert, Chaterine Loisel, Stefania Mason e Gianfranco Ravasi.

La storia

Sulla parete orientale dell'immensa e sontuosa sala del Maggior Consiglio nel Palazzo Ducale, cuore del potere dell'antica Repubblica di Venezia, è addossata un'ampia piattaforma lignea, su cui poggiano gli stalli, ove prendevano posti il doge e i suoi consiglieri. Al di sopra di questa tribuna era, almeno fino oltre la metà del secolo XVI, un immenso affresco che occupava tutta la parete, raffigurante l'Incoronazione della Vergine davanti alle gerarchie celesti, comunemente noto come il Paradiso, eseguito nel 1365 dal più famoso artista della zona il Guariento (attivo nel 1338 e il 1377). Danneggiato dal tempo e quasi completamente distrutto da un grave incendio scoppiato in quest'area nel 1577, l'affresco venne coperto dalla grande tela del Tintoretto che, realizzata tra il 1588 e il 1592, tutt'ora sovrasta e inquadra la tribuna e, anch'essa rappresenta il Paradiso. Perchè un soggetto sacro per la decorazione più importante della sala che ospita la principale magistratura del governo laico della repubblica? E come giunge la Serenissima, confermando la scelta di questo soggetto oltre duecento anni dopo la prima decorazione ad affidare l'incarico al Tintoretto? A queste domande la mostra cerca di rispondere, da un lato iniziando il suo percorso dalla sala contigua a quella del Maggior Consiglio, in cui sono esposti i resti recuperati dell'antico affresco del Guariento, dall'altro ricostruendo la vicenda del concorso del 1582, di cui i saggi in catalogo offrono i più recenti esiti di una ricerca affascinante, complessa e ancora per certi aspetti controversa. Al concorso parteciparono vari artisti: oltre che a quelli già nominati, probabilmente anche il "foresto" Federico Zuccari (di cui restano alcuni disegni, non presenti nella mostra ma ampiamente descritti nel catalogo), che già aveva tentato il concorso per la decorazione di San Rocco; in alcuni prevalgono intenti più prossimi all'allegoria politica, in altri si privilegia la coerenza teologica della rappresentazione. Se i dipinti tornano nel Palazzo per la prima volta dopo oltre quattro secoli, consentendo di confrontare i differenti linguaggi, approcci, visioni, straordinaria e del tutto inedita è anche l'opportunità offerta dalla mostra della comparazione non solo tra le diverse proposte, ma tra esse e il dipinto finale. La scelta non fu semplice e la vicenda è complessa: la gara fu assegnata curiosamente a due artisti, Paolo Veronese e Francesco da Bassano, che avrebbero dovuto lavorare insieme, ma l'opera nel 1588, all' improvvisa morte di Paolo, non si era ancora realizzata anche per le difficoltà profonde tra i due. L'incarico venne affidato al Tintoretto che vi lavorò con il preponderante aiuto del figlio Domenico tra il 1588 e il 1592. All' autore di una delle proposte più innovative, il giovane Palma (1548-1628), fu affidato dalla Repubblica l'incarico di realizzare nella contigua sala dello Scrutinuo, che allora precedeva nell'accesso a quella del Maggior Consiglio, un Giudizio Universale prima tappa di un ideale percorso di redenzione verso la meta finale rappresentata da questo particolare Paradiso veneziano, così tipicamente oscillante tra passioni umane, anelito spirituale e ragioni politiche.

 

A cura di Abcveneto

 

Per informazioni: www.museiciviciveneziani.it Prenotazioni call center 041 5209070 mkt.musei@comune.venezia.it
 

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