Ryan Gogol: Intervista a Tom Rankin
Intervista a Tom Rankin, direttore
dell' Istituto Americano per la Cultura Romana (AIRC),
archeologo statunitense, ed ex assegnatario (1992) di
una prestigiosa borsa di studio Fulbright. L'intervisitatore,
Ryan Gogol, è un assegnatario di suddetta borsa
per quest'anno, il quale svolgerà un progetto nell'ambito
del dialetto trevigiano e della letteratura italiana.
Ogni anno i vari borsisti Fulbright fanno progetti mondiali
di ricerca e di studio, che vanno incontro alla missione
del programma: il nutrimento di scambi culturali tra gli
Stati Uniti e le diverse nazioni e popoli del mondo.
A cura di Ryan Gogol
GOGOL: Come sei arrivato a trascorrere la maggior parte
della tua carriera accademica e professionale a lavorare
ed abitare in Italia?
RANKIN: Si può dire, che mi sono innamorato dell'Italia.
Dopo e durante i miei studi universitari negli Stati Uniti
a Princeton, ho continuato a tornare qui. Poi lavoravo
per un'azienda architettonica a Boston, e così, parecchi
anni dopo ho deciso di vivere stabilmente in Italia. Molta
della mia ispirazione è stata vederne a Roma i
suoi grandi monumenti architettonici in situ. Eppure,
la cosa da cui mi sono veramente affascinato era un'attrazione
della città molto più sottile.
GOGOL: Il tuo fascino per la Città Eterna
Cosa
ti piace specialmente del tuo lavoro e della tua vita
a Roma? E quali saranno le sfide che trovi in genere,
sia professionali che personali?
RANKIN: Roma possiede certe complessità urbane
culturali, le quali considererei "un realismo coraggioso",
la stessa sorta che si trova a New York, il Cairo, Napoli
Quella bellezza e intensità ben colta nel cinema
neorealista da Antonioni, Pasolini, Felini, ecc. ecc.
Delle avversioni, sì, ce ne sono, come le sfide
di tutti i giorni, e la villania dei romani. (I romani
tendono ad essere scortesi.). Cose piccole, quando si
lascia la macchina parcheggiata fronte del nostro vialetto
d'accesso, oppure la cacca di cane sui marciapiedi. Cose
su cui si cerca di chiudere un occhio. Poi, c'è
naturalmente la burocrazia romana.
GOGOL: Con il suo collega Darius Arya, anche lui un ex
borsista Fulbright, avete fondato l'Istituto Americano
per la Cultura Romana (AIRC). Dato il grande successo
che l'Istituto ha riscosso finora, quale ruolo importante
ha rivestito la Fulbright per i vostri tentativi qui in
Italia e negli Stati Uniti?
RANKIN: Quali borsisti Fulbright, siamo riusciti a stabilire
dei legami importanti all'inizio. Inoltre, la missione
dell'Istituto è molto in linea con la Fulbright,
e questo ci ha aiutato a metterci in viaggio per costruire
l'appoggio nazionale e locale, i rapporti politici, il
capitale umano e culturale e il finanziamento. Siamo stati
in grado di realizzare una buona quantità delle
attività comuni tra i nostri studenti e ricercatori
e la Fulbright.
GOGOL: Come descriveresti un tuo ordinario giorno di lavoro?
RANKIN: Quello non esiste. Oggi mi è sembrato
molto strano passare una giornata in ufficio abbastanza
moderata e tranquilla, visto che siamo a Piazza Farnese.
Di solito mi trovo insegnare studenti in vari corsi sul
campo, ossia se sono in ufficio come oggi sono al telefono,
a fare ricerca per creare nuovi corsi, lavorando sul nostro
sito, oppure incontrando nuovi donatori potenziali.
Ad esempio, uno dei progetti di scavi che abbiamo pianificato
nel Foro non interessava molto al Sindaco quando gliel'ho
rivolto, e poco dopo trovo che l'altra sera ha un appuntamento
con qualcun altro per discutere la stessa nostra idea.
GOGOL: Quali sono delle sfide particolari che sorgono
dal far incontrare tra due nazioni e governi diversi,
cioè quell'italiano e statunitense? Ti vedi come
un tipo "ambasciatore culturale"?
RANKIN: Se ti riferisci a due paesi e due culture, che
in ambedue direzioni hanno provato una certa relazione:
l'efficienza e la giustizia americana, la bellezza e lo
stile italiano. Gli italiani sono innamorati dell'America,
e gli americani tentano ad imitare la bellezza dell'Italia.
Purtroppo l'Italia ha importato gli aspetti più
ignobili della società e cultura americana come
la mania della macchina e pure la violenza, benché
l'Italia sia rimasta un odierno modello di gentilezza
e di non violenza, per esempio, la sua opposizione alla
pena di morte è uno di questi aspettti che la differenziano.
Come "ambasciatori culturali" credo che giungiamo
certo entusiasmo e una mentalità aperta alle varie
possibilità per Roma dove non ce l'avrebbero gli
italiani, come la creazione di nuove isole pedonali. Spesso
la risposta locale si tratta del problema del traffico;
ma la soluzione c'entra invece nel domandarsi se non ci
fossero le automobili... Roma ha la densità di
New York con la car culture, cioè l'intensa ossessione
delle macchine. Però i 'mezzi' rimangono ancora
molto inefficienti.
Alla fine, ci vuole un po' di convincimento per gli italiani,
che prendano noi americani come studiosi seri e non parte
delle masse barbare del turismo.
GOGOL: l'opinione pubblica cosa pensa dei vostri progetti
archeologici?
RANKIN: Si cerca di andare sempre d'accordo con l'opinione pubblica...e di tenere bene in mente le diverse voci della Città.
GOGOL: Dove prevedi l'AIRC nel prossimo futuro e nel più
lontano? Che cosa ti piacerebbe realizzare?
RANKIN: Direi una collaborazione dall'America - di benefattori
donatori e partecipanti - molto più estesa, e pure
un interesse continuo ai progetti archeologici attorno
al mondo dove Roma ha lasciato un suo segno. Abbiamo inoltre
a disposizione alcune borse di studio per studenti universitari
che partecipano nei nostri corsi e ce ne possono essere
di più, ed anche più partecipanti che seguono
corsi per adulti.
Quanto a me, può darsi che io sia un ambasciatore
culturale, il cui incarico qui a Roma potrebbe ben trascorrere
tutta una vita, e non sarà stata mai una perdita
di tempo...
A cura di Ryan Gogol