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Motta di Livenza: Cancellazioni, Minimal e libero arbitrio Visivo


"Santorossi in mostra alle Ex Prigioni di Motta"

Di Carlo Sala

Presso il palazzo "Ex Prigioni" di Motta di Livenza, va di scena una rassegna dedicata all'autore Santorossi. In mostra dal 14 ottobre al 5 novembre i lavori sul tema delle "Cancellazioni". (Info: www.lacastella.it.)
La ricerca dell'artista di si presenta articolata, ricca di spunti e riflessioni che si esplicano in vari filoni creativi, distinti ma facenti parte di un unico discorso. Ognuno di essi è per l'artista una folgorazione, una nuova sfida, un rimettersi in gioco. Ora l'autore sta compiendo una profonda ricerca sulla comunicazione di massa ed i suoi riflessi sull'individuo.
Per comprendere appieno l'attuale lavoro è bene ricordare un fenomeno artistico che sfociò negli anni Sessanta, il Pop. Questo termine fu coniato già nel 1954 dal critico inglese Lawrence Halloway per poi essere accolto dal precursore di questo genere d'arte, il pittore Hamilton. Abbreviazione dell'accezione Popular, il "Pop" sottintende un nuovo contesto urbano e un modo di vivere di cui ancora facciamo pienamente parte. Una società dominata dalla serialità, massificazione, mistificazione dell'individualità al fine di arrivare a forme di omologazione e consumismo esasperato in ogni angolo dello strato sociale compreso quello artistico.
Halloway nel suo saggio "The Arts and the Mass Media" scrisse: "La nostra definizione di cultura si sta spingendo oltre i limiti delle belle arti impostigli dalla teoria del Rinascimento (…) il nuovo ruolo delle belle arti è essere una delle possibili forme di comunicazione in un contesto più vasto che include anche le arti di massa".

Il sociologo McLuhan nel suo "La galassia Gutenberg" rifletteva su come la stampa e le nuove forme di comunicazione -televisione in primis- avrebbero minacciato e detronizzato il ruolo principe degli artisti nel creare immagini.
Sembra che Santorossi per rispondere a questo contesto abbia adottato una "terza via". Non volendo riappropriarsi del vecchio modo di procedere nel creare immagini prese dal contesto reale, ma neanche arrendersi all'alienazione del consumo. Con il suo lavoro cerca di trovare un rimedio a questo intasamento dello spirito che porta a un sovraccarico di informazioni imposte. E come può farlo? Attraverso le Cancellazioni. Le immagini superflue e gli stereotipi visivi creati dalla comunicazione di massa sono eliminati con un gesto dalla forte valenza ironica. Mediante un'azione semplice cancella le immagini sovrabbondanti.Un atto che è estetico perché porta a un equilibrio visivo. Ma anche rituale, desiderio di ritrovare un ordine etico che trascende il dato sensoriale.
Rimangono nelle opere di Santorossi solo dei barlumi della precedente realtà che sono calibrati, ponderati e valutati dall'artista. Poche immagini che non creano eccesso, ma solo dei leggeri accenni estetici. Essi non hanno una valenza diretta del reale, ma hanno una funzione di pretesto visivo, per portare l'artista a dialogare con l'anti-oggettività dell'opera.


Dal nero continuano ad apparire piccoli particolari, accenni di una iconografia mutata. Quasi a ricordare il prima, ma soprattutto per dare un equilibrio a un'operazione che è cancellazione, ma non certo distruzione.Si tenta di "salvare" l'uomo d'oggi spettatore succube di immagini e concetti imposti dalle varie forme massmediatiche. Levare immagini che confondono per arrivare a un senso di pace, pulizia e quiete dell'anima. Uno scenario che è sintomatico di una società dell'accumulo che mediante beni e consumi crea un senso di apparente appagamento. Questo però porta nella sensibilità dell'artista ad un punto di saturazione che crea rigetto. E' per questo che l'operazione diventa una piccola ribellione personale, dotata di una sottile ironia intellettuale.E dopo aver tolto il superfluo il passo successivo per questo percorso è ovviamente il Minimal. Forma nata proprio come opposizione all'iconografia Pop. Minimal in arte è da intendersi come "riduzione". Come scrisse Loredana Parmesani: "all'esuberante opulenza delle forme urbane, dei media, delle immagini pubblicitarie, contrappone soluzioni formali che utilizzano elementi primari (…)". Quindi si va verso semplici strutture ed elementi geometrici come ad esempio il quadrato, ricorrente nei lavori di Santorossi..
Perché proprio questa forma? Perché non una più complessa? Altrimenti verrebbe meno la funzione esemplificativa e sarebbe negata la valenza concettuale stess. Santorossi non porta alla luce neanche dei cerchi. Quest'ultimi elementi ancora troppo vicini al dato naturalistico, in cui si possono irrazionalmente scorgere forme del dato comune di valenza arcaica. Si va verso l'essenzialità, un distaccarsi da ogni sfaccettatura impura dell'immagine che possa turbare confondere e disorientare. Un contesto arte che molte volte relega fruitori ed artisti al semplice ruolo di spettatori di un "teatro" visivo globale. Santorossi togliendo tramite le Cancellazioni e con i Minimal si crea un proprio "eden" iconografico in cui ogni frammento di immagine è valutato e ideato grazie ad un libero arbitrio estetico ed etico ritrovato.
In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo in cui unite alle opere dell'artista vi sono le composizioni di Francesco Crosato. L'idea ed il contesto che muovono il poeta sono i medesimi di Santorossi. Ma l'operazione (prima intellettuale, che concreta) è compiuta attraverso un mezzo diverso, non l'immagine ma il linguaggio verbale. Sono ripresi dei testi antecedenti alle attuali opere, ai quali Crosato apporta sostanziali modifiche, anch'egli attraverso la cancellazione. La sua penna diventa una "lama" che "recide" i versi superflui, mediante un'acuta ironia, presente fin dalle composizioni giovanili. Il pensiero va certamente all'ermetismo. Infatti dialogando con Crosato, egli ricorda con piacere le edizioni letterarie in cui erano riprodotte le bozze delle varie stesure delle poesie di Ungaretti. In queste era possibile scrutare, indagare, quasi sbirciare su come il grande poeta fosse arrivato alla straordinaria essenzialità formale. Il veneto in questo caso lascia intravedere in ogni poesia ciò che è stato limato. Egli esegue una cancellazione, ma al tempo stesso indaga sul senso di questa. Esplica e crea un ragionamento sul significato dell'operazione stilistica e razionale che sta compiendo. La poesia "canc canc canc…" è una sorta di manifesto, nell'atto di rimuovere, espellere e sopprimere.
Scorrendo le poesie più significative, in "A letto nel buio" spariscono le immagini tangibili. Rimane spazio solo all'aspetto emotivo. Un semplice suono scandito "tic tac tic tac tic tac" ed un nodo alla gola.
Il componimento "Di te ricordo…" assume, tramite la geometrizzazione tracciata a penna, una sua estetica involontaria. Ogni cerchio che avvolge i versi, crea un confine, una demarcazione, una possibile ipotesi di narrazione poetica. In "G gelosia" ogni mediazione è tolta, e rimane l'esplicito aggettivo, puttana.
Infine nel componimento "Nella nebbia", si potrebbe, in modo fantastico, immaginare che la cancellazione non è opera dell'autore. I versi scompaiono da soli, smarriti nella foschia. Un offuscamento che è salutare, perché elimina il superfluo. Portando il poeta tramite questa azione a riflettere su sé stesso e sulla sua opera, ritrovandone alcuni lati originari. Questo attraverso il compimento di un gesto che per lui è primordiale, essenziale e certamente vitale.

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a cura di Abcveneto

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