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nu. 31 anno
terzo¬ 1 ottobre 2006 mensile online gratuito |
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Abcveneto,
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i veneti dentro e fuori d'Italia nella cultura, nella fotografia,
nel turismo, nel cinema, nell'arte etc... |
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rubrica |
Motta di Livenza: Cancellazioni, Minimal e libero arbitrio
Visivo
"Santorossi in mostra alle
Ex Prigioni di Motta"
Di Carlo Sala
Presso il palazzo "Ex Prigioni" di Motta di Livenza,
va di scena una rassegna dedicata all'autore Santorossi.
In mostra dal 14 ottobre al 5 novembre i lavori sul tema
delle "Cancellazioni". (Info: www.lacastella.it.)
La ricerca dell'artista di si presenta articolata, ricca
di spunti e riflessioni che si esplicano in vari filoni
creativi, distinti ma facenti parte di un unico discorso.
Ognuno di essi è per l'artista una folgorazione,
una nuova sfida, un rimettersi in gioco. Ora l'autore sta
compiendo una profonda ricerca sulla comunicazione di massa
ed i suoi riflessi sull'individuo.
Per comprendere appieno l'attuale lavoro è bene ricordare
un fenomeno artistico che sfociò negli anni Sessanta,
il Pop. Questo termine fu coniato già nel 1954 dal
critico inglese Lawrence Halloway per poi essere accolto
dal precursore di questo genere d'arte, il pittore Hamilton.
Abbreviazione dell'accezione Popular, il "Pop"
sottintende un nuovo contesto urbano e un modo di vivere
di cui ancora facciamo pienamente parte. Una società
dominata dalla serialità, massificazione, mistificazione
dell'individualità al fine di arrivare a forme di
omologazione e consumismo esasperato in ogni angolo dello
strato sociale compreso quello artistico.
Halloway nel suo saggio "The Arts and the Mass Media"
scrisse: "La nostra definizione di cultura si sta spingendo
oltre i limiti delle belle arti impostigli dalla teoria
del Rinascimento (
) il nuovo ruolo delle belle arti
è essere una delle possibili forme di comunicazione
in un contesto più vasto che include anche le arti
di massa".
Il sociologo McLuhan nel suo "La galassia Gutenberg"
rifletteva su come la stampa e le nuove forme di comunicazione
-televisione in primis- avrebbero minacciato e detronizzato
il ruolo principe degli artisti nel creare immagini.
Sembra che Santorossi per rispondere a questo contesto abbia
adottato una "terza via". Non volendo riappropriarsi
del vecchio modo di procedere nel creare immagini prese
dal contesto reale, ma neanche arrendersi all'alienazione
del consumo. Con il suo lavoro cerca di trovare un rimedio
a questo intasamento dello spirito che porta a un sovraccarico
di informazioni imposte. E come può farlo? Attraverso
le Cancellazioni. Le immagini superflue e gli stereotipi
visivi creati dalla comunicazione di massa sono eliminati
con un gesto dalla forte valenza ironica. Mediante un'azione
semplice cancella le immagini sovrabbondanti.Un atto che
è estetico perché porta a un equilibrio visivo.
Ma anche rituale, desiderio di ritrovare un ordine etico
che trascende il dato sensoriale.
Rimangono nelle opere di Santorossi solo dei barlumi della
precedente realtà che sono calibrati, ponderati e
valutati dall'artista. Poche immagini che non creano eccesso,
ma solo dei leggeri accenni estetici. Essi non hanno una
valenza diretta del reale, ma hanno una funzione di pretesto
visivo, per portare l'artista a dialogare con l'anti-oggettività
dell'opera.
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Dal nero continuano ad apparire piccoli particolari, accenni
di una iconografia mutata. Quasi a ricordare il prima, ma
soprattutto per dare un equilibrio a un'operazione che è
cancellazione, ma non certo distruzione.Si
tenta di "salvare" l'uomo d'oggi spettatore succube
di immagini e concetti imposti dalle varie forme massmediatiche.
Levare immagini che confondono per arrivare a un senso di
pace, pulizia e quiete dell'anima. Uno scenario che è
sintomatico di una società dell'accumulo che mediante
beni e consumi crea un senso di apparente appagamento. Questo
però porta nella sensibilità dell'artista ad
un punto di saturazione che crea rigetto. E' per questo che
l'operazione diventa una piccola ribellione personale, dotata
di una sottile ironia intellettuale.E dopo aver tolto il superfluo
il passo successivo per questo percorso è ovviamente
il Minimal. Forma nata proprio come opposizione all'iconografia
Pop. Minimal in arte è da intendersi come "riduzione".
Come scrisse Loredana Parmesani: "all'esuberante opulenza
delle forme urbane, dei media, delle immagini pubblicitarie,
contrappone soluzioni formali che utilizzano elementi primari
(
)". Quindi si va verso semplici strutture ed elementi
geometrici come ad esempio il quadrato, ricorrente nei lavori
di Santorossi..
Perché proprio questa forma? Perché non una
più complessa? Altrimenti verrebbe meno la funzione
esemplificativa e sarebbe negata la valenza concettuale stess.
Santorossi non porta alla luce neanche dei cerchi. Quest'ultimi
elementi ancora troppo vicini al dato naturalistico, in cui
si possono irrazionalmente scorgere forme del dato comune
di valenza arcaica. Si va verso l'essenzialità, un
distaccarsi da ogni sfaccettatura impura dell'immagine che
possa turbare confondere e disorientare. Un contesto arte
che molte volte relega fruitori ed artisti al semplice ruolo
di spettatori di un "teatro" visivo globale. Santorossi
togliendo tramite le Cancellazioni e con i Minimal si crea
un proprio "eden" iconografico in cui ogni frammento
di immagine è valutato e ideato grazie ad un libero
arbitrio estetico ed etico ritrovato.
In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo
in cui unite alle opere dell'artista vi sono le composizioni
di Francesco Crosato. L'idea ed il contesto che muovono il
poeta sono i medesimi di Santorossi. Ma l'operazione (prima
intellettuale, che concreta) è compiuta attraverso
un mezzo diverso, non l'immagine ma il linguaggio verbale.
Sono ripresi dei testi antecedenti alle attuali opere, ai
quali Crosato apporta sostanziali modifiche, anch'egli attraverso
la cancellazione. La sua penna diventa una "lama"
che "recide" i versi superflui, mediante un'acuta
ironia, presente fin dalle composizioni giovanili. Il pensiero
va certamente all'ermetismo. Infatti dialogando con Crosato,
egli ricorda con piacere le edizioni letterarie in cui erano
riprodotte le bozze delle varie stesure delle poesie di Ungaretti.
In queste era possibile scrutare, indagare, quasi sbirciare
su come il grande poeta fosse arrivato alla straordinaria
essenzialità formale. Il veneto in questo caso lascia
intravedere in ogni poesia ciò che è stato limato.
Egli esegue una cancellazione, ma al tempo stesso indaga sul
senso di questa. Esplica e crea un ragionamento sul significato
dell'operazione stilistica e razionale che sta compiendo.
La poesia "canc canc canc
" è una sorta
di manifesto, nell'atto di rimuovere, espellere e sopprimere.
Scorrendo le poesie più significative, in "A letto
nel buio" spariscono le immagini tangibili. Rimane spazio
solo all'aspetto emotivo. Un semplice suono scandito "tic
tac tic tac tic tac" ed un nodo alla gola.
Il componimento "Di te ricordo
" assume, tramite
la geometrizzazione tracciata a penna, una sua estetica involontaria.
Ogni cerchio che avvolge i versi, crea un confine, una demarcazione,
una possibile ipotesi di narrazione poetica. In "G gelosia"
ogni mediazione è tolta, e rimane l'esplicito aggettivo,
puttana.
Infine nel componimento "Nella nebbia", si potrebbe,
in modo fantastico, immaginare che la cancellazione non è
opera dell'autore. I versi scompaiono da soli, smarriti nella
foschia. Un offuscamento che è salutare, perché
elimina il superfluo. Portando il poeta tramite questa azione
a riflettere su sé stesso e sulla sua opera, ritrovandone
alcuni lati originari. Questo attraverso il compimento di
un gesto che per lui è primordiale, essenziale e certamente
vitale. |
a cura di Abcveneto
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