Venezia: le sculture e i disegni di Germaine Richier dal
28 ottobre alla collezione Peggy Guggenheim
Per la prima antologica in italia
dedicata alla scultrice francese. germaine richier, dal
28 ottobre 2006 al 5 febbraio 2007, è la prima mostra
antologica che lItalia dedica alla grande scultrice
francese.
a cura di Abcveneto
Lesposizione segna per il grande pubblico la riscoperta
dellartista, considerata uno dei più importanti
protagonisti, insieme a Alberto Giacometti e Marino Marini,
dellavanguardia artistica del dopoguerra. In vita,
Germaine Richier (1902-1959) è ospite delle
più importanti esposizioni dellepoca ed è
ritenuta un maestro dai più grandi critici e collezionisti
internazionali, ruolo ancora più significativo perché
tra le rare figure femminili a raggiungere simili virtuosismi
nella scultura.
La Collezione Peggy Guggenheim è onorata di poter
presentare al pubblico italiano e internazionale la più
ampia retrospettiva sullartista mai realizzata dopo
la mostra del 1996 alla Fondazione Maeght, Saint Paul (Francia).
Luca Massimo Barbero ha condotto la selezione delle oltre
60 opere, tra sculture in bronzo, piccoli gessi, litografie
e disegni, prediligendo una lettura cronologica e analitica
del tortuoso sentiero artistico della Richier. Lesposizione
prende spunto dalla presenza nel giardino del museo dellopera
La tauromachia (1953), emblematica dellamore di Peggy
Guggenheim per il lavoro della scultrice, che la collezionista
acquista già nel 1960. Lesposizione, che si
estenderà dagli spazi delle mostre temporanee al
giardino, è realizzata in collaborazione con lArchivio
Françoise Guiter, Parigi. Germaine Richier attraversa
la prima metà del 900 scrutando le rotte di
anni convulsi che finiscono con il divenire silenziose ispirazioni
al suo percorso di ricerca. Nata nel 1902 a Grans (Bouches-du-Rhone,
Francia) si trasferisce a Parigi nel 1926 dopo aver frequentato
lAccademia di Belle Arti di Montpellier, dove lavora
nellatelier di Louis Guigues, uno degli assistenti
di Auguste Rodin.
Nella capitale francese inizia a frequentare lo studio
di Emile-Antoine Bourdelle, apprendendo la difficile tecnica
della scultura dei busti, da cui la mostra alla Collezione
Peggy Guggenheim prende avvio. Infatti si potranno ammirare,
tra gli altri, il Busto di Cristo (1931), il Busto n. 12
(1933-34) e La régodias (1938), plastici e ancora
carichi di realismo. Nel 1934, la Galleria di Max Kaganovitch
le dedica la prima personale e due anni dopo riceve il prestigioso
Premio Blumenthal per la scultura. Nel 1937 è invitata
allEsposizione Universale di Parigi, nel 1939 alcune
sue opere sono presentate allEsposizione Universale
di New York. Pur non abbracciando alcun movimento artistico
o politico, Germaine Richier partecipa al fermento culturale
di quegli anni frequentando a Montparnasse Henri Favier,
Celebonovic Marko, Massimo Campigli, Alberto Giacometti,
Raymond-Jacques Sabouraud e il suo fraterno amico Marino
Marini. La guerra la porta a Zurigo dove prende con sé
degli allievi e ricreando latmosfera del suo atelier,
ritrova le conversazioni con gli amici che avevano lasciato
la capitale, come Jean Arp, Le Courbusier e Fritz Wotruba.
Nel 1945 Richier torna a Parigi: il secondo conflitto mondiale
le ha consegnato una sperimentazione di forme e ambienti
che non tarderanno a fare emergere la potenza espressiva
delle sue sculture bloccate nel ricordo di movimenti svaporati
ma indelebili. Dal 1945 al 1959, anno della sua scomparsa,
Germaine Richier completa un intenso cammino muovendo da
una analisi espressionista delle figure, come ne Luomo
foresta, grande (1945-46), L orco (1949), Luragano
(1948-49), che testimoniano di una avvenuta osmosi tra uomo
e natura, ad una composizione più ascetica ma affascinata
dalla rappresentazione della deformità (Il diavolo,
1950, La coppia, La formica, 1953) metafora dellimpatto
brutale tra le creature viventi e lambiente che le
circonda. Giunge infine a una composizione surrealista che
completa libridizzazione di essere umano e animale
- La tauromachia e Idra entrambe del 1954 - in cui la metamorfosi
è parte integrante del linguaggio scultoreo. Il
fantastico è semplicemente uno stato
dialettico della coscienza che vede nellibrido la
constatazione della realtà e delle sue contraddizioni
- ebbe a dire Pierre Restany descrivendo queste stesse sculture
che, insieme a quelle degli anni quaranta, saranno esposte
nella mostra alla Collezione Peggy Guggenheim.
La mostra Germaine Richier si propone di avviare
in Italia la riscoperta della scultrice francese che fino
ad oggi ha visto le sue rare opere custodite gelosamente
nelle più importanti collezioni pubbliche, come la
Tate Modern, Londra, il Centre Georges-Pompidou, Parigi,
il MOMA, New York, la Galleria Nazionale dArte Moderna,
Roma. Germaine Richier era solita ripetere Amo la
tensione, il secco, il nervoso. I piccoli bronzi del
1946 Il combattimento e La Lotta, ma anche Il griffu (1952)
declinano questa predilezione per esseri privati
della carne metabolizzata dallambiente
che tutto divora e nei confronti del quale è necessario
disporre di uno schermo, la ragnatela di fili attorno alle
sculture, in grado di definire uno spazio intermedio di
protezione della figura umana. Le opere di Richier esprimono,
oltre la sofferenza delle torture, langoscia della
deformità, il senso imperativo della posizione nello
spazio, il rigore elegante della postura, in altre parole
il senso dellumanità.
Tutte le mie sculture ha lasciato scritto
lartista anche quelle che sembrano essere ispirate
dallimmaginazione, si basano su qualcosa di vero,
su una verità organica
limmaginazione
necessita di un punto di partenza.
Lessere umano è il punto di partenza e di
arrivo della ricerca di Germaine Richier che ha disegnato
i drammi e i sogni della sua epoca combinando, in maniera
rivoluzionaria, la violenza del linguaggio espressionista
al mistero fantastico delle sculture surrealiste
degli anni cinquanta. E per arrivare a questo risultato,
lartista usava pochissimi strumenti: bisogna
sentire le proprie mani, le proprie passioni, (
) perché
la scultura è qualcosa di intimo e privato. E
qualcosa che vive e che ha le proprie regole. In occasione
della mostra alla Collezione Peggy Guggenheim, vengono esposte
per la prima volta, grazie alla generosità dellArchivio
Françoise Guiter, le opere grafiche della scultrice
-incisioni, acqueforti, acquetinte-, che permettono di ricostruire
lappassionante ricerca che lartista dedica per
anni alle tecniche di incisione. Lesposizione sarà
inoltre loccasione per sperimentare la dimensione
ambientale delle sculture di Richier attraverso
il dialogo tra queste e il giardino di Palazzo Venier dei
Leoni. LArchivio Françoise Guiter ha acconsentito
al prestito dellimponente gruppo scultoreo La grande
scacchiera (1959), le cui figure alte oltre due metri, del
Re, la Regina, il Cavallo, la Torre e lAlfiere interpretano
una sorta di mandala della contraddittorietà dellesistenza
umana. Germaine Richier è accompagnata da
un catalogo edito dalla Collezione Peggy Guggenheim, con
saggi del curatore e del critico Giorgio Mastinu.
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