Pasinetti, veneziano e per questo cosmopolita
"Un ricordo dello scrittore
recentemente scomparso"
Di Carlo Sala
Taluni
incontri, seppur brevi, possono rimanere impressi per
sempre nella memoria. Uno di questi è avvenuto
il giorno che ho fatto la conoscenza di Pier Maria Pasinetti.
Questo grazie all'amico pittore Elio Jodice, che mi ha
introdotto nella casa dello scrittore veneziano.
Una visita durata circa un'ora, ma che ora alla luce della
scomparsa dello scrittore, mi appare come una rivelazione
su un lato eccelso della Venezia culturale, ancora poco
studiata.
Né è nata la sua ultima intervista. Esordita
da un ""Nelle interviste non sono bravo
",
celando in questa frase ironia e riservatezza. In particolare
mi raccontò la genesi del suo ultimo romanzo: "Impossibile
capire come nascono i libri. Quest'ultimo lo avevo in
mente da tanto tempo, nel sottosuolo, nel subcosciente.
Sono combinazioni di una quantità di esperienze
diverse. Il concetto di base è che un romanzo non
è un racconto, sono delle combinazioni di parole.
I generi si mescolano,". In particolare emerse la
presenza di elementi comuni a tutta la narrazione, all'apparenza
così varia ."Il filo conduttore del romanzo
è composto da tre categorie differenti: memoria,nostalgia
e ironia che a mio giudizio è ovunque. Una volta
sono arrivato ad affermare che una comunicazione verbale
a parole che non contenga l'elemento dell'auto ironia
e il senso dell'humor, mi riesce incomprensibile".
Vi fu qualche esitazione quando l'argomento si diresse
su come avrebbe voluto che la sua figura fosse ricordata.
A lui infondo non importava, ed evitò la domanda
con abilità. Poi parlammo della sua parentela con
i pittori Ciardi, e con orgoglio mi mostrò alcune
opere che conservava alle pareti della sua dimora. Finendo
il colloquio gli domandai quale fosse la sua casa spirituale,
e senza esitazione mi rispose: "Certamente Venezia!"
Alcuni mesi fa, e per la precisione l'8 luglio Pasinetti
si è spento nella sua abitazione. Oggi rileggendo
la sua opera, si ha la certezza di inserirlo tra le una
maggiori figure della cultura veneziana. Ha attraversato
con il suo lavoro la seconda metà del Novecento,
e si è affacciato nel nuovo millennio con lo stesso
vigore creativo della giovinezza. Gore Vidale ha detto
di lui: "Venezia ha dovuto attendere fino al ventesimo
secolo per poter vantare un grande romanziere: Pier Maria
Pasinetti
il mondo che egli ricrea (o forse crea)
non è meno complesso di quelli di Proust, Joyce
o Mann".
Fin
da ragazzo il veneziano si interessa di letteratura anglosassone,
laureandosi all'università di Cà Foscari
con un innovativa tesi proprio su Joyce. Passione che
lo porta subito a lasciare l'Italia. Pasinetti infatti,
pur mantenendo sempre legami con la sua amata Venezia,
era un vero cittadino del mondo. Insegna letteratura a
Belino, Gottinga, Stoccolma e alla Ucla di Los Angeles.
Inoltre riceve dottorati da prestigiosi atenei come Padova
e Yale. Esordisce in veste di romanziere nel 1958 con
"Rosso Veneziano", al quale seguono tra gli
altri "Il Ponte dell'Accademia" del 1968, "Dorsoduro"
del 1983, "Melodramma" del '93, "Piccole
Veneziane complicate" del '96 ed infine "A proposito
di Astolfo" del 2005.
I suoi romanzi toccano alcuni degli esiti stilistici più
innovativi della letterature italiana degli ultimi cinquant'anni.
Da subito i primi sembrano vagamente influenzati dall'attività
del fratello Francesco. Questo è critico del cinema
e direttore del centro sperimentale di cinematografia
di Roma. Infatti nella prosa di Pasinetti, rimane sempre
un richiamo alla creazione di film. In particolare la
scrittura si compone di flash back, e dimostra una sottile
abilità nel creare, sfoltire e "montare"
sequenze di realtà. Da ricordare che lo scrittore
fu anche abile soggettista, in particolare realizza nel
'53 la sceneggiatura di "Signora senza camelie"
di Michelangelo Antonioni.
Punto comune dei suoi scritti è Venezia. Una città
che inizialmente fa da sfondo alle sue storie, per poi
pian piano con il passare del tempo da palcoscenico, diventa
attore principale della sua prosa. Questo quasi fosse
un universo dotato di vita propria. Proprio nell'ultimo
romanzo l'autore scrive: "Venezia, ripeto Venezia,
quando per arcani impulsi sceglie di divenire, attuare,
essere, sede, teatro, di Pi Erre, ebbene allora diviene,
attua è tutta un caleidoscopio di vita pubblica
pubblicizzata, pubblicitaria, esposta con esposizioni,
esecuzioni, esponenti, eventi, commissioni, convegni,
carnevali, miti, mostre, mostri
".
Come si nota dalla sua biografia e dal suo retaggio culturale,
lo scrittore fu figlio di Venezia, ma anche dell'intero
globo. Per citare le parole di Massimo Cacciari che rimembra
una premiazione di alcuni anni fa: ."In quell'occasione
ricordai la sua figura di intellettuale e scrittore veneziano
e cosmopolita insieme". Due caratteri spesso disgiunti,
ma nella grande statura di Pasinetti uniti e inscindibili.
Rendeva la vera immagine di Venezia, per nulla al margine,
e lontana dal fluire sociale. Una sorta di micro-cosmo,
in cui si ritrovava l'affermarsi e lo svolgersi di esistenze,
con la finitezza delle pulsanti città americane.
Ho esordito questo articolo parlando non a caso di memoria,
tema caro allo scrittore. In particolare per l'uso peculiare
che ne fa. Nei suoi romanzi emerge un inarrestabile groviglio
di personaggi. Tutti legati tra loro, in modo più
o meno apparente, e spesso imparentati. Dinamiche familiari
che scandiscono e sono portatrici di una memoria, specchio
di un divenire sotteso alla narrazione. Ma allo stesso
tempo il concetto di tempo è sovvertito. Questo
anche nell'ultima fatica "A proposito di Astolfo",
in cui ad un certo punto il narratore si domando "ma
in che giorno siamo?". Frase dalla semplicità
disarmante, ma certamente esplicativa. Una serie di figure
emergono con le loro vicende, per poi unirsi nel grande
legame ideale, Astolfo. Personaggio protagonista, di cui
ognuno dà una descrizione, svilente per alcuni
, benevola e ricca di platonica ammirazione per altri.
I personaggi entrano in scena mediante un ordine all'apparenza
casuale. Se si cercasse di trovare un assetto del tutto
lineare si finirebbe per perdere i cardini della narrazione.
Non sono vicende familiari similari alle saghe ottocentesche.
Bensì è un dipanarsi di esistenze e vicende
che coinvolge lo spettatore. Non vi è la finalità
di raggiungere una perfetta descrizione di ogni singolo
interprete, ma di portare alla ricomposizione di un "puzzle
letterario" molto più ampio.
Con lo scorrere delle pagine del libro si incontreranno
abbreviature, sigle e sperimentazioni. Il tutto nutrito
di una grande ironia, che fa riflettere su certi eccessi
linguistici spesso enfatizzati e abusati nella contemporaneità.
In molti autori queste "nuove vie" portano a
sterili sperimentazioni fini a sé stesse. Pasinetti
invece ha la grande capacità di mantenere una perfetta
sintassi e conferire una grande agilità alla sua
prosa. Il suo stile venne per altro definito dal Columbia
Dictionary of Modern Literature come "sinuosamente
intellettuale, ma parlato diretto".
Pasinetti se ne è andato in modo discreto, e le
sue esequie si sono celebrate in modo semplice e riservato
una magnolia del cimitero di Venezia. Subito dopo le sue
spoglie sono partite per Refrontolo dove è avvenuta
la sepoltura nella tomba di famiglia per esaudire le sue
volontà. Infatti le ultime parole furono "mamma,
in campagna".
Dopo la sua scomparsa una riflessione è d'obbligo.
Venezia, la sua casa spirituale e dimora, per molto tempo
lo ha trascurato e dimenticato. Probabilmente verrà
pubblicata la sua incompiuta autobiografia intitolata
"Fate partire le immagini". Ma questo non basta.
La maggior parte dei suoi libri, pubblicati in molti paesi
del mondo, nel nostro paese sono stati dimenticati e sono
introvabili.
Pasinetti con la sua letteratura ha dato molto, ed ha
ancora molto da dare agli scrittori d'oggi e ai suoi lettori.
Voglio auspicare che le case editrici intendano ristampare
i romanzi dell'autore, e che questa meta venga raggiunta
anche con gli sforzi di tutti coloro che amano la sua
opera. Dopo tanto oblio lo dobbiamo al grande "Piemme"
Di Carlo Sala
a cura di Abcveneto