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Tiziano al Club Verdurin

A cura di Lorenzo Morao

ospiti al Club Verdurin
Foto di Maria Ester Nichele

Sole di S. Martino sui colli del Feletto. Giornata splendida dalla balconata sulla Crevada e casa De Martin sempre più accogliente, grazie alla tradizionale ospitalità di Lia e Flaminio ed al tepore dell’antica stufa di terracotta, presenza discreta ma gradita nell’angolo più luminoso della sala.
Ospite di riguardo è il professor Lionello Puppi, illustre catedrattico e studioso di cose d’arte ed in particolare amico di vecchia data del Clan, accompagnato dalla moglie Luisa e dal figlio Massimiliano ed introdotto dal prof. Lorenzo Morao.
È invitato per parlare in modo informale, tra amici, com’è d’uso al Verdurin, di Tiziano. Obbligatoriamente e doverosamente, dopo l’apertura della grande mostra di Pieve di Cadore, allestita nel palazzo della Magnifica Comunità, e di Belluno, insediata nel palazzo Crepadona. Lungo un ideale itinerario attraverso i luoghi segnati dalla presenza del Vecellio, il “divin pittore”, come amava appellarlo l’amico Pietro Aretino.
Già questa è una novità assoluta, tiene a sottolineare il professore, la scelta di due centri piuttosto piccoli, rispetto ai grandi centri che sembrava ormai fossero gli unici candidati ad ospitare le grandi mostre. La logica è capovolta, proprio per recuperare quel rapporto con il territorio che ieri più di oggi era fondamentale per capire a fondo lo sviluppo dell’artista, per intuire, in questo caso, il genius loci trasfuso nella straordinaria produzione di Tiziano.
E questo è possibile soltanto ritornando nella terra natale del pittore, tra quelle montagne e quei paesaggi, accompagnandolo nella vicenda dei suoi ultimi vent’anni (altro taglio originale della mostra dal titolo, appunto, Tiziano, l’ultimo atto), quando il pittore ufficiale della Serenissima e dell’Impero, ormai consacrato dal successo, non disdegna di riallacciare gli antichi legami con il paese, mosso da esigenze materiali e spirituali. Dal desiderio di mettere ordine alle cose di casa, di creare un futuro sicuro per i figli, di organizzare meglio la “bottega”, di sistemare le faccende con la Magnifica Comunità e con il commercio del legname, occupato, però anche dagli alti pensieri cui lo inducevano l’età avanzata, la scomparsa dei suoi migliori amici (Pietro Aretino) e dei suoi più importanti protettori (Carlo V°) e quel senso di inquietudine e di minaccia che ormai si respirava in Europa.
Proprio quel contesto, ricostruito con tanta cura nella mostra, è stato delineato dal prof. Puppi, al Verdurin, nella conversazione del dopo pranzo, con rapidi scorci e pennellate di grande maestria. Il Senatus cadorino e quello della Serenissima e gli imperatori Carlo V° e Federico II° (suo debitore) ed i Turchi e Marcantonio Bragadin e Famagosta, per tornare al pittore Riccardo Perucolo di Conegliano ed al modo con cui un semplice ragazzo cadorino poteva diventare il “divin pittore”, un uomo che ha illuminato un’epoca con la sua arte.
Tutto questo al Clan Verdurin, in una splendida giornata di tardo autunno, tra amici curiosi di cose d’arte e di cultura, raccolti attorno a Lionello Puppi.

A cura di   Lorenzo Morao

IV anno,  2007
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