nu. 34 anno quarto¬ 1 gennaio 2007 mensile online gratuito
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Couch surfing, una giusta risposta al “low” Cost ed alle speculazioni dei grandi tour operator


Nell’epoca del “pensiero debole”, dell’etica del disimpegno portata a sistema, vivere “low” cost è davvero di moda. Nomi come Wal-Mart, Ikea, Ryan Air, Easy Jet, fino agli Hard Discount sotto casa ci attirano con lusinganti offerte al limite del logico, talvolta oltre.

A cura di Alberto Leoncini

Quali, però, i costi sociali ed ambientali? Migliaia di tonnellate di merci nate dallo sfruttamento, dalla desindacalizzazione, trasportate da posti lontani (dove il lavoro costa meno) immettendo nell’atmosfera tonnellate di anidride carbonica, spesso depredando la natura di materie prime essenziali e preziose, tanto riciclare ancora non conviene… Tutto questo per inseguire il profitto tout-court e la rapina diventata imperativo categorico dell’agire imprenditoriale. Troppi cittadini (si può ancora parlare di cittadinanza??), ormai narcotizzati dalla luccicante pubblicità, e spinti da un’inflazione galoppante cadono nella trappola dei succitati gruppi (per carità, non sono gli unici: citavo i più noti solo per beneficio d’inventario!). Un piccolo risparmio oggi in cambio di un costo decuplicato a livello sociale in termini di disoccupazione, depauperamento e abbassamento delle soglie minime dei diritti.

I fornitori devono fare merce che costi poco, e se possibile ancora meno. Non importa se la qualità scade, se le garanzie di provenienza diminuiscono, se l’assistenza sul prodotto latita: costa poco. A questo punto si innesca la grande bugia della democratizzazione: tutti possono, tutti riescono. Citavo prima l’esempio dei voli: oltre alla crisi di molte compagnie di bandiera, l’Alitalia è solo una delle tante, stanno nascendo compagnie high cost, con servizi degni di un faraone. Si può ancora parlare di democratizzazione quando la gran parte della popolazione si rivolge ai grandi magazzini e una sottile fetta può permettersi ogni cosa? Mobili con intarsi, vestiti su misura, aerei di lusso, fuoriserie o SUV… Benvenuti in una democratizzazione che ricorda, brutto segno, le parole risemantizzate di “1984”! Gli artigiani, i piccoli produttori, gli operatori della qualità, saranno appannaggio di un manipolo sempre più ristretto, e gli altri vivranno, fintanto che l’ambiente lo permetterà, “low-cost”! La globalizzazione, tuttavia, è un dato incontrovertibile, ed il turismo, fintanto che il petrolio non costerà sui 120/150 USD al barile, è destinato ad una costante crescita (ci si pone la domanda di dove alloggeranno i turisti cinesi…).

Un intelligente modo di muoversi, a parer mio, è quello proposto da programma “Couch Surfing”(www.couchsurfing.com ), che prevede l’ospitalità gratuita presso famiglie/case private in tutto il mondo. Nato dalla geniale intuizione di un giovane americano che voleva visitare l’Islanda, conta oggi contatti ed aderenti in tutti i continenti, e permette di trovare un alloggio (letteralmente sarebbe un divano, ma basta visitare il sito per capire che talvolta la sistemazione è più confortevole) gratuito un po’ in ogni dove. La mentalità del “Couch Surfer” prevederebbe la reciprocità, tuttavia chiunque ne può approfittare. Oltre all’incontro con differenti stili di vita e mentalità questo sistema permette di essere davvero calati in una realtà senza essere un turista intruppato nella massa. Ovviamente esistono sistemi di sicurezza e tutela per chi ospita e per chi viene ospitato, ma tutto è basato sulla gratuità. A mio modo di vedere questa iniziativa è molto bella e costituisce una valida risposta all’imperversare della situazione di cui ho testé parlato, sarebbe proprio nella “mission” del programma, la promozione di un nuovo tipo di turismo e di cultura del viaggio: un po’ enfaticamente “rendere il mondo migliore”. Credo tuttavia che lo sforzo sia apprezzabile, ed apprezzato, dal momento che gli aderenti si dichiarano entusiasti.

 

 

A cura di Alberto Leoncini

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