nu. 34 anno quarto¬ 1 gennaio 2007 mensile online gratuito
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Pasolini e la libertà


Riflessione augurale per il nuovo anno

A cura di Federico De Nardi

salò"Pasolini prossimo nostro", è un documentario per la regia di Giuseppe Bertolucci, realizzato durante le riprese dell'ultimo film "Salò, o le 120 giornate di Sodoma" di Pier Paolo Pasolini. Questo film di Pasolini, non il documentario di Bertolucci, è una pellicola molto sgradevole e totalmente disturbante per chi è abituato all'immaginario disneiano o per chi pensa che il cinema debba raccontare solo storie di genere...e favole natalizie con Boldi e/o De Sica.

Dico ciò, perché è veramente una pellicola che crea grossi problemi di accettazione e interpretazione a qualunque spettatore, semplice padre di famiglia, o critico cinematografico onnivoro che sia. Penso che poche persone l'abbiano visto fino alla fine e ancora meno quelle che l'abbiano visto più di una volta!

Il problema e il 'successo' di questa pellicola, è di buttare in faccia ad ognuno di noi quello che è il potere, senza nessun filtro, senza nessun apologo, in modo assolutamente crudo e terribile, usando il sesso e la tortura, due elementi della realtà che ogni persona perbene, abborisce, ma che inevitabilmente, sotto mentite spoglie, ogni persona perbene utilizza, o subisce in qualche grado.

Credo pure che poche persone, vedendo questo film, siano in grado di capirne il significato e il messaggio, alla faccia della libertà di pensiero e di espressione tanto vantata dalla nostra epoca! Libertà che poi, a dire il vero, si riduce solo all'obbligo di acquisto di qualunque cosa sia vendibile sugli scaffali di un supermercato, non certo alla libertà di comprensione e di critica.

Pensiamo di essere liberi, ma io credo, per esempio, che oggi non sarebbe più possibile girare un film simile... Paradossalmente, negli anni Settanta, c'era molta più libertà di quella che crediamo ci sia oggi, libertà e mentalità aperta...basta pensare, che la RAI (o la sua gemella, la Mediaset, conosciute entrambe per serials sui medici e sul clero a ripetizione) cofinanziava film di fantascienza, oggi genere impensabile per una televisione di stato! Figurarsi chi potrebbe finanziare un film come quello di Pasolini oggi? Mediaset? La Miramax? La Titanus? E quale pubblicità si potrebbe inserire nell'intervallo? Quella dei cerotti o del collutorio? E che senso avrebbe realizzare un film simile? A chi potrebbe interessare andare a vederlo? Certo, diciamo che anche allora c'erano problemi per un film siffatto, ma che sia stato realizzato e sia ancora in circolazione, è innegabile.

Il documentario di Bertolucci, invece, ci mostra un Pasolini come unica coscienza critica del nostro paese (e forse dell'intero Occidente), in grado di criticare obiettivamente il consumismo e i media. E chi può fare altrettanto, oggi, con la stessa autorità?

Pasolini diceva come la tv avesse omologato i gusti e la cultura, di come i giovani siano solo immagine e poca sostanza, di come la "coppia" sia un'imposizione culturale fatta per consumare meglio e di più, di come ora, come allora, il permissivismo della nuova ideologia (quella consumistica, appunto) permetta un certo tipo di sesso e ne rinneghi un altro, e infine di come il corpo sia diventato merce di scambio (quello femminile soprattutto, anzi esclusivamente, diceva negli anni '70...!).

Lo scopo del Potere è quello di ridurre in schiavitù gli uomini, di esaltare il proprio io a discapito di quello degli altri, e i meccanismi del consumismo (quindi del capitalismo) sono perfetti allo scopo.

Oggi le parole di Pasolini sono ancora valide per l'Occidente (e per l'Oriente), peccato non ci sia più nessuno disposto ad ascoltarle; per ascoltarle, intendo anche la conseguenza dell'atto di ascoltare:"essere in grado di modificare il sistema", ma in realtà, penso che siamo dentro un sistema così complesso che sfocia nell'immobilismo.

SalòOserei dire, siamo in una nuova era glaciale (=economica e sociale), dovuta al fatto che chi è privilegiato, non si muove perché non vuole perdere i privilegi acquisiti e chi non ha privilegi, non si muove perché ha paura di perdere la possibilità di esercitare il suo diritto di protestare e magari di acquisirli, tali privilegi.

E quando la protesta si realizza, si attua come una protesta fine a se stessa, che si esaurisce con l'azione stessa di urlacchiare e sfasciare qualche vetrina di fast food o di rubare uno stereo di marca in un centro commerciale, realizzato sfruttando lavoratori del terzo mondo o del quarto, non sapendo, che per loro quel lavoro è l'unico che c'è, preferibile magari alla prostituzione.

L'unica soluzione per interrompere questa era glaciale, sarebbe un evento abnorme, qualcosa che disintegrasse completamente il sistema, impedendogli di digerire e assimilare ogni reazione al sistema stesso, perché in fin dei conti il sistema economico/sociale attuale, si basa sulla capacità di assimilare qualunque tentativo di opposizione al sistema stesso, digerendolo e restituendolo al mittente, a sua volta, come vendibile sugli scaffali o peggio, già venduto o rubato. Auguri di nuovo anno a tutti, buoni e cattivi.

PASOLINI PROSSIMO NOSTRO

regia: Giuseppe Bertolucci montaggio: Federica Lang produttore: Angelo Draicchio produzione: Ripley'S Film, Cinemazero distributore: RIPLEY'S FILM vendite estere: RIPLEY'S FILM paese: Italia/Francia anno: 2006 durata: 63' formato: HD/35mm - b/n uscito in sala: 24/11/2006 premi e festival: DOCUMENTARY FILM FESTIVAL AMSTERDAM 2006: In Concorso LA BIENNALE DI VENEZIA 2006: Orizzonti - Evento Speciale

Siamo sul set di Salò o le 120 giornate di Sodoma. Nonostante le enormi polemiche suscitate dal film, un Pasolini tranquillo, quasi gioioso, si lascia seguire sul set da una piccola troupe capeggiata dal giornalista Gideon Bachmann che lo coinvolge in una lunga, straordinaria intervista/conversazione. Inizialmente perplesso, Pasolini trasforma l’intervista in un lungo, quanto lucido e violento attacco alla società che si accompagna alle foto del set in una sorprendente sovrapposizione tra film e realtà a svelare la metaforica messa in scena pasoliniana della modernità.

 

A cura di Federico De Nardi

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