nu. 34 anno quarto¬ 1 gennaio 2007 mensile online gratuito
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rubrica

DELLA BELLEZZA…PERDUTA (?)


Avere come ospite Stefano Zecchi, poter intrattenersi informalmente sull’ultimo suo libro, “Le promesse della bellezza” (Saggi Mondadori 2006), averlo gomito a gomito come ambito e piacevole commensale, tutto questo può capitare in un giorno qualunque, non preceduto da particolari annunci o tam-tam pubblicitari, al Clan Verdurin di S. Maria di Feletto.

A cura di Lorenzo Morao

Un sodalizio culturale ormai storico, avendo già superato da tempo i quarant’anni di vita, nel corso dei quali ha potuto intrecciare tutta una serie di rapporti e di legami con importanti personalità della letteratura, dell’arte, della cultura italiana. Che possono passare da Casa De Martin in tutta tranquillità, sicuri dell’accoglienza, della privacy, di un’attenzione discreta e dedicata. Come appunto ha fatto Stefano Zecchi lo scorso 23 novembre. Nel suo stile coinvolgente ed affabulatorio il notissimo docente di estetica ha toccato da par suo temi di sicuro interesse, come la mitizzazione della bellezza fisica, il sempre più stretto collegamento della Bellezza con l’effimero, con la moda, con il gusto, la sostenibilità di un’idea generale di Bellezza, i criteri con i quali si può giudicare bella una casa od una città od una poesia od un’opera d’arte.

Un tema quest’ultimo, caro ai frequentatori del Clan Verdurin, anche se forse un po’ démodé, d’importanza sempre più secondaria rispetto ad altri valori (economicità, funzionalità) in un’epoca come la nostra, che sta condannando la Bellezza a sopravvivere imbalsamata in qualche museo od in qualche città d’arte od a cedere progressivamente campo alla volgarità ed al cattivo gusto, come prezzo (peraltro evitabile) da pagare al progresso scientifico e tecnologico.

Ed allora vuol dire che dobbiamo rassegnarci al brutto? Che l’arte sta morendo? Oppure che dobbiamo considerare che tutto è arte, cioè, in fin dei conti, che niente è arte? Pur lamentando la mancanza evidente di eticità, la perdita di potenza creativa, la rinuncia ad ogni valore formativo ed educativo che si deve rilevare nel campo dell’arte, Stefano Zecchi non arriva a pensare che la Bellezza stia definitivamente abbandonando la casa dell’uomo, anzi , quasi in modo inatteso, teorizza la necessità di una nuova educazione estetica, apre interessanti prospettive sul futuro, coglie alcuni significativi segnali che mostrano un cambiamento di tendenza e ci fanno sperare nella sopravvivenza della Bellezza: - l’artigianato d’arte, che è ritornato ad avere un proprio spazio culturale dopo l’autentico sterminio subito nel secolo scorso - il cinema, che cerca la bellezza come propria materia d’arte - l’architettura più recente ancora capace d’interpretare la realtà con la forza della bellezza vivente (il Museo Guggenheim di Bilbao di Frank Gehry, il Centro Phaeno di Zaha Hadid a Wolfsburg, il Museo Klee di Renzo Piano a Berna, per citare alcuni esempi) - e qualche benemerita associazione culturale, come il Clan Verdurin, che da sempre fa opera di educazione al bello.

 

 

A cura di Lorenzo Morao

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