ABCVENETO(.COM)
Nu. 39, IV - 1 giugno 2007 -mensile telematico sul Veneto e Triveneto e cosa fanno i veneti dentro e fuori d'Italia

La donna islamica immigrata


Intervista di Miriade Sara all’islamologa Raffaella Biasi Seconda parte

Di Sara Miriade

foto con amica arabaD.: Su cosa potremmo lavorare insieme?

R.: Noi occidentali dall’oriente potremmo ripensare a recuperare il principio femminile che c’è in noi. Sentiamoci parte dell’Italia partecipando delle cose che ci sono già organizzate qui, entrando nei gruppi di studio e di lavoro, ce ne sono di gratuiti in ogni città, oppure creiamo dei nuovi gruppi di lavoro, di studio e di solidarietà tra donne; andiamo a udienza dai professori per avere più potere sui figli e una relazione più stretta con loro; frequentiamo i consultori per migliorare la nostra salute. Troviamo ogni giorno un piccolo spazio per studiare: la vera differenza della qualità della vita sta solo nel livello culturale della coppia, sia in Italia che nel resto del mondo. Non dimentichiamo le violenze, scappiamo dalla violenza nelle case, telefonando ai numeri verdi messi a disposizione dal Comune. Lottiamo contro la pornografia come metodo di oppressione maschilista. Coinvolgiamo le donne che vengono tenute in casa e non possono andare dal dottore o in ospedale a partorire o che non possono fare nulla di nulla pur abitando in occidente. Se c’è una coppia mista: creiamo spazi di scambio culturale per aiutarli a capirsi. Insistiamo sul Lavoro di educazione dei “diritti alla persona”, che riconosce le stesse opportunità a ogni essere vivente. Un vero fattore di cambiamento è la partecipazione attiva ai movimenti per i diritti umani. Bisogna che alle donne siano dati ruoli strategici e non solo modesti spazi relegati in un piccolo territorio. Vi ricordo che a capo di Amnesty International c’è una musulmana pakistana, cosi come a capo del ministero dell’economia saudita vi è una donna e anche in Marocco la regina Salima e in Giordania la regina Rania sono riuscite a cambiare le cose in meglio. Anche in Egitto, un Paese più tradizionalista, ora le cose stanno cambiando, ad esempio ora vi sono parecchie donne giudici che trovano metodi per sfuggire alla regola dell’eredità.

D.: Queste donne ‘illuminate’ nei confronti di cosa chiedono giustizia?

R.: Nel Corano (sura della Vacca v. 228 + sura delle Donne v. 34) è manifesta la superiorità dell’uomo sulla donna e quindi il suo dovere di tutelarla: da questo nascono tutte le regole e i suggerimenti e di conseguenza le leggi che prevedono una disuguaglianza. Le differenze stanno non tanto nella poligamia, ma nell’adottare la religione del padre, nel ripudio vissuto come umiliazione, nell’affidamento della prole, nell’eredità – metà di quella del maschi -, nella testimonianza giuridica – metà del maschio – basata solo su un hadith e che riguarda l’imperfezione data dalla debolezza che danno le mestruazioni e il parto, nell’assoluta autorità sulla moglie anche picchiandola. Ma il Corano si potrebbe e di dovrebbe reinterpretare. Il testo è disceso (munzal) da Dio, ma secondo modalità umane, tenendo conto delle condizioni in cui si trovano al momento. L’uomo ha il diritto ta’uiil e il dovere del commento (tafsir).

D.: Si sta già facendo qualcosa a questo proposito?

R.: Nel mondo, grazie alla globalizzazione, si è inaugurato un grande dibattito e un grande fermento e si sono fatti parecchi passi avanti, ma la strada è lunga. In Veneto sono stati fatti alcuni passi per l’accoglienza, il lavoro, la scuola e il dialogo, ma io vedo davanti a me ancora un mare di lavoro e di possibilità di migliorare le cose per tutti e vedo me stessa come una cellula per l’unione delle due culture.

D.: Un lavoro duro di diverse generazioni che si scontreranno inevitabilmente. Il conflitto generazionale è qualcosa di irrinunciabile, un conflitto egheliano perpetuo?

R.: Il conflitto generazionale avviene da parte degli adulti per paura di rinnegare la tradizione dei padri e da parte dei giovani per non riuscire ad essere accettati dal gruppo, in quello che è ormai il loro Paese, motivo in più per ottenere prima la Cittadinanza. Le dinamiche tra le generazioni diventano spesso fonte di conflitti profondi specie se la madre non riesce a inserirsi nel tessuto sociale italiano, il che le permette di capire la situazione che sta vivendo la figlia. Un inserimento costruttivo si può ottenere andando a udienza dai professori, imparando bene la lingua e frequentando non solo donne islamiche, ma molte donne italiane o comunque differenti per scambiare le idee (non dimentichiamo che in provincia di Treviso, per esempio, vivono 115 nazionalità differenti). L’immigrazione comporta un continuo bilanciamento tra la funzione pratica e le proprie credenze. Bisogna alternare i codici di comportamento tra le due nazioni in maniera elastica per superare i conflitti.

D.: Obiettivi difficili da raggiungere, per esempio quello linguistico, a meno che non ci sia anche una esplicita volontà delle istituzioni di subordinare il ricongiungimento familiare a una prima conoscenza linguistica?

R.: E’ una domanda da 100 milioni e richiederebbe una risposta complessa. Per imparare le basi di una lingua ci vogliono circa 3 mesi, per impararla bene circa 7 anni. Secondo me gli esami sarebbero necessari, ma in pratica non sono realizzabili, perché da un paese del terzo mondo è difficile che facciano un corso di lingua prima di partire, a meno che non sia richiesto nella documentazione di ricongiungimento. Allora bisognerebbe renderlo obbligatorio qui, assieme a un esame di STORIA o educazione civica, specie se vogliono votare.

Di Sara Miriade

contatti: info@abcveneto.com
capopagina
donazioni ad abcveneto
donazioni ad abcveneto