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Nu. 40, IV - 1 luglio 2007 -mensile telematico sul Veneto e Triveneto e cosa fanno i veneti dentro e fuori d'Italia

PORTE APERTE al NUOVO ISLAM


Con il tasso di immigrazione ormai giunto al 36% e l’aumentare dei contatti con il mediterraneo, l’argomento islam si affaccia da tutte le parti.

A cura di Raffaella Biasi

In EgittoLe richieste dei musulmani sono aumentate a differenza di quelle delle altre religioni perché per l’islam non c’è differenza tra comportamento sociale e comportamento morale, ossia tra Stato e religione. Le richieste che vengono da anni rivolte allo Stato Italiano riguardano:

  • richieste di terreni o di finanziamenti pubblici per la costruzione di moschee,
  • di gestione di un’area autonoma per la sepoltura e per i cimiteri permessi per l'apertura delle macellerie halal,
  • disponibilità di menù islamici compatibili nelle mense scolastiche e aziendali,
  • libertà di insegnamento della religione musulmana nelle scuole,
  • presenza di personale religioso negli ospedali, carceri e caserme,
  • possibilità di assentarsi dal lavoro o da scuola in occasione delle principali festività del calendario musulmano,
  • possibilità di sospendere il lavoro per la preghiera rituale,
  • riconoscimento degli effetti civili del matrimonio islamico.
  • Queste chieste vengono fatte di solito in nome della tutela delle minoranze e del rispetto delle differenti identità, ma ci si deve muovere in uno spazio di compatibilità con i fondamenti dell'ordinamento giuridico italiano che sono: la laicità dello Stato e quindi la distinzione tra ordine temporale e spirituale, la parità tra l'uomo e donna, la libertà di coscienza. Detto questo, molte richieste sono già state ottenute, per esempio i permessi e i luoghi per la macellazione secondo il rituale islamico. Cominciamo col considerarne alcune, in modo che i musulmani stessi ne traggano giovamento. Come mai non si riescono ad aprire facilmente moschee? Perché i politici tergiversano nel dare i permessi? Gli uni con gli altri si tengono le distanze a causa dei soliti pregiudizi, quindi manca un dialogo franco e un patto sincero. Cominciamo dalla posizione dei politici: il pregiudizio sul musulmano visto come terrorista è sparito ma è rimasto il fatto che le moschee sono luoghi di aggregazione di persone desiderose di ampliare l’islam nel nostro territorio con tutti i mezzi e che gli introiti della zakat (elemosina rituale) non è chiaro se vadano anche al jihad. Di sicuro vi sono enormi finanziamenti da parte dell’Arabia Saudita. La posizione dei musulmani residenti in Veneto è la seguente: ho il diritto a non assimilarmi, sono un cittadino che collabora attivamente alla costruzione dell’Italia e con il mio comportamento corretto e modesto aiuto a mantenere un po’ di equilibrio sociale e di comportamento morale in questa società ormai allo sbando (basta vedere i nostri giovani).
    Dov’è il problema dunque, dal momento che entrambi hanno ragione? E’ nel fatto che la richiesta allo Stato non è chiara, non è trasparente. Ossia: se si chiede un centro culturale non si può poi utilizzarlo a moschea, è bene essere chiari. Se ci sono stati versamenti o introiti venuti dall’estero, è bene rassicurare le autorità con trasparenza. E’ la trasparenza la chiave per ottenere tutti i permessi, e quindi ben vengano tutte le iniziative culturali e religiose che sicuramente arricchiranno la visione del nostro piccolo mondo.
Riguardo ai cimiteri, la mia opinione è che, se ci sono differenze nella vita, almeno la morte ci deve vedere uniti e solidali con TUTTI, e quindi ben vengano tutti, riuniti sotto lo stesso cielo, nella stessa terra, ognuno con i propri riti, ma tutti assieme. Ben vengano i permessi a celebrare il rito islamico, con la lettura del Corano e lo sguardo rivolto alla mecca e il corpo inumato nel sudario bianco, rispettosi dell’antica saggezza islamica.

A cura di Raffaella Biasi

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