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Nu. 38, V - 2 maggio 2007 -mensile telematico sul Veneto e Triveneto e cosa fanno i veneti dentro e fuori d'Italia

Quarant’anni e non sentirlo


Riscoperta e rivisitata a Cianciano la “Lettera ad una professoressa” di don Lorenzo Milani

Alberto Leoncini, inviato a Chianciano Terme (SI) per la “Scuola di formazione studentesca”

don MilaniNon ce n’eravamo accorti, eppure quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario della “Lettera ad una professoressa” (1967-2007) di don Milani, il rivoluzionario sacerdote che dalle montagne del Mugello ha detto che davvero la scuola può nascare da altre basi. Milani ha creato ciò che davvero manca alla scuola italiana: il senso civico. Vengono ogni giorno insegnate materie, nozioni, teoremi e specchietti di declinazioni, eppure uno può benissimo essere diplomato con il massimo dei voti e applicare il fascistissimo “me ne frego” piuttosto che l’universale “I care”: mi interessa, mi intriga. Sul diploma che certifica l’avvenuto compimento dei cicli scolastici, non viene specificato se la persona a cui viene rilasciato sia o meno un “cittadino sovrano”. Vengono per lo più palesati, con la pretesa di una assoluta buona fede, dati positivi. La scuola insomma non attribuisce più dati culturali, ma atti amministrativi. Ricordiamoci, dunque, di comprare la marca da bollo, così almeno incrementeremo il tesoretto. Con una mostra, una rivisitazione attoriale di Roberto Citran commentata da Paolo Giuntella ed un continuo richiamo nelle attività, il Movimento Studenti di Azione Cattolica ha voluto rendere omaggio al grande sacerdote in questo anniversario che palesa le profetiche intuizioni e le scottanti sconfitte che la scuola italiana vive (abbandono scolastico, bullismo, crisi della rappresentanza, scollamento fra le componenti…). Ha avuto luogo a Chianciano Terme (SI), dal 13 al 15 aprile 2007, la “Scuola di Formazione Studentesca” che ha richiamato quasi 1200 studenti delle medie superiori da tutta Italia per ripensare, ridiscutere, confrontarsi sulla “Scuola che serve”, dove il servizio va sia interpretato in senso evangelico sia in senso politico, volendo cioè capire come la scuola pubblica dovrebbe essere, per creare un futuro migliore all’Italia intera. Don MilaniA tal proposito mi sento di rimandare alla lettura del “Manifesto degli Studenti” di AC (visibile dal sito www.sfs.azionecattolica.it che contiene peraltro molti interessanti materiali e resoconti da visonare), esempio di scrittura collettiva scaturito dai vari circoli delle Diocesi ripercorrendo la metodologia all base della Lettera di Milani e dei ragazzi della sua scuola. Sono in questo testo contenute preziose indicazioni, che speriamo non rimangano lettera morta, specie dopo l’impegno del ministro Fioroni (Pubblica Istruzione) a prendere in considerazione le proposte contenute in quel testo. Convenuto di persona nel pomeriggio del 14 aprile, il ministro si è reso disponibile ad un confronto con le domande dei presenti, fornendo risposte non sempre apprezzate o esaustive, ma che certamente denotano un tentativo di venire incontro a quelle che sono le esigenze di un’istituzione irrinunciabile, al di là degli schieramenti e delle posizioni, per un paese che voglia rimanere, o tentare di rimanere, al passo con le altre tecnocrazie planetarie. E’ ovvio che un incontro come quello di Chianciano lascia sempre molte suggestioni e spunti, per tale scopo è stato concepito, pertanto è ben difficile rendere con precisione giornalistica l’atmosfera di tre giorni che hanno messo davvero al centro dell’attenzione gli studenti, che si sentono vittime di quell’inindagabile barriera trasparente ed eterea che si frappone fra le file di banchi e la cattedra. Tre giorni, peraltro neppure completi, possono diventare un fuoco di paglia se poi non adeguatamente suffragati da un rinnovato impegno quotidiano per il cambiamento dall’interno della Scuola; tale percezione è emersa in vari momenti, perché i grandi proclami rischiano di risolversi in un assalto al cielo che porta alle ossa rotte per terra. ChiancianoGli esecrabili atti successi nelle nostre scuole e scaraventati sulle prime pagine dei giornali, altro aspetto emerso, sono un segnale forte e chiaro del fatto che la Scuola debba cambiare, salvando ciò che ha di buono e di genuino e avendo il coraggio di portare fino in fondo i cambiamenti che la rendano più attenta alle esigenze della cittadinanza e del mondo, che di certo non aspetterà i punti di credito, i debiti e le circolari sui cellulari. Ancora oggi l’esperimento di Barbiana rappresenta un unicum, una contravvenzione della prassi e dell’opinio comunis che proprio per questo affascina e fa da monito. Quel tipo di scuola è oggettivamente di difficile applicazione, ma era certamente difficile insegnare le basi della cultura ai figli di contadini del Mugello negli anni del secondo dopoguerra, e davvero bisognerebbe aver sempre presente che “la Scuola è meglio della merda”. La scuola, non i professori, gli esami e le pagelle. La Scuola punto e basta. Di certo don Milani non ha voluto far altro che applicare, prima del Vangelo, la Costituzione, che rimane di certo una scheggia pericolosa. Dovunque colpisca mette in discussione le stratificazioni e le disuguaglianze, che forse si credevano superate o quasi, dopo la prima parte del novecento che ha visto generazioni scomparire in guerra. Ancor oggi la Costituzione è una bell’esempio giuridico, un testo che pare venuto dalla Luna, trasportato dal vento solare, non il meraviglioso proclama di una nuova Italia che tanti ancor oggi sogniamo. L’abbiamo sognata a Chianciano, la sogniamo nelle aule umide e disadorne, la sogniamo dentro l’urna elettorale, la sogniamo quando una lettera viene consegnata nei tempi predefiniti o gli esami del sangue ci vengono prenotati in tempi in cui potremo bere le i distillati di questa annata come “stravecchio”. Dal mio punto di vista l’esperienza di Chianciano, proprio per il giusto equilibrio fra “raduno” ed indagine culturale, rappresenterà senz’altro un bel ricordo per tutti i presenti, diventerà un patrimonio per intuire cosa dovrebbe essere il “tempo liberato”, che in italiano chiamiamo scuola. Gli studenti a Chianciano hanno deciso di non fare sconti, di non accontentarsi e di non pensare che l’esempio milaniano abbia fatto il suo tempo. La consapevolezza di ciò che non va è il primo passo per il cambiamento, senza disfattismi o polemiche fin troppo facili, ma ripercorrendo quello spirito di rinnovamento che a fasi alterne ha attraversato il Novecento, e che oggi, in un mondo omopolare e fintamente globalizzato, viene soffocato da una nuova età dei dogmi dove i media fanno da araldi al nuovo impero dell’economia. La scuola e gli studenti saranno forse gli ultimi a sottostarvi o i primi a far capitolare questo stato di cose. Grandi momenti anche di svago per i molti partecipanti, con un riuscito revival anni ’60 sulla musica della contestazione (Guccini, De André, Bob Dylan..), svoltosi il sabato sera, per non dimenticare i balli e le animazioni che facevano da intermezzo ai vari appuntamenti.

 

Alberto Leoncini, inviato a Chianciano Terme (SI) per la “Scuola di formazione studentesca”

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