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Nu. 38, V - 2 maggio 2007 -mensile telematico sul Veneto e Triveneto e cosa fanno i veneti dentro e fuori d'Italia

La donna islamica immigrata


La questione femminile è una delle più complesse del mondo islamico e uno dei cardini della struttura della società islamica, per il tipo di ruolo che le donne hanno e di comportamento che devono tenere. La posizione della donna va vista all’interno di una struttura e organizzazione sociale complessiva e perfettamente funzionante da centinaia di anni, sempre che si accettino i ruoli predefiniti.

Di Miriade Sara

Raffaella Biasi ABCVENETO: La questione islamica è anche una questione femminile?

R.: La questione femminile è una delle più complesse del mondo islamico e uno dei cardini della struttura della società islamica, per il tipo di ruolo che le donne hanno e di comportamento che devono tenere. La posizione della donna va vista all’interno di una struttura e organizzazione sociale complessiva e perfettamente funzionante da centinaia di anni, sempre che si accettino i ruoli predefiniti.

ABCVENETO: E quali sono questi ruoli?

R.: Il ruolo della donna nella società islamica è centrale, perno delle questioni non solo domestiche ma anche delle scelte esterne. Dev’essere: madre, moglie, amante, collante delle aggregazioni familiari e non solo del nucleo della propria famiglia ma anche della famiglia allargata ai fratelli, ai cognati cugini in transito nella città. Seguire e rispettare il proprio ruolo è fondamentale nelle società musulmane e crea forti identità maschili e femminili.

ABCVENETO: Identità preziose che forse noi abbiamo perduto?

R.: Come voi sapete il senso profondo del maschile e del femminile si è un po’ perso in occidente laddove la figura del maschio si è indebolita e femminilizzata e la donna si è mascolinizzata perlomeno nelle forme che ora sono più androgine. Inoltre in occidente il senso di responsabilità nei confronti degli impegni assunti si sta disgregando nei giovani, tutti tesi a cercare di cogliere il massimo del divertimento e a tralasciare gli impegni.

ABCVENETO: Ci puoi descrivere più ampiamente i molteplici e complessi ruoli della donna musulmana?

R.: Sì, certo. Alla Madre spetta l’educazione dei figli, che viene veicolata attraverso i racconti, le storie del proprio Paese e le tradizioni religiose. La donna se è madre viene ancor più rispettata e amata per sempre. La donna è anche Nutrice. Alimentazione e danza sono elementi largamente presenti nella trasmissione della cultura islamica (ai figli). Attraverso il cibo si possono trasmettere i valori tradizionali, soprattutto quando alcuni cibi sono legati alla ritualità di alcuni valori religiosi (la carne halal). La donna trasmette l’alimentazione sia come contenuto (scelta dei cibi) che come forma (regole di combinazioni dei pasti attraverso il giorno, la settimana e la stagione). Inoltre il cibo è un forte veicolo di identità. Un determinato alimento rimanda agli stessi desideri alimentari dell’epoca del profeta, perché, essendo lui una delle migliori creature mai vissute, diventava oggetto di imitazione, quindi ciò che rientrava nei gusti alimentari del profeta era considerato imitabile (datteri, miele, latte carne di pecora), comprese le proibizioni (molluschi, maiale ecc). Il piatto unico è inteso come aggregazione sociale (marqa), usando tre dita per non abbuffarsi o non mangiare poco. Alla donna è legata la danza. Attraverso la danza, quella orientale o del ventre, che si impara fin da bambine ballando assieme alle feste matrimoniali, si trasmette una speciale conoscenza del corpo, e si favorisce la salute. Inoltre si trasmettono le conoscenze sul parto e sul comportamento sessuale e matrimoniale, cose che noi ormai abbiamo perduto. Teoricamente le donne danzano tra loro o nelle loro famiglie o danzano solo per il marito perché la danza veicola il desiderio sessuale e non invece l’abilità atletica come qui da noi. In ogni danzatrice l’uomo è abituato a proiettare il desiderio sessuale e si immagina come partner, molto più che in occidente. Per questo è considerata sconveniente in pubblico e le danzatrici non sono viste di buon occhio dalle proprie famiglie nei Paesi Arabi. La donna è anche corporeità. Il corpo solitamente è amato nelle sue rotondità perché un corpo pieno significa salute e forza, mentre da noi il corpo ha un’immagine malata, anoressica e decadente e senza identità di genere (trans-sessuale). Nel complesso anche l’intero modello di vita occidentale è rifiutato in quanto trasmette un comportamento corrotto, malato, decadente e anche mercificato (dare la propria intimità a tutti con la pubblicità nude). Più volte in oriente ho sentito dire dagli arabi che noi ci muoviamo come scimmie, con movimenti sempre uguali e senza sensualità. I giovani delle seconde e terze generazioni, invece, tendono a imitare il mondo globalizzato.

ABCVENETO: Mi sembra di capire che questa è la donna musulmana della tradizione, che ha custodito gelosamente la propria eredità, ma che immagine si ha della donna islamica che è uscita dal proprio territorio.

R.: L’islam raccontato in alcuni romanzi moderni è un islam scandaloso e trasgressivo che invoca una liberazione dei costumi e il riscatto dell’oppressione sessuale e maschilista. Le scrittrici vanno dal Marocco all’Indonesia. Quello che appare è una rivoluzione sessuale dei costumi vista come una liberazione personale e non una vicenda da vivere collettivamente, come avveniva in occidente negli anni ’70. Ogni rivoluzione dei costumi porta a una conseguente lotta per i diritti umani vista come lotta per i diritti della singola persona, maschio o femmina o bambino che sia. Bisogna fare grande attenzione perché il mondo musulmano non segua le tracce della liberazione occidentale perché non è detto che questa sia la strada unica e giusta per vivere una vita appagante. A mio avviso non bisogna scimmiottare il modo occidentale - tutt’altro che liberatorio - di vivere il sesso. Spesso la libertà sessuale che l’occidente ha intrapreso è solo la volgare esibizione del corpo e l’uso del corpo come strumento di gioco senza regole interiorizzate invece che una serena e libera modalità di vivere il sesso.

ABCVENETO: Siamo noi le cattive maestre? Le nostre madri hanno migliorato solo apparentemente la situazione delle loro figlie?

R.: Non bisogna contrapporre oriente e occidente, ma imparare a scoprire e scambiare le cose migliori dell’una e dell’altra parte senza parlar male gli uni degli altri o lottare gli uni contro gli altri. Piuttosto è meglio scegliere un obiettivo e lavorare insieme.

IDi Miriade Sara

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