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Nu. 38, V - 2 maggio 2007 -mensile telematico sul Veneto e Triveneto e cosa fanno i veneti dentro e fuori d'Italia

logo della mostra con i fotoritratti di tutti i partecipanti alla rassegnaINDISPOSIZIONE D’ARTE: Pensieri dall’interno


A cura di Carlo Sala e Chiara Costa
Centro Arti Visive “La Castella”- Motta di Livenza (Tv)
Dal 13 maggio al 3 giugno Vernice domenica 13 maggio, ore 11.15
Per info: www.lacastella.it
Autori: Ahumm Demm, Anoardi Marianna, Augschöll Daniel, Auteri Mariacarla, Biondelli Alice, Burlando Francesco, Caldana Elisa Eya , Conte Chiara, Grando Samuele, Loi Federica, Niccolini Veronica, Paolini Francesco Maria, Rodorigo Loris, Sanchez Claudia Nathaly Lara, Scodro Alberto, Schiavon Andrea, Susin Mafalda, Stocco Matteo, Vasilijevic Natasa e Zago Enrico + Nastassya Faggiani in look - performance

A cura di Mafalda Susin

Se mi si chiedesse cos’è questa mostra direi una risposta. Se dovessi dire a cosa, direi all’opinione ormai prepotentemente comune e generalizzata che l’arte stia esalando gli ultimi respiri. Se poi mi venisse chiesto perché, risponderei per una semplice e chiarissima necessità. Aprite bene le orecchie, perché posso affermare ad alta voce che l’arte non può morire. Come potrebbe, visto che è un punto di vista letteralmente straordinario, un filtro attraverso il quale l’uomo osserva la realtà, una propensione mentale a scavare all’interno, trovare connessioni nascoste, viaggiare intensamente su piani sfasati, trovando nuovi equilibri, nuove vie per parlare. Finché ci sarà l’uomo l’arte dovrà esistere. Proust diceva appunto che “Il mondo […] non è stato creato una volta, ma tutte le volte che è sopravvenuto un artista originale” (I Guermantes). Smettetela quindi di dirmi che l’arte contemporanea è non-arte. Non servono più solo pennelli e colore, o non solo, o non necessariamente; il mezzo ormai è qualsiasi cosa: dal rotolo di carta igienica, al video. È il significato che accende, l’elaborazione, il processo, l’idea. Noi siamo tutti giovani artisti che frequentano il corso in Arti visive e dello spettacolo allo IUAV di Venezia, perciò questi pregiudizi li conosciamo. È molto faticoso capire che sono cambiati semplicemente i parametri, che la tecnica non è stata dimenticata, ma ha assunto un nuovo significato, che la bella maniera fine a se stessa probabilmente non è più adatta a questo oggi. È indispensabile liberarsi dai vecchi luoghi comuni in cui l’arte e il ruolo dell’artista sono intrappolati. Non è facile neanche per noi essere spugne in questo mondo, servono occhi più flessibili, non basta più fermarsi ad una mera valutazione di un prodotto, occorre valutare più fattori, farli convergere, trovare nuovi meccanismi di lettura.FEDERICA LOI
Le nostre opere vogliono mostrarvi quanto c’è di vivo sotto questo strato superficiale di diffidenza, soprattutto verso la creatività giovanile. Con questi lavori abbiamo avuto la possibilità di comunicare con altri linguaggi, tra noi anche molto diversi. Le nostre opere, in qualche modo, si parlano se non altro per essere tutte un punto di vista di questo ora, di questa contemporaneità, di cui noi siamo protagonisti. C’è chi sceglie di mandare un messaggio chiuso, criptico, quasi un voler semplicemente richiamare l’attenzione, senza poi offrirsi se non a chi abbia il reale desiderio di scoprire; chi invece gioca con lo spettatore, lo seduce attraverso la forma, allieta l’occhio e nello stesso tempo insinua, ammiccando; altri tra noi che ci offrono in dono una parte di sé, altri ancora che alludono al ruolo catartico del loro gesto. Ricodifichiamo la realtà attraverso i nostri diversi sguardi, vi diamo la possibilità di una diversa lettura del vivere.
Indisposizione d’arte principalmente perché è giusto partire da questa scomoda posizione in cui ci troviamo per farci sentire. Forse siamo noi quelli indisposti, forse la nostra arte. Quel che è certo è che l’arte contemporanea crei questa sensazione: non è docile con lo spettatore, spesso usa linguaggi volutamente elitari o fastidiosamente irrisori. Non è facile perché sembra accessibile solo agli addetti ai lavori, impenetrabile. Mi chiedo, sarà proprio questa la sua forza? Il fatto che ponendosi in maniera ostica crei quel meccanismo di reazione nello spettatore, quella sana curiosità critica dell’occhio indagatore.MATTEO STOCCO
Viviamo in uno stato perenne di stimolo continuo, suggestioni ci colpiscono quotidianamente, siamo nell’epoca in cui l’artista è difficilmente collocato all’interno di una corrente precisa o etichettato chiaramente a seconda del tipo di produzione, siamo singoli ma necessariamente connessi. I linguaggi si intersecano, le relazioni tra noi sono inevitabili, le opportunità si sono così moltiplicate che siamo tutti come in preda ad una febbre eccitante. E quando in questa contemporaneità in cui le distanze non esistono più, in cui internet ha raso al suolo infinite barriere, in cui l’informazione si agita serpentina e velocissima, in cui tutto sembra una corsa a superare il limite, o probabilmente a non porlo mai, quando in tutto questo succede che un artista trova quella scintilla, ecco, è l’arte che vive ancora. I curatori che hanno voluto mostrare proprio questo, Chiara Costa e Carlo Sala, non casualmente, sono dei giovani come noi; hanno lavorato per creare questa possibilità di espressione, proponendo un dialogo tra i nostri lavori e uno sfiorarsi delle nostre diverse sensibilità.
È molto importante che ci sia stata data fiducia, e ancor più che si inizino ad aprire i luoghi dell’arte ai giovani artisti.
Decontestualizzando e facendo nostro un pensiero dello stesso Wilde, si può dire che questa sia anche una sfida, un’alzata di mano collettiva, per far sì che sia lo spettatore a diventare artistico e non l’arte a dover trovare dei compromessi. Chiediamo un pensiero più attento, un occhio interessato. Incitiamo ad avvicinarsi purificando il pensiero da un passato che ci ha portati fin qui, che è stato il percorso, la fondamenta necessaria ma che ora ci lascia solo questo punto, l’oggi. Se il nostro atteggiamento a volte abbia i tratti di un Benjaminiano carattere distruttivo non lo so, però penso che ci sia la voglia di nuovi inizi e di nuove tabule rase su cui scrivere.
Credo che quello dell’arte contemporanea sia il momento più complesso vissuto nella storia dell’arte finora. Un po’ come un’adolescenza tormentata da trasformazioni deliranti, pensieri introspettivi, problemi insidiosi, sovraccarico d’informazioni e dubbi apparentemente irrisolvibili. C’è così tanto intorno a noi che la pluralità di scelta incute paura, disorienta spesso. L’eliminazione di tanti confini, anche concettuali, ci ha portato a mettere in gioco tutto e a scontrarci inevitabilmente con questo tutto. Il nostro è diventato un vivere disilluso, che ha sconfitto le grandi utopie novecentesche ma che certamente e fortunatamente ha in sé il germe dell’innovazione.
CHIARA CONTENon c’è nulla di rilassato nel nostro vivere e nel vivere dell’arte. C’è un futuro che stiamo inventando, oggi.

 

INDISPOSIZIONE D’ARTE

A cura di Carlo Sala e Chiara Costa
Centro Arti Visive “La Castella”- Motta di Livenza (Tv)
Dal 13 maggio al 3 giugno
Vernice domenica 13 maggio, ore 11.15
Per info: www.lacastella.it

Autori: Ahumm Demm, Anoardi Marianna, Augschöll Daniel, Auteri Mariacarla, Biondelli Alice, Burlando Francesco, Caldana Elisa Eya , Conte Chiara, Grando Samuele, Loi Federica, Niccolini Veronica, Paolini Francesco Maria, Rodorigo Loris, Sanchez Claudia Nathaly Lara, Scodro Alberto, Schiavon Andrea, Susin Mafalda, Stocco Matteo, Vasilijevic Natasa e Zago Enrico + Nastassya Faggiani in look - performance

 

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