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Nu. 38, V - 2 maggio 2007 -mensile telematico sul Veneto e Triveneto e cosa fanno i veneti dentro e fuori d'Italia

La Svezia acquista il diritto alla storia, anche in Italia


Abbiamo lasciato il terzo mondo della storiografia sul paese nordico. Ad una sommaria scorsa della bibliografia, pur ampia, del libro “Svezia” (collana “Storia d’Europa nel XX secolo”- Milano, Edizioni Unicopli www.edizioniunicopli.it € 16,00 pp. 275) appare lampante la sostanziale assenza di testi al riguardo in italiano.

A cura di Alberto Leoncini

In Italia la Svezia è terra incognita sia sotto il profilo giornalistico che culturale; forse l’ultima fonte pubblicata in Italiano è il paragrafo 46 sui “Suioni” della “Germania” di Tacito! Sarò ben lieto di poter essere smentito, e anzi paleso sin d’ora che chiunque mi segnali opere sul tema, che non siano guide turistiche, avrà da parte mia tutta l’attenzione come lettore e come recensore. E’ pur vero che i grandi media, lascino ben poco spazio ad un serio dibattito su questi temi, con speciale riferimento ad un paese che ha avuto un ruolo tutt’altro che secondario nella Storia dell’Europa; alcuni esempi su tutti: la dinastia dei Vasa, figure come Celsius o Linneo, prosatori come Strindberg o Astrid Lindgren, esponenti politici come Olof Palme o registi come Ingmar Bergman. Ecco dunque che tale libro non può essere recensito in modo comparativo, perché non ci sono metri di paragone, salvo la “Storia della Svezia” di Weibull tradotta in italiano dallo “Svenska Insitutet” di Stoccolma, ma in quel caso si tratta di una dispensa più che di una vera e propria monografia storiografica.

Altro significativo spunto potrebbe essere la parte concernente la Svezia de “L’Europa liberata” di Guido Piovene. Il plauso, ancorché all’autore, Paolo Borioni, va all’editore che ha deciso di inserire in questa collana un ampio novero di nazioni e di ospitare pertanto anche la Svezia. Il libro è indubbiamente comprensibile e documentato in modo rigoroso, pur conservando la godibilità nella lettura, tra l’altro concludendosi proprio alla storia dei nostri giorni con alcuni dei fatti per i quali la Svezia è tornata alla ribalta nelle cronache: il semestre svedese alla presidenza della Comunità Europea, la bocciatura senza mezzi termini dell’Euro da parte del popolo svedese con referendum, l’assassinio del ministro Anna Lindh e le altalenanti vicende di Sverigedemokraterna, formazione di estrema destra che ha destato non poche preoccupazioni. L’opera non si rivolge, e questo è senz’altro un bene, solo ad un pubblico (sparuto) delle accademie, ma può figurare senz’altro in una qualunque biblioteca. Il libro ha l’impagabile merito di sondare e raccontare la storia svedese fuori dai luoghi comuni, (le tre “S”, sesso, suicidio e socialismo, le foreste e l’IKEA, oltre alle famose ragazze bionde) la Svezia è ben altro, e forse questo non traspare in modo completo dal libro, ma almeno ne abbiamo un’idea più chiara sotto il profilo della storia politica. Non ne emerge insomma, un ritratto “acqua e sapone”, bensì una settoriale e contingentata analisi dove forse un maggiore trasporto emotivo non avrebbe guastato. Non mi sento né di condannare né di assolvere tale taglio gestionale dell’opera; forse al lettore italiano, così digiuno da tale tipo di letteratura scientifica, avrebbe fatto più piacere leggere qualcosa che “spieghi” cosa sia la Svezia piuttosto che i cambi di governo negli anni venti del secolo. Certo, la Svezia può essere anche definita come “una battuta detta in una notte d’estate” come fa Sting Claesson (nel suo “Chi si ricorda di Yngve Frej”, Iperborea, Milano) efficacissimo flash epidermico, che mette già in discussione molti luoghi comuni (il freddo, le relazioni umane alienate, la mancanza di senso ironico, il buio perpetuo…) ma che forse merita un’esegesi che poco si addice al nostro discorso.

L’aver acquisito, tuttavia, una monografia su questo complesso e misconosciuto paese, è un significativo passo in avanti per un più arricchito dibattito culturale nel nostro paese. Vero neo dell’opera è la copertina, la cui grafica non cattura, ne tanto meno accattiva il possibile acquirente. Anonima nel complesso e nella scelta cromatica, che davvero trasmette poco. Un bel quadro con una disadorna cornice.

A cura di Alberto Leoncini  

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