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Nu. 36, IV - 1 marzo 2007 -mensile telematico sul Veneto e Triveneto e cosa fanno i veneti dentro e fuori d'Italia

Polo Nord, Polo Sud sogni da una due giorni di mezzo inverno


Non so se per le allarmanti notizie climatologiche che si susseguono e rendono pressante questo tema, o per lo spessore dei relatori ed ospiti, o ancora per l’impeccabile organizzazione, certo è che il convegno “Polo Sud, Polo Sud: storia, mistero e fascino degli estremi che si incontrano”, svoltosi a Milano lo scorso 3 e 4 marzo presso la “Società umanitaria” (www.umanitaria.it) ha avuto uno straordinario e meritato successo.

A cura dell'inviato Alberto Leoncini e Foto©Gabriella Massa e Gianni Fassio, Torino.

foto di gruppoVa detto, però che tale manifestazione non si è delineata come un incontro meramente scientifico o culturale (o peggio, accademico), ma come un evento con svariati spunti di approfondimento, dalla cucina nordica, ai viaggi, fino ai libri ed ai documentari. Senza dimenticare una mostra con svariati e curatissimi pannelli dedicata a Guido Monzino ed Umberto Nobile, dal titolo “Mistero e fascino delle Terre Polari”. Non si è insomma scaduti nella mera divulgazione, ma neppure nell’eccesso opposto. A Milano, insomma, ha avuto luogo un happening che ha reso partecipe l’Italia del fermento culturale e dell’interesse legato all’Anno Polare Internazionale (International Polar Year), finalmente in una città che da sempre si è dimostrata il più sensibile ed avanzato polo culturale italiano. Il convegno, come dicevo, è stato un momento di incontro e scambio per molte persone, tra cui il sottoscritto, per rendere partecipi sempre più neofiti dell’importanza strategica e culturale di questi studi. Studi che non si devono intendere come esercizio d’Accademia, ma come centrali filoni d’indagine; in tal senso basti pensare agli entusiastici risultati snocciolati da Gianluca Frinchillucci, direttore del Museo Polare “Silvio Zavatti” di Fermo, relativamente al progetto “Carta dei popoli Artici” (www.museopolare.it - www.polarmap.org) . Pur consci della funzione “notarile” di questa attività, nel senso che le popolazioni oggetto di indagine stanno di fatto scomparendo, non si può prescindere l’importanza culturale con specifico riguardo alle ricerche future. Interessante anche il non banale accostamento tra “Polo Nord” e “Polo Sud”, giustamente definiti come due estremi che si incontrano, nell’ambito dunque di un nuovo modo di intendere le problematiche di quello che va delineandosi come un “sistema polare”, con problematiche, necessità e drammi per ampi tratti affini. L’ampia platea convenuta, mi fa ritenere che si stia innestando, anche da noi, una cultura del Polo, e tale convinzione viene suffragata anche dalle cifre sugli ingressi alla mostra “Inuit e popoli del ghiaccio” tenutasi lo scorso anno a Torino presso il Museo Regionale di Scienze Naturali (più di 50.000 ingressi www.popolidelghiaccio.org) o al positivo esito della manifestazione “Omaggio al Canada” (Sculture del popolo Inuit del Canada) di Rivoli. Non v’è dubbio, tuttavia, che tale interesse abbia radici profonde in figure di esploratori come Monzino, Nobile, Zavatti nel ‘900 e, più all’indietro a Bove (www.giacomobove.it) , Amedeo di Savoia ed i fratelli Caboto solo per citare i nomi capitali. Il limite, come appare chiaro, è che il ruolo dell’Italia si è sempre posto nella punta di diamante nell’ambito scientifico-esplorativo, ma è de facto mancata la cultura del Polo di cui parlavo poc’anzi; bisogna anche sottolineare che la strada da compiere è ancora lunga, quando si pensa che il governo italiano non ha ancora sottoscritto ufficialmente il protocollo concernente l’Anno Polare.

Temi, insomma, per ampi tratti estranei al patrimonio culturale collettivo, nonostante le svariate implicazioni accorse; basti dire che proprio nell’ambito polare è stato rinvenuto un esemplare di “Tiktaalit rosae” (“pesce con le braccine”), anello che mancava alla completa mappatura evolutiva della specie, chicca a sorpresa proposta dalla prof.ssa Gabriella Massa di Torino. A margine, mi si consenta, vorrei in special modo sottolineare due degustazioni che hanno avuto luogo a margine del convegno: una è quella proposta dalla Cantina di Maranzana (www.cantinamaranzana.com), vini piemontesi tra i più buoni che abbia mai assaggiato, e l’altra di tisane Inuit provenienti dall’Istituto Culturale di Avataq (Canada), facenti parte di un progetto per la salvaguardia e la cooperazione della cultura tradizionale Inuit. Una dovuta riflessione, infine, va fatta sulle persone che ho avuto modo di conoscere in quell’occasione e che devo ringraziare per l’amabilità, l’umanità e l’amicalità con la quale mi hanno accolto. Elogiando il loro tenace operato ho svolto in questa sede un ben modesto servizio, ma di tutto cuore posso testimoniare quale allargamento di vedute e di spirito porti l’esperienza di studio ed esplorazione in area polare. Credo davvero che tutti i cari amici che nella mia breve trasferta ho conosciuto siano davvero persone speciali perché studiano cose speciali, che aprono gli occhi in senso pieno su un più ampia visione della vita. Per me il mondo polare è fonte di esempio e di monito, quindi la possibilità di confronto con tali insigni esponenti ha accresciuto in me l’interesse per una galassia piena di stimoli etici e spirituali ancorché culturali.

SITO DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE ORGANIZZATRICE: www.circolopolare.com

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A cura dell'inviato Alberto Leoncini e Foto©Gabriella Massa e Gianni Fassio, Torino.  

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