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Direttore Federico De Nardi www.abcveneto.com lunedì 1  ottobre 2007
IV anno,  2007
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Pensa con i sensi, senti con la mente. L’arte al presente

Di Camilla Bortoluzzi

“Questa esposizione non si basa su una proposta ideologica o teorica onnicomprensiva. Piuttosto si fonda su un atteggiamento di base nei confronti dell’arte, rivolto a supporre che le dicotomie analitiche tra il percettivo e il concettuale, tra pensiero e sentimento, piacere e dolore, intuizione e riflessione critica, troppo spesso oscurano o negano la presenza complessa di tutti questi fattori nella nostra esperienza del mondo, nonché la presenza di tutte queste dimensioni nell’ arte che ne deriva”. Robert Storr, direttore.

Una cinquantaduesima Biennale all’insegna della libertà emotiva, etica e psicologica, una libertà che, partendo dalla mente di ogni uomo, si riflette poi nell’ arte di alcuni “prescelti”. La Biennale di Venezia, come si sa, è formata nella sua totalità da tre “blocchi” principali: l’Arsenale, i Giardini e le Corderie/Artigliere.

Oltre a tali raggruppamenti vi sono poi numerose installazioni dislocate in tutta la città, anche queste, frutto dell’intelligenza ed estro di artisti stranieri. Per ragioni di tempo, ho dovuto fare una selezione su cosa visitare, ho deciso quindi di dedicarmi solo alla parte dei Giardini, non solo per la Biennale in sé, ma anche per la serenità che quegli alberi immensi mi hanno sempre trasmesso.

Il primo padiglione è ovviamente quello italiano, anche se in realtà al suo interno vi è un solo artista della nostra nazione: Giovanni Anselmo. Gli altri sono invece di nazionalità eterogenee tra loro. Come per ogni opera d’ arte, è difficile fornire un giudizio tecnico e morale oggettivo, questo perché, a parer mio, cercare di interpretare il pensiero e i sentimenti di un’ altra persona è sempre un po’ rischioso, se non addirittura: invadente. Ciò nonostante, il mio compito in questo preciso contesto è giudicare o, tutt’ al più, fornire un modesto parere personale. Comincerò quindi col dire che, in generale, non mi è piaciuta, al di là di pochissimi padiglioni, tra cui: quello dei paesi nordici (Finlandia, Norvegia, Svezia), quello francese, quello della Repubblica Ceca e Slovacca ed infine quello venezuelano. Ho trovato le installazioni presenti in questi particolari padiglioni originali, toccanti e, perché no, anche divertenti. Un esempio su tutti, l’ immensa parete formata da bersagli che caratterizza il padiglione dei paesi nordici. Ogni visitatore aveva la possibilità di dilettarsi nel gioco delle freccette per tutto il tempo che desiderava! Emozionante anche l’ architettura del padiglione in sé: costruito attorno ad un albero sicuramente centenario. Trafiggono il cuore anche le meravigliose foto che arricchiscono il padiglione venezuelano! Le immagini sono, per lo più, di uomini e donne in posa di fronte all’ obbiettivo con sfondo, il magnifico paesaggio naturale del Venezuela. Ciò che colpisce, è sicuramente la nitidezza dei colori, così vivi e brillanti che rendono, viva, l’ immagine stessa. Sembra quasi di poter toccare quelle nuvole bianche che si notano all’ orizzonte e che riempiono il cielo azzurro, soffocandolo con il proprio candore. Una sensazione di pienezza e di realtà pura, viene elargita da quei volti sicuri e quieti. Continuando con l’ elenco, posso citare il padiglione francese, costituito da immagini di donne, appartenenti ad etnie diverse, fotografate nel momento in cui stanno leggendo una lettera. Ogni fotografia, scrupolosamente in bianco e nero, è accompagnata dalla gigantografia della lettera in questione. Quest’ultima, ovviamente, di lingua diversa a seconda della donna a cui si riferisce. E’ piacevole, se non intrigante, vedere le sfumature dei sorrisi o il corrucciarsi delle fronti, carpire i pensieri di ogni donna durante la lettura, smascherarne lo stupore. E’ come un minuscolo “Grande Fratello”, solo che in fotografia e non in movimento. In fine, passiamo ai lati oscuri di questa rassegna d’ arte: il padiglione spagnolo, per citarne uno. Assolutamente lugubre e mortificante per l’ intelligenza umana dato che non si capiva nulla! In particolare non mi è piaciuto l’ insieme di foto con sfondo viola e per soggetto un teschio.

Sarà che per me l’ arte dovrebbe rappresentare, se non sempre almeno quasi, qualcosa di positivo e che non sono molto portata per il lugubre però… l’ho trovato comunque notevolmente raccapricciante. Insomma, una biennale decisamente insolita, anche se non meno degli ultimi anni, che può far breccia nel cuore dei visitatori come lasciarli alquanto perplessi! Nonostante ciò, l’arte è bella perché è varia e soprattutto, la biennale resta una grande dimostrazione di quanto la mente umana possa fare perciò… andateci!

Di Camilla Bortoluzzi

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