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"Gengis Khan e il tesoro dei Mongoli"

A cura di Abcveneto

Adriano Madaro e Dino De Poli
Adriano Madaro e Dino De Poli (foto di Maria Ester Nichele)

Le Grandi Mostre “La Via della Seta e la Civiltà Cinese”, promosse da Fondazione Cassamarca di Treviso su iniziativa del suo Presidente On. Avv. Dino De Poli e dall’Accademia Cinese di Cultura Internazionale di Pechino - con la collaborazione di Fondazione Italia Cina e Touring Club Italiano - dopo l’esordio con “La Nascita del Celeste Impero” (2005-2006), proseguono con la seconda esposizione intitolata “Gengis Khan e il Tesoro dei Mongoli” dal 20 Ottobre 2007 al 4 Maggio 2008, sotto la regìa del curatore Adriano Màdaro, sinologo e membro del consiglio direttivo permanente dell’Accademia cinese.

A Casa dei Carraresi a Treviso, saranno esposti quasi quattrocento preziosi reperti archeologici che documenteranno l’evolversi della civiltà cinese dal X al XIV secolo, cioè dall’anno 907 (caduta della Dinastia Tang) al 1368 (caduta della Dinastia Yuan).

Sarà dunque ripreso il cammino storico dal punto dove è stato lasciato con la prima Mostra per proseguire attraverso un periodo poco esplorato della Storia cinese, tra il X e il XII secolo, mentre con l’avvento della Dinastia Mongola degli Yuan nel XIII secolo si entra nell’epoca in cui la Cina viene “scoperta” in Europa grazie al libro a sorpresa di Marco Polo, quel “libro delle meraviglie”, Il Milione, che più di tutti scatenerà le cupidigie del nascente colonialismo europeo, fino a spingere Cristoforo Colombo a scoprire l’America, suo malgrado, nel tentativo di trovare una via marittima diretta tra l’Europa e la Cina. Ma questa è già una parte del tema della terza Mostra del 2009-2010.

Con l’epopea delle Dinastie mongole si andrà dunque ad esplorare un tratto di Storia della Cina poco noto e, dal punto di vista dei reperti archeologici, assolutamente inedito per l’Occidente, ancorché in gran parte ignorato nella stessa Cina. Si tratta di tre Dinastie fondate da “minoranze etniche” non cinesi, di origine tartaro-mongolica, che hanno dominato la scena storica della Cina a partire dal X secolo, quando la caduta dei Tang nel 907 produsse un collasso che genererà ripercussioni e instabilità fino all’avvento al potere sul trono celeste dei discendenti di Gengis Khan. Tuttavia, prima dell’affermazione delle Dinastie provenienti dalle praterie settentrionali, vi è il mezzo secolo che va dal 907 al 960 – una battuta di ciglia nell’immensità della Storia cinese – che si è rivelato agli studiosi di una importanza straordinaria per l’arte e per la cultura. E’ il periodo noto come le Cinque Dinastie (Wu Dai) e i Dieci Regni (Shi Di Guo), un cinquantennio di frammentazione dell’ex impero Tang, di lotte incrociate per la supremazia, di rapidi cambi dinastici ma straordinariamente di grandi fermenti culturali. Proprio in questo periodo di caos la cultura ha avuto uno sviluppo incredibile e la Mostra di Treviso lo testimonierà con una serie di reperti eloquenti, come un eccezionale bassorilievo dipinto che rappresenta un’orchestra e una serie di affreschi con scene di vita a Corte dalle quali è facile cogliere un clima di raffinata civiltà.
Già dal mese di dicembre 2005 la Commissione scientifica della Mostra ha iniziato ad occuparsi dell’identificazione dei reperti che illustreranno questa seconda puntata, effettuando i sopralluoghi nei Musei delle regioni a nord della Grande Muraglia e soprattutto nei siti archeologici di recente scoperta.
Trattandosi di Dinastie “straniere”, fino a tempi recentissimi non è stata riservata particolare attenzione alla loro esplorazione storica e archeologica, ma grazie anche al progetto delle Grandi Mostre di Treviso negli ultimi tre anni si è assistito a una accelerazione nell’indagine conoscitiva delle Dinastie Liao (907-1125) Xi Xia (1032-1227) e Jin (1115-1234), rispettivamente insediate da sovrani di origine mongola, turco-tibetana e tunguso-tartara, originate in regioni a nord della Grande Muraglia e poi estese a gran parte della Cina. Il lavoro della Commissione Scientifica è a dir poco entusiasmante poiché per la prima volta sono stati raggiunti siti archeologici sperduti nelle enormi regioni della Mongolia Interna e dell’ex Manciuria, mettendo insieme un “puzzle” storico avvincente sia per gli eventi che in quelle regioni si sono prodotti tra il X e il XIII secolo, sia per la quantità e la qualità dei reperti che sono stati individuati per “costruire” la Mostra del 2007-2008. Per esempio, dalla tomba di una principessa Liao, morta a soli 18 anni, è venuta alla luce intatta la sua dote funebre, che in parte coincide con la dote nuziale. Si tratta di una quantità di oggetti di enorme valore archeologico, gran parte in oro, che testimoniano l’alto livello artistico raggiunto dai mongoli Qidan intorno all’anno Mille. La Dinastia dei Liao è oggi considerata una fra le maggiori della Cina antica, e infatti l’impero dei Qidan era, all’epoca, il più grande dell’Asia. Le recenti scoperte archeologiche delle quali ai Carraresi si darà ampia testimonianza, hanno confermato il grande contributo culturale che tra X e XII secolo è venuto alla Cina dai Qidan. Ritenuta a torto fino a poco tempo fa una dinastia semibarbara, i reperti che saranno esposti a Treviso proveranno il contrario, a cominciare dalla “civiltà del cavallo”. Altri reperti, provenienti dalla piccola regione semidesertica del Ningxia, formata dall’alto corso del Fiume Giallo, sono stati scavati nel campo archeologico di Yinchuan dove era stato fondato lo Stato di Xi Xia letteralmente distrutto dalle orde di Gengis Khan negli anni Venti del XIII secolo. La Dinastia Xi Xia aveva sviluppato una interessantissima e misteriosa cultura inventando una propria scrittura ideogrammata ed esprimendosi attraverso un genere di scultura che coniugava inizialmente i canoni classici cinesi con le influenze centro-asiatiche, indiane o addirittura europee come testimoniano i reperti che saranno esposti a Treviso. Infine i Jin, gli antenati dei futuri Manciù, che fondarono Pechino e introdussero nella cultura cinese elementi importanti della loro civiltà guerriera. L'Impero Mongolo è il più grande di tutti i tempi, andava dal Mar del Giappone all’Adriatico. La Mostra tocca il suo “top” con la sella attribuita a Gengis Khan.

Casa dei Carraresi ospiterà non solo oggetti di squisita fattura artistica contemporanei di Marco Polo, ma anche le armi della conquista mongola: archi, frecce aerodinamiche, bombe esplosive, elmetti e maglie in ferro, ma anche raffinati abiti di seta, oggetti di uso quotidiano, selle cesellate, finimenti per cavalcature, insomma, un compendio di reperti che testimonieranno, rivalutandola, l’epopea dei Mongoli.
È per questo che nella ricerca e selezione dei reperti che illustrano tutto il XIII secolo e oltre la metà del XIV, provenienti da siti archeologici della Mongolia Interna, si è avuta cura di mettere in luce il livello di civiltà raggiunto dai Mongoli, da Gengis Khan a Qubilai suo nipote, il fondatore della Dinastia cinese Yuan. In questa scelta si è tenuto conto sia della fase della straordinaria conquista militare, sia delle produzioni artistiche che sono avvenute in quello che è stato definito “il secolo dei Mongoli”.

Reperto mongolo a TrevisoIl nostro Marco Polo, che fu alla corte di Qubilai nella mitica Khanbaliq (l’odierna Pechino), avrà una sua nicchia di riguardo nella Mostra e si constaterà attraverso una scelta attenta di straordinari reperti coevi quale era il livello di civiltà raggiunto dal Gran Catai (la Cina settentrionale conquistata dai Mongoli) all’epoca del viaggio e del soggiorno di Marco Polo. Un altro aspetto storico che verrà chiarito riguarda i rapporti tra Impero Mongolo e Papato, soprattutto su iniziativa coraggiosa dei Francescani che per primi, subito dopo la morte di San Francesco, inviarono missionari alla Corte del Gran Khan.

Fra’Giovanni da Pian del Carpine sarà latore di lettere di Innocenzo IV nel tentativo di fermare la marcia della cavalleria mongola nel cuore dell’Europa cristiana. Mentre Fra’Giovanni da Montecorvino diventerà il primo vescovo cattolico di Khanbaliq. Ma già nei secoli precedenti vi era stata la “semina” dei Nestoriani che avevano fatto conoscere la figura di Cristo sia ai Cinesi che ai Mongoli, trovando interesse e conversioni soprattutto fra questi ultimi. Alcune preziose croci nestoriane venute alla luce in recenti scavi nella Mongolia Interna saranno esposte a Casa dei Carraresi, testimonianze rarissime e di eccezionale valore storico.
Altre sezioni della futura Mostra saranno dedicate alla Dinastia, questa sì tutta cinese, dei Song Settentrionali e Meridionali, che soprattutto con le loro inimitabili porcellane guadagneranno tanta fama nella Storia cinese. Spazzati dal potente esercito di Qubilai Khan durante il soggiorno di Marco Polo, i Song vengono rivalutati per la prima volta in Occidente proprio con la Mostra di Treviso, ricollocati nel posto d’onore che nella Storia della Cina spetta a questa Dinastia raffinata quanto sfortunata.

Questa galoppata attraverso quattro secoli di Storia cinese illuminerà con una luce diversa l’epopea di Gengis Khan, finora relegato nel capitolo sanguinario delle feroci guerre da lui scatenate. Ma oggi gli storici sono inclini ad effettuare una revisione biografica delle sue gesta, collocandolo a diritto tra quei grandi personaggi della Storia che hanno contribuito a rendere il mondo più piccolo e quindi a ridurre l’incomunicabilità. Il suo, in fin dei conti, era un progetto di modernità, oggi diremmo di globalizzazione. La Mostra del 2007 si occuperà anche di questo tema affascinante e perfino attuale.

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