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Intervista-colloquio con lo scultore armeno Mikayel Ohanjanyan

Di Maria Ester Nichele

Martedì 31 luglio 2007 era una bellissima giornata calda piena di sole, con l’aria dolce delle colline trevigiane. Ci trovammo con un piccolo gruppo di persone nel salone delle feste al Club Verdurin a parlare di scultura con il giovane artista armeno Mikayel Ohanjanyan.

Abcveneto: Come ha deciso di venire in Italia?

Mikayel Ohanjanyan
© Maria Ester Nichele
Mikayel: E’ stata una decisone dopo un caso. Ho sempre pensato di andare a continuare e approfondire il mio studio fuori dall’Armenia, in Russia, Francia o Germania. Nel 1998, quando ancora ero studente del 3 anno dell’Accademia di Erevan partecipai alla Biennale Dantesca di Scultura di Ravenna, e vinsi il III premio. Durante una visita a Firenze, m’innamorai della città e ho pensato di continuare i miei studi proprio a Firenze e cosi ho deciso.

Abcveneto : Come è nata la sua passione per la scultura?

Mikayel: Fin da bambino mi piaceva disegnare e modellare, soprattutto con la plastilina, era più comodo. In un secondo momento i miei genitori che lavoravano tutti e due, per non lasciarmi solo a casa dopo le lezioni di scuola elementare a dieci anni, mi hanno iscritto a una scuola d’arte. Poi mia madre mi ha sempre spronato a leggere e mi regalò la biografia di Auguste Rodin. Rimasi affascinato dalla lettura di questo libro. Ho capito quale era la mia passione e che avrei continuato con tanta volontà a proseguire in questo cammino. In quel momento forse è stata una scelta infantile, ma col tempo, durante degli studi di scuola d’arte e liceo superiore d’arte di Erevan iniziai capire che veramente era quello che mi piaceva. Col tempo cresceva ovviamente anche la coscienza e la responsabilità della mia scelta. Mi affascinava la forma, la materia.

Abcvento: In quale città dell’Armenia è nato e dove ha studiato?

visita alla Pieve
2007©Maria Ester Nichele
Mikayel: Sono nato nella capitale dell’Armenia, ad Erevan. E’ una città molto bella, con una popolazione di circa un milione e mezzo di abitanti. I miei genitori lavoravano in una cittdina a una ventina di chilometri dalla capitale, una città che ha circa 40 anni e porta un nome di una città antica, che attualmente si trova in Turchia, dovuta ai massacri dell’inizio del XX secolo da parte del governo ottomano. Si chiama NOR HADJN ( NUOVA HADJN). Qui ho frequentato le scuole primarie nella nuova città poco distante dalla capitale. Poi per il liceo e l’Accademia invece sono andato nella capitale, dove risiedevano i miei nonni.

Abcveneto: So che lei ha già vinto parecchi premi, e le sue sculture sono esposte in diversi musei. Ci può raccontare un po’ il suo lavoro?

Mikayel: La scultura per me è un modo, un linguaggio per esprimersi, parlare delle mie idee attraverso una forma nella tridimensionalità. Mi ha sempre affascinato e ancora mi affascina la sensazione di tridimensionalità. Creare e plasmare una forma per me significa scoprire dei nuovi spazi che riesco a sentirli e vederli durante il lavoro. Ogni volta sembra una navigazione nell’aldilà. Le idee e i concetti di solito nascono dalle riflessioni di tutto quello che mi circonda, persone, situazioni, ambiente, eccetera. Poi pian piano si plasmano e iniziano prendere delle forme immaginarie per poi essere realizzate. In Armenia ho avuto una buona scuola, molto professionale basata sull' arte classica; greco – romano, rinascimentale. Ho avuto anche dei professori che mi hanno insegnato come “leggere”, capire e creare la scultura, cioè la forma. Sembra molto banale ma è un linguaggio molto difficile, dove hai pochissimi mezzi e devi esprimere tutto ciò che pensi realizzandolo in una forma. Poi con gli studi in Italia ho iniziato ad approfondire ancora di più. La possibilità di vedere, mettersi a confronto, analizzare fanno crescere professionalmente. Attualmente lavoro su alcuni temi, tra cui l’ " Attesa”. Una soluzione che gioca sul riflesso, creando una riflessione sull’attualità, attesa che si nota al livello politico, economico, sociale, eccetera.

Battistero della Pieve di San Pietro di Feletto
2007© Maria Ester Nichele

Abcveneto: Quando sento parlare una persona armena, penso sempre al grande genocidio che c’è stato nel XIX secolo e poi nel 1915-'16, ad opera del governo turco-ottomano. Questo è stato portato alla ribalta dal senato francese, che l’otto novembre del 2000, lo ha denunciato come genocidio . Quando parlo con un armeno penso sempre alla sua sofferenza, al dolore di questo popolo e alla sua diaspora. Lei come sente e come vede questo terribile e crudele evento? Cosa le hanno raccontato i suoi nonni, i genitori, un po’ tutta la sua famiglia?

Mikayel: I miei bisnonni o nonni sono del Sud dell’attuale Armenia,cioè un'area minuscola dell’Armenia storica, e quindi non hanno subito queste tragedie direttamente. Ho iniziato a sentire sin dal piccolo quello che e’ accaduto da libri, pubblicazioni, film. Ogni anno il 24 di aprile c’è la commemorazione delle vittime di questa tragedia. Vengono da tutto il mondo per ricordarli, per mettere dei fiori sul monumento della memoria. Ogni volta lascia dei brividi sulla pelle e fa pensare dell’assurdità delle azioni umane, che purtroppo si vedono anche oggi. Penso che il riconoscimento di questo genocidio dove sono state assassinate circa 1.500.000 persone, la prima tragedia del XX secolo, da parte di tutti sarebbe una vera denuncia per evitare delle analoghe azioni per il futuro e le future generazioni.

Abcveneto: Lei parla molto bene l’italiano, come si è avvicinato a questa lingua?

Mikayel: Grazie agli scrittori. Cerco di migliorarlo, credo che uno dei modi più diretti per conoscere la storia, la cultura, le tradizioni degli altri popoli sia proprio la lingua e la letteratura, poi mi piace imparare le lingue. Il primo scrittore italiano che ho letto era Dante in armeno. Dovevo leggere “la Divina Commedia” per potermi preparare alla Biennale dantesca di Ravenna. Poi dopo il mio arrivo in Italia, ho iniziato a leggere in italiano. Di solito leggo secondo delle mie esigenze e curiosità. A ttualmente sto rileggendo “Le città invisibili” di Italo Calvino e ho iniziato il “Postglobal” di Mario Deaglio.

Abcveneto: Qual è il cibo italiano che preferisce, così pure i dolci e il vino?

Mikayel: Per quanto riguarda il cibo, amo i vini e i dolci. Devo dire sono molto curioso e apprezzo molto sia il cibo, sia il vino o i dolci di tutte le regioni d’Italia. Sono molto diversi e molto buoni, perchè rappresentano anche le loro tradizioni, la storia, i modi di fare e il pensiero, come la lingua.

Abcveneto: Come viene vissuta la religione nel suo Paese, dopo la persecuzione che c’è stata contro i Cristiani ad opera del regime comunista?

Presentazione con Il parroco Alla Pieve di S. Pietro di Feletto
2007©Maria Ester Nichele

Mikayel: durante il regime ci sono state delle persecuzioni, ma oggi per fortuna non ci sono più, ognuno è libero da questo punto di vista nelle sue scelte religiose. L ’Armenia sempre ha subito delle invasioni sin dall’antichità per motivi commerciali, geopolitiche, anche religiose. Credo che il fatto di essere cristiani ed essere stati sempre legati alla Chiesa come un punto di riferimento, per gli armeni sia stato molto importante per poter mantenere la propria identità, cultura, le proprie tradizioni, grazie alle quali è riuscita a sopravivere.

Abcveneto: Come ha appreso la storia del suo Popolo, del genocidio, delle persecuzioni?

Mikayel: La storia del popolo armeno si studiava nelle scuole, c’era la materia Storia dell’Armenia, come si studiava anche Storia dei altri popoli, il loro sviluppo culturale e storico. Poi sono stato sempre interessato alla storia quindi leggevo altri materiali, articoli, libri, anche fonti straniere.

Di Maria Ester Nichele


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