Inaugurazione della mostra, giovedì
6 settembre 2012, ore 19.00. Padova - ex Macello, via Cornaro 1
Occasione unica e irripetibile per scoprire l´intero universo
artistico di Paolo del Giudice, questa mostra propone una
scelta di oltre cento dipinti, in gran parte di grandi dimensioni,
che spazia sulle molteplici tematiche della sua ricerca negli ultimi tre
decenni.
Del Giudice ama confrontarsi con spazi non convenzionali, anche mai
utilizzati in precedenza a scopo espositivo.
Nel 2006, con la rassegna Viaggio in Italia, è stato il secondo artista
a misurarsi con un luogo metafisico come la Torre Massimiliana
dell´isola di Sant´Erasmo nella laguna di Venezia: una struttura
militare austriaca a pianta circolare con due piani di sale ad anello, in
cui ha proposto il binomio Venezia-Marghera.
Nel 2010 si è inventato la mostra Verde Rame nell´edificio dei
forni fusori, cuore del complesso minerario della Valle Imperina
nell´Agordino. I dipinti, ispirati al luogo medesimo e alle chiese
veneziane, erano miracolosamente sospesi alle capriate e ai tiranti
dell´edificio, tra i forni che assicuravano la metà del rame necessario
alla Repubblica Veneta.
Lo scorso anno, con Percorsi dipinti, ha realizzato il sogno di trasformare
un´intera città ,la sua, in spazio espositivo, con un omaggio a Treviso
che coinvolgeva chiese, musei e spazi pubblici, in un gioco di specchi
ed un rimando continuo tra i luoghi reali e quelli dipinti.
Mentre in questi esempi si è trattato di rassegne tematiche, quella di
Padova è la prima a spaziare in forma così completa, a 360 gradi, sui
molteplici e opposti aspetti della sua ricerca.
Nei milleduecento metri quadri dell´ex Macello, una struttura a
capanna sorta sul terrapieno dei bastioni rinascimentali, a metà tra
un opificio e una stazione ferroviaria del primo Novecento, l´artista ha
rinunciato alle strutture espositive esistenti che dividevano e in parte
annullavano la magia dell´ambiente, per metterne a nudo la struttura
fatta di colonne poggianti su basamento marmoreo, che sorreggono
lo scheletro metallico della copertura. Emergono così anche le pareti
rivestite alla base di marmo rosa veronese e le migliaia di ganci
testimoni delle operazioni di macellazione qui svoltesi fino agli anni
Settanta. A quei ganci sono appesi i dipinti in confronto e dialogo
tra loro e con l´ambiente senza ordine tematico e cronologico, in una
disposizione apparentemente casuale. Si può vagare così tra grandi
biblioteche storiche, scaffali di archivi, librerie domestiche, volti
di scrittori e poeti, facciate sontuose e altari in penombra di
chiese barocche, fabbriche dismesse, buche di fonderia, ponti
e cavalcavia, angoli di palazzi ed edifici di periferia, parcheggi,
treni, camion, autocisterne, petroliere…
Sono esposti anche lavori mai usciti dallo studio, alcuni dei
quali non potevano mancare come omaggio alla città di
Padova: le penombre delle volte e delle cappelle dell´interno
di Santa Giustina, la mole spoglia della facciata del Duomo, il
recinto sacro del cortile del Bò. Inoltre una piccola serie, a cui
l´artista lavora da molti anni, ispirata alla facciata in forma di
palazzo della chiesa scamozziana di San Gaetano in via Altinate,
con la luce radente che mette in risalto il gioco di lesene,
nicchie, inferriate, portali. Infine immagini che appartengono
solo alla memoria, come i demoliti mercati generali in zona
Fiera e la ferita della chiesa degli Eremitani devastata dal
bombardamento del 1944.