Lavori nel campo dei giochi di ruolo da sempre...Cos'è, innanzi tutto un gioco di ruolo?
Marco Maggi: Per iniziare una piccola precisazione: ho iniziato la carriera di ‘game designer’ nei primi anni ’90
con un gioco di ruolo, “Lex Arcana” (pubblicato in Italia, dalla trevigiana Dal Negro). Ben presto
io e il mio collega e amico
Francesco Nepitello, col quale collaboro da allora, siamo però passati a
inventare giochi da tavolo più “tradizionali” (alla Monopoly e Risiko, tanto per capirci) e su quei
giochi si è basato il nostro lavoro per molto tempo. Solo qualche anno fa siamo tornati ai giochi di
ruolo col titolo “L’Unico Anello”, basato sulle opere di J.R.R. Tolkien e pubblicato in tutto il
mondo (in Italia è edito da Giochi Uniti). Attualmente io e Francesco lavoriamo quindi su entrambi
i settori: giochi di ruolo e giochi da tavolo.
Il ‘gioco di ruolo’ è una particolare categoria di giochi di società, che privilegia gli aspetti
narrativi alla competizione (in un gioco di ruolo non c’è infatti un vero ‘vincitore’ della partita). Il
gioco è solitamente edito in forma di libro, ma come in un normale gioco di società, durante una
partita i partecipanti siedono attorno a un tavolo. Un giocatore assume il ruolo di ‘direttore di
gioco’, mentre tutti gli altri giocatori interpretano un personaggio, una specie di alter ego le cui
caratteristiche fisiche e psicologiche sono normalmente riassunte in una ‘scheda del personaggio’
che tengono davanti a loro e consultano di tanto in tanto. Ogni gioco di ruolo è strettamente legato
a una ‘ambientazione’, tratta da libri, film o dalla storia (ad esempio nel nostro ultimo gioco,
l’ambientazione è quella del mondo del Signore degli Anelli). I personaggi dei giocatori si muovono
all’interno di questa ambientazione, confrontandosi con trame solitamente avventurose e
misteriose. Il giocatore ‘narratore’ svolge invece il ruolo di guida e ‘interpreta’ anche tutti gli altri
personaggi che i giocatori incontrano. Purtroppo è il vero tipo di gioco che è molto più complicato
da spiegare che da giocare…
Potremmo anche dire che un gioco di ruolo è simile a una serie televisiva: ogni storia può durare
svariati episodi (ogni storia di un gioco di ruolo può richiedere diverse serate per essere
completata), e una volta finita la storia, ne può cominciare un’altra con gli stessi protagonisti (nel
gioco di ruolo si possono giocare molte storie con gli stessi personaggi).
Raccontaci come è iniziata questa passione?
Marco Maggi: Prima dei giochi per computer ed internet… Negli anni ’80 anche in Italia hanno cominciato a diffondersi libri-gioco e giochi ruolo, una forma
di passatempo che aveva come caratteristica il formarsi di ristretti gruppi di gioco (solitamente
riservati ai maschi…). Il più famoso gioco di ruolo di allora (e che tutto sommato è ancora il
leader del mercato in questo campo) era Dungeons & Dragons.
Come molti delle mia generazione sono stato catturato dal fascino di questo tipo di giochi, dove
potevi ‘vivere’ storie esotiche e fantasy, e nelle quali il personaggio che interpretavi diventava
l’eroe.
Nel 1991 ho iniziato a lavorare in uno studio di giochi qui nella mia città, Venezia, e ho avuto modo
di conoscere i principali editori italiani di giochi. Un po’ alla volta io e il mio collega Francesco
abbiamo iniziato a collaborare con questi editori, scrivere per le loro riviste, e alla fine progettare
per loro dei veri e propri giochi.
Come nasce un gioco di ruolo e come portate avanti il progetto?
Suppongo che per i giochi valgano discorsi simili a quelli dei libri. Come i libri infatti i giochi
hanno degli autori, che guadagnano in base alle vendite. E come i libri, i giochi sono pubblicati da
editori. Quando un inventore inizia questo strano percorso che lo porterà (forse!) a diventare un
autore professionista solitamente cerca di preparare vari giochi (in forma di prototipo) da mostrare
a più editori possibile, sperando che qualcuno li apprezzi e voglia pubblicarli. Intanto gli anni
passano, i prototipi aumentano, i primi articoli sulle fanzine prima e su riviste specializzate poi
diventano magari dei mini-giochi e il numero di persone che conosci e che lavorano in questo
campo aumenta. Alla fine, arrivi a collaborare più strettamente con un solo editore che può
diventare magari il tuo trampolino di lancio per dare inizio a una “carriera”.
Per rispondere finalmente alla tua domanda: attualmente, dopo più di venti anni che lavoriamo in
questo campo, che si tratti di un gioco da tavolo o un gioco di ruolo ben di rado accade che io e
Francesco ci immergiamo mesi e mesi nella progettazione di un gioco senza una qualche sicurezza
di pubblicazione. Più facilmente accade che concordiamo con gli editori un progetto, che si
sviluppa poi nell’arco di svariati mesi (a volte anni); manteniamo inoltre uno stretto contatto con
gli editori stessi durante l’avanzare della progettazione.
Abitare a Venezia ha influito sulla tua scelta di vita?
Marco Maggi: Devo dire che in qualche modo Venezia è stata determinante! Girando a piedi per la città (che
rappresenta il principale modo per spostarsi…) è facile incontrare persone e fermarsi a
chiacchierare e, ad esempio nel 1990, venire a sapere che poco distante da casa c’era uno studio di
giochi, e che collaborava con quello studio uno dei più importanti inventori di giochi del mondo del
decennio precedente (Alex Randolph), e che quello stesso stesso inventore di giochi abitava da anni
proprio a Venezia… Sì, direi proprio che Venezia ha influito sulle mie scelte!
Lavori da solo o in equipe?>
Marco Maggi: Forse si è già capito che in realtà fin dall’inizio abbiamo lavorato sempre in due, io e Francesco.
Da qualche anno abbiamo anche una vera e propria società insieme, la
fm game studio.
Da dove prendi le idee?
Mah… Sarebbe bello rispondere: dai sogni, dalle sensazioni provate davanti a un tramonto o da
un’intuizione avuta sotto la pioggia. A parte il fatto che può anche capitare ed è capitato, ma quello
del game designer è tutto sommato un vero e proprio mestiere, che più spesso si basa sulla
conoscenza del mondo ludico, dei gusti del pubblico, del capire se un meccanismo al quale lavori
da settimane reggerà alle infinite prove che seguiranno…
Il momento più esaltante nella progettazione è comunque sicuramente quello iniziale, quello che
chiamiamo del brainstorming, nella quale idee e soluzioni vengono proposte a getto continuo. Poi
si inizia a scremare, elaborare, a scremare ancora e ancora.
Qual è il gioco che hai amato di più e perché?
Marco Maggi: Tra i miei? Ho una particolare predilezione per un gioco uscito un paio di anni fa, “
Venetia, ascesa
e declino della Serenissima”, un giocone di società pubblicato in Italia da Giochi Uniti, che
ripercorre la quasi millenaria storia di Venezia nel Mediterraneo. Un progetto al quale abbiamo
lavorato a lungo, e dove sia gli autori (noi) che l’illustratore (Matteo Alemanno) siamo veneziani.
E il tuo più grande successo?
Marco Maggi: Qui la risposta è più semplice. Si tratta di un gioco da tavolo pubblicato la prima volta nel 2004:
“La Guerra dell’Anello” (“War of the Ring” in inglese), anche questo basato sul Signore degli
Anelli di Tolkien. Nel corso degli anni successivi il gioco ha avuto continue ristampe e finora le
vendite hanno superato le 120.000 copie (nel mondo). Ci ha dato molte soddisfazioni e continua a
darcene!
Oltre questo lavoro che è anche una passione, che cosa ti piace fare?
Marco Maggi: Anche qui la risposta è semplice (e banale): viaggiare. E possibilmente in posti diversi da noi per
cultura e usanze. Ho anche una strana passione per le pinacoteche…
Quali sono i tuoi libri preferiti?
Marco Maggi: Quanti ne posso mettere? Beh, di solito come primo libro scelgo ovviamente
Il Signore degli Anelli
di J.R.R.Tolkien (molti giochi che faccio si basano sulle sue opere). In anni passati ho avuto una
passione per il genere gotico e horror (H.P. Lovecraft, S. King, E.A. Poe; su quest’ultimo ho svolto
la mia tesi di laurea). In tempi più recenti sono diventato meno monotematico e spazio abbastanza,
anche per quanto riguarda la saggistica. Devo ammettere che un libro che mi ha colpito
recentemente è stato “Io sono Malala”, che riesce a spiegare in poche pagine situazioni
controverse e molto delicate, e a spiegarlo molto meglio della maggioranza degli approfondimenti
televisivi dedicati allo stesso argomento.
E i film?
Marco Maggi: Allora sceglierei
Blade Runner,
La vita è meravigliosa,
Il favololoso mondo di Amélie e mettiamoci
dentro anche il
Titanic di Cameron dai… Aspetta, neppure un film italiano? Ne aggiungo altri due:
La vita è bella e
La scuola.
Concludiamo sempre le interviste di Abcveneto chiedendo "qual è il tuo piatto preferito…"?
Marco Maggi: Quasi quasi non rispondo, lo so di non essere un buongustaio… Uno dei miei piatti preferiti è
infatti pasta col tonno, rigorosamente Rio Mare (posso dire Rio Mare?). Un altro è riso bollito con
accompagnamento di pesce, magari alla piastra.
Di Federico De Nardi