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AL MUSEO DEL PAESAGGIO DI TORRE DI MOSTO "DIALOGHI VENEZIANI. GENNARO FAVAI, SAVERIO RAMPIN, GINO MORANDIS"  

13 dicembre 2017

A cura di Abcveneto




Gennaro Favai New York, Lexington Avenue, 1930-31 olio su tavola, cm 41 x 33 Collezione privataDa domenica 17 dicembre 2017 a domenica 25 febbraio 2018, il Museo del Paesaggio di Torre di Mosto ospita l'esposizione "DIALOGHI VENEZIANI. GENNARO FAVAI, SAVERIO RAMPIN, GINO MORANDIS" promossa dal Comune di Torre di Mosto, dal Museo del Paesaggio e dalla Fondazione Terra d'Acqua, in collaborazione con Fondazione di Venezia, VeGal e Atvo. L'inaugurazione è prevista per sabato 16 dicembre, alle ore 16.30.
La mostra, curata da Stefano Cecchetto, con la collaborazione degli Archivi di riferimento degli artisti in esposizione, intende aggiungere un nuovo capitolo all'indagine svolta dal Museo del Paesaggio di Torre di Mosto sin dal suo inizio, volta alla riscoperta di quei pittori veneziani e veneti che hanno svolto un ruolo determinante nel panorama artistico del Novecento. La scelta di quest'anno, decennale del Museo del Paesaggio, dopo la grande antologica dedicata a Giovanni Soccol, è focalizzata ora sui tre maestri del secolo scorso, Gennaro Favai, Saverio Rampin e Gino Morandis, apparentemente diversi tra loro – nell'ambito dei differenti linguaggi espressivi e nello scarto generazionale – ma perfettamente in simbiosi nel loro approccio con la pittura. La mostra è organizzata 'per stanze' e si propone di offrire un panorama esaustivo sul lavoro di queste tre figure, mettendo a fuoco le affinità e le divergenze del loro percorso artistico.

Gennaro Favai (Venezia, 1879-1958) resta un protagonista indiscusso della pittura del primo Novecento ed è presente in mostra con circa 50 opere che ripercorrono la sua indagine sul paesaggio, dai primi anni del secolo fino agli anni '50. Memorabili le sue rarefatte esaltazioni di una Venezia segreta, crepuscolare e notturna che rimandano alle atmosfere sospese e decadenti del clima simbolista. A questa stagione 'visionaria', l'artista affianca l'esperienza cosmopolita dei suoi numerosi viaggi che lo porteranno poi a realizzare le solari vedute mediterranee di Capri, Positano e Taormina fino ai suggestivi paesaggi orientali di Algeri. Queste sue opere si rivelano fondamentali per l'elaborazione di una nuova idea di paesaggio, connotata dai forti contrasti chiaroscurali e dalla luce mediterranea del sud Italia. Spettacolare inoltre la visione della città di New York che l'artista frequenta nei primi anni '20 in occasione delle sue numerose mostre in diverse città degli Stati Uniti.

Saverio Rampin (Stra, 1932 – Venezia, 1992) è presente in mostra con oltre 60 opere che vanno dalla metà dalla fine degli anni quaranta fino agli anni novanta. L'artista rimane uno dei significativi interpreti del clima felice che ha caratterizzato la pittura veneziana del secondo dopoguerra. Già dalle sue prime esperienze compositive la pittura di Rampin è caratterizzata da una forte e vitale carica espressiva, ricca di accesi cromatismi. Ma saranno poi gli anni sessanta e settanta a caratterizzare la sua ricerca e a orientare il suo lavoro verso un espressionismo astratto che lo avvicina a sperimentazioni cromatiche di forte matrice concettuale. In questo periodo le sue opere nascono da un profondo esame degli aspetti naturalistici e da una forte inquietudine del segno, tanto che molti suoi lavori riportano il titolo: Momento di Natura, Momento inquieto, Spazio inquieto.

Gino Morandis (Venezia, 1915 – 1994), tra i primi firmatari del Manifesto: Lo Spazialismo e la pittura italiana nel secolo XX redatto dal critico veneziano Anton Giulio Ambrosini, è presente in mostra con circa 60 opere che ripercorrono la sua ricerca pittorica dal periodo spazialista fino all'ultima stagione caratterizzata dalla scomposizione strutturale della forma. La sua particolare sensibilità coloristica, alla quale si accompagna una decisa ricerca formale unita ad una straordinaria sperimentazione di materiali, porta l'artista ad elaborare un linguaggio di pura astrazione fantastica adatto a esprimere l'universo immaginario della sua personale analisi introspettiva. Più mirate invece all'esaltazione della forma, le opere dell'ultimo periodo dichiarano una personale ricerca espressiva sullo spazio-colore che esalta i cromatismi marcati e le forme plastiche in rilievo, utilizzando anche dei retini che permettono una ricerca legata alla materia trasparente. Morandis, in queste sue tele esprime un lirismo che si espande in un'atmosfera magica, dove il segno e il colore assumono valenze simboliche e narrative.

Orari mostra
Sabato: 15.00-18.00 Domenica: 10 -12.00; 15.00-18.00

A cura di Abcveneto



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Mensile telematico sul Veneto e Triveneto: Cosa fanno i veneti dentro e fuori d'Italia, nella cultura, nella fotografia, nel turismo, nel cinema, nell'arte, nell'economia. Registrato con il n° 3104 del Registro Stampa, presso la Cancelleria del Tribunale di Treviso il 19/02/2004.
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