Che meraviglia il Natale a Venezia!


"24 dicembre, nascita di Milena Milani, noi di Abcveneto con Alessandra Trevisan e Maria Ester Nichele vogliamo ricordarla con uno dei suoi famosi scritti su Venezia, una città molto amata dalla scrittrice..." 


A cura di Abcveneto

Natale ha offerto un’insolita città lagunare Una Venezia casalinga con storie di giovani

I tarocchi di Lentini, Francofonte, Scordia e Palagonia, tutti ovviamente siciliani, con polpa succosa e dolce, senza semi, hanno invaso il mercato di Rialto. Ordinate nelle loro cassette, o sistemate in piramidi in perfetto equilibrio, quelle arance luminose come un sole sono state il simbolo del Natale a Venezia.
La vigilia è stata febbrile. Maree di gente invadevano i Campi dove erano allestiti i banchetti come una gran festa di paese, c’erano le luminarie attraverso le calli, i panettieri vendevano una grossa stella di pane, con le sue punte regolamentari, imbottita di olive, o di uva passa, oppure senza niente, con la crosta croccante, un po’ lucida d’olio. In cima al ponte di Rialto, in posizione strategica, due ragazzotti reclamizzavano un aggeggio che costava 16 mila lire, ma loro lo davano per 10, serve per captare tutti i canali, è insomma una antenna televisiva supplementare. Ne avevano due scatoloni, urlavano e vendevano in fretta, prima che arrivasse un vigile a chiedere la licenza.
Ma guardie non ce n’erano, e ognuno si arrangiava come poteva perché Natale è anche questo, comperare di tutto, o farsi fotografare per 5 mila lire come in Campo San Bartolomeo, sotto la statua di Goldoni, con un cappellaccio da cow-boy in testa, e poi ricevere un poster dove a lettere cubitali c’era scritto in inglese che il tizio raffigurato era ricercato vivo o morto dallo sceriffo.
I veneziani sono fatalisti, ma anche pratici. In Campo San Luca andavano a ruba a mille lire al pezzo pentolini per bollire il latte, oppure padelle con il fondo dove non si attacca la carne; poco più in là c’erano gabbie da uccelli, cestini, portauovo di legno, allaccia tovaglioli.
Stupenda Venezia casalinga, dove gli abitanti si conoscono come una famiglia, dove nella rosticceria che porta a San Lio, quella dei fratelli Rizzo, si mangia un riso e zucca speciale, di color arancione, delicato come un dolce, che subito hai voglia di ordinarne un altro. A Natale «i foresti» non c’erano, la televisione ha mandato in onda la visione del Canal Grande deserto, senza motoscafi e vaporini.
Nella realtà, quei pochi che sono usciti si sono trovati davanti a una visione unica, magica addirittura. C’era il sole, Venezia era sospesa nell’aria quasi di primavera, i suoi palazzi risplendevano di estrema bellezza. L’acqua era immobile, calmissima, c’era un gabbiano che faceva il bagno, altri volavano adagio, senza rumore.
Veniva voglia di pregare, o anche di cantare, come la notte prima, alla messa di mezzanotte in Santa Maria Gloriosa dei Frari, dove una schiera di ragazzi e ragazze accanto all’altare suonavano la chitarra e invocavano il Signore Dio, re del cielo. I buoni frati della comunità parrocchiale non si perdono d’animo davanti alle cattiverie del mondo; loro, per la notte santa, hanno invitato tutti, buoni e malvagi, credenti e atei, perché il Natale è la festa di «Dio con noi». L’hanno scritto in una lettera mandata alle famiglie, l’ho ricevuta anch’io, che sto a San Polo, e ci sono andata, sono stata travolta in un cerimonia esaltante, che è terminata verso le due del mattino con un’Agape nella sala del Capitolo, a bere Coca-Cola e a mangiare pandoro.
Guardavo quei giovani, e ho anche portato con un anziano frate, il più vecchio di tutti, arrivato da Roma. «Sono ragazzi» diceva il frate, «e per Natale si è tutti come a casa, stretti intorno al Bambino Gesù. La messa celebrata così tra suoni e canti è diversa da quella dei miei tempi, ma gli intendimenti sono gli stessi. Ci dobbiamo voler bene, ritornare piccoli come il Bambino che è appena nato».
Tutti infatti sembravano buoni, ricolmi di amore, si erano scambiati poco prima non soltanto un segno di pace, ma baci e abbracci, specialmente le ragazzine con i ragazzi. Io pensavo a queste nuove generazioni con un senso di tenerezza, forse Natale è davvero straordinario, se riesce a coinvolgere tanti giovani come ho visto, con i miei occhi, nella chiesa dei Frari. Milena Milani, in «Stampa Sera», 27 dicembre 1982. 


Torna alla pagina precedente

13 OTTOBRE 2019: