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Continuano gli incontri “L’Opera parla” a Punta della Dogana a Venezia

1 febbraio 2013

Di Lucia Tomasi





Per questi appuntamenti quasi settimanali la Fondazione Pinault coinvolge prevalentemente docenti dell’Accademia di Belle Arti, Ca’ Foscari e IUAV.
Mercoledì 30 gennaio alle 17.00 Luca Farulli professore di Estetica nell’Accademia veneziana pare scioglierci tutte le perplessità intorno alle enigmatiche sculture dell’artista tedesco. Vater Staat (Padre Stato) i cui occhi indicano un punto infinitamente oltre, Efficiency Men (Uomini dell’Efficienza) pieni di protesi ed innesti con facce di silicone colorato, lontani da ogni linearità, Weeping Woman (Donna Piangente) con riferimenti arcaici cioè fondamentali, sono le sue opere presenti nella mostra “Elogio del Dubbio” in punta della Dogana.
Il silenzio ed il senso di sospensione sono una regola per l’artista.
Shutte stesso dichiara che le sue opere sono punti interrogativi, silenzio che viene da lontano, che chiede di essere ascoltato.
Uomini sbigottiti.
E’ il sovraccarico di silenzio che li fa parlare.
Il corpo sovrascrive la voce.
Il professor Farulli fa delle associazioni anche con Metamorfosi di Kafka.
Il processo di metamorfosi come rampicante vegetale sembra mangiare la voce, il corpo. Nelle loro interrogazioni queste figure sembrano dire – che cosa mi sta succedendo?- La forma ed il tempo sovrascrivono la materia.
Riferimenti anche al mito come immagine palinsesto su cui ritorniamo e su cui riscriviamo sempre.
Perché l’arte è una compensazione senza tempo, una riscrittura continua. La forza inattuale di Shutte sta nell’elaborazione della Mitologia del Contemporaneo senza rifugiarsi nell’intimismo.
Il colore dei suoi materiali sono la sua luce e lo distoglie dalla dimensione dell’inerte. L’artista come sismografo percepisce su di sé gli eventi senza paura, non si limita a rispecchiare, rinuncia a qualsiasi posa e dà espressione a quelle forze che abitano i corpi, che li fa mutare, prendendo le distanze dall’immagine come pathos, poiché non si tratta di eroi ma di uomini come tutti noi.
Il professor Farulli ama ricordare anche un’altra scultura di Shutte che si trova in Germania: l’ “Uomo nel fango”, sottotitolo “Il ricercatore”. E’ un rabdomante con la forcella, strumento della sua ricerca. Il suo volto fa trapelare il sogno, volto come misura esterna dell’unità interna. Il volto come soggetto alla ricerca di un altro centro. Sogno che configura il corpo. Il sogno in formazione è il corpo in formazione, corpo come progetto.
Nelle sue sculture contrapposizione tra pesantezza e leggerezza, cambiamento e resistenza, cioè ciò che resta, l’antico.
Antico che corrisponde al problema della materia: il luogo in cui tutte le forme sono date, da non confondere con il materiale.
Oggi il progresso lineare sembra essersi arruginito, proprio come le sculture di Shutte. Ecco la decrescita. La forza sta nel defilarsi dal meccanismo dell’andare avanti a tutti i costi, nel chiedersi sull’antico che sta nel moderno. Chiedersi intorno ad un’arte contemporanea della decrescita…


Di Lucia Tomasi



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