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ANTONIO CANOVA – LE GRAZIE

6 febbraio 2014

Di Lorella Colla





Si giunge a Possagno quasi rincorrendo il Tempio Canoviano, la cui sagoma si staglia nettamente nel cielo, essendo posto nel punto più alto del paese, ai piedi del massiccio del Grappa. Il paesaggio circostante è davvero affascinante, con colline e monti che sembrano abbracciare questo piccolo centro, che in passato è stato molto florido, grazie all’estrazione della creta dal vicino monte Pareton. Il nome Possagno, sembra derivi dal latino e significhi: luogo di sosta o pausa, ben si adatta alla geografia del paesetto che ha dato i natali al grande Antonio Canova. Una grande scalinata sorge ora di fronte alla casa-museo dell’artista, in linea retta con la salita al Tempio, permettendo ai due punti di dialogare in modo fluido.
Il Tempio, una costruzione neoclassica divenuta, per volontà del Canova, la chiesa parrocchiale del paese che riproduce tre componenti architettoniche, simboli importanti della storia umana: il colonnato di greca memoria, la forma cilindrica tipica dell’Impero Romano e l’abside elevata delle basiliche cristiane. Progettato dal Canova, il Tempio è un vero e proprio scrigno di opere d’arte, alcune sono canoviane, altre di scuola canoviana ed è inoltre il luogo dove trova collocazione la tomba dell’artista. Interessante anche raggiungere il punto più alto della cupola e di godere di una splendida vista panoramica, tramite una lunga scalinata esterna. Un ampio sagrato di cogoli del Piave di colore bianco e grigio, posti in forme geometriche, incorniciano l’insieme e ci accompagnano verso la discesa e l’entrata alla Gipsoteca ed ai suoi due ambienti principali: l’area ottocentesca dell’arch. Lazzari e quella più recente dell’arch. Carlo Scarpa dove, se pur in spazi non molto ampi, trova collocazione in modo originale, una raccolta permanente delle opere del Canova: gessi, bassorilievi, bozzetti e qualche marmo. Dalle opere di piccole dimensioni a quelle molto grandi, tutto rimanda un senso di equilibrio, di ricercatezza, di armonia, esprimendo, in modo esemplare, la forza o la delicatezza volute dall’artista. In questi mesi è visibile in particolare, un’ esposizione davvero speciale: opere che, con tecniche sorprendenti, sono state restaurate e che vengono esposte per la prima volta in pubblico. Gessi di grande fascino e leggerezza, modellini in terracotta di Lione e Bassano, disegni, incisioni, tempere, tutto ha come oggetto le tre grazie, che per lungo tempo hanno fatto meditare l’artista.
Il momento assolutamente culminante, che dà anche il titolo alla mostra, si vive nella prima stanza della casa-museo del Canova: la celebrazione delle Grazie di Bedford. Un gesso restaurato dopo i danni subìti nel 1917 che si mostra in tutto il suo splendore. Nel gioco di luci ed ombre dettate dal morbido gesso, nella sinuosità caratteristica delle forme femminili del Canova, nell’eleganza dei gesti e delle pose. I rimanenti locali visitabili della casa veneta, raccolgono ancora: gessi, oggetti, collezioni, dipinti, bozzetti, incisioni e alcuni utensili usati dall’artista. Diventa molto stimolante, dunque, visitare il laboratorio per poter comprendere, aiutati da un percorso fotografico e didascalico, i vari momenti di lavorazione necessari a far nascere un’opera in marmo, così come la concepiva Canova. Lavoro paziente e molto scrupoloso che parte dal disegno per arrivare poi al bozzetto, al gesso, al marmo, mantenendo sempre un equilibrio tra precisione, creatività e leggiadria. Le splendide opere che possiamo ammirare, sono un segno tangibile della combinazione di queste capacità, che solo un grande artista riesce a far coesistere.

Di Lorella Colla



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Mensile telematico sul Veneto e Triveneto: Cosa fanno i veneti dentro e fuori d'Italia, nella cultura, nella fotografia, nel turismo, nel cinema, nell'arte,nell'economia. Registrato con il n° 3104 del Registro Stampa, presso la Cancelleria del Tribunale di Treviso il 19/02/2004.
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