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Una clessidra con la polvere d’oro: il tempo nei componimenti di Ivana Crosato

2 febbraio 2015

Di Alberto Leoncini





Non si può condividere un dolore che è diverso dal tuo.
Il dolore condanna alla solitudine.
Così siamo costretti ad allontanarci,
iniziamo a percorrere strade differenti
[…]
Mi stai vicino,
ma spesso ti distrai,
fremi per uscire, devi fare questo e questo…
Ti sto vicino,
ma spesso provo rabbia
per la tua salute, per la tua energia,
per la tua distrazione.
Eppure so che il tuo primo pensiero del mattino è per me
e tu sai che mio primo pensiero del mattino è per te.
Sempre vicini,
anche se lontani.

La raccolta poetica ‘Polvere d’oro’ di Ivana Crosato si apre con un omaggio a Eugenio Montale, scelta coerente con il complessivo senso dell’opera che, possiamo dire, è una sorta di messaggio in bottiglia spiaggiato, accanto agli ossi di seppia, dopo la tempesta che ha colpito l’autrice, prematuramente scomparsa nel 2012 e oggi ricordata con la pubblicazione delle poesie scritte durante la malattia, curate e illustrate da un gruppo di amici.
Le immagini marinare (immergersi in mari blu dagli occhieggianti pesci gialli/per riaffiorare in isole bianchissime p.14; La risata del delfino p.37; Apri la conchiglia, c’è una perla lucente, p.41 ) formano una sorta di rete che si dipana per tutta l’opera trattenendo idee, immagini, sensazioni spesso prese a prestito dalla vita quotidiana dell’autrice, sconvolta dalla malattia; raffigurata come un topo nel componimento che segna la metà della raccolta e che sconsolato si conclude “Non c’è nulla da fare./Mi tocca convivere come un topo.”.
L’immagine della rete torna, tra l’altro nel componimento “Non è più tempo”: “Sì, l’anello che non tiene, la maglia rotta nella rete,/-ricordi- dell’amato Montale” il cui riferimento è a ‘In limine’; una rete smagliata, un’anomalia, appunto, come la malattia che ha colpito l’autrice costringendola a esperienze distanti dalle proprie inclinazioni e dal proprio mondo naturale. Unico risvolto consolatorio che traspare dai componimenti è l’aver avuto la consapevolezza di una ‘fioritura di umanità’ (Semi p.40) attorno a sé. L’autrice dedica un pensiero alla cerchia dei suoi affetti dai quali è costretta ad accomiatarsi posando lo sguardo ora su coloro con i quali ha intessuto le relazioni più profonde e durature, ora sulle persone che transitano nella vita di ciascuno facendo emergere la superficialità e il tanto tempo sprecato, reso per lei prezioso proprio dalla consapevolezza del breve tratto che le restava innanzi.
Ed è proprio la quotidianità gestuale e sensoriale che dischiude i passaggi più efficaci e intimi delle poesie, dai quali si sprigiona quel moto di resistenza dell’autrice all’incedere della malattia, aggredita all’arma bianca con le parole, tanto da giungere a qualificare la sua come una vera e propria ‘resistenza’ (p.13).

Il libro è disponibile presso la Libreria Universitaria San Leonardo di Treviso (Piazza S. Maria dei Battuti 16, Treviso)
tel:0422.574100 https://www.facebook.com/LibreriaSanLeonardo
Nonché presso la Libreria Santi Quaranta di Via Sugana 1 a Treviso
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Di Alberto Leoncini



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