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Iconoclastia - raffigurazioni vietate nell’ Islam??

1 febbraio 2016

Di Raffaella Biasi





Uno stereotipo ben radicato è che solo l’Islam vieti le riproduzioni di facce e figure, soprattutto statue. Ma forse non tutti sanno che l’iconoclastia era una pratica religiosa diffusa già migliaia di anni fa; nell'Antico Egitto era frequente che le statue dei faraoni - elevati al rango di divinità - venissero distrutte dai loro successori al trono (esempio: le statue di Hatshepsut distrutte per ordine del successore Thutmose III°).
Vi è già un fondamento biblico dell'iconoclastia. La questione sull'utilizzo o la distruzione delle immagini religiose si forma già nelle religioni abramitiche. Tutte e tre attribuiscono a Dio una trascendenza che supera i limiti di qualsiasi immaginazione propria dell'essere umano. Inoltre in tutti i testi sacri di queste religioni (Torah, Antico e Nuovo Testamento, e Corano) viene espressamente e ripetutamente vietata la rappresentazione artistica dell'aspetto fisico di Dio. Il Corano non menziona espressamente il divieto di produrre l'opera d'arte che contiene una rappresentazione figurata naturale (di Allah o delle Sue creature), ma richiama l’attenzione su ciò che ne fanno i fruitori, cioè potrebbero adorare le immagini come idoli.
Il divieto di un'arte naturale invece è più volte ribadito negli hadith, i ‘proverbi’ attribuiti a Maometto o ai suoi discepoli, che si ritiene completino il messaggio di Dio con chiarimenti.
Il divieto di creare immagini esprime il rifiuto di vedere l'uomo sostituire se stesso al Creatore nel tentativo di imitare le forme naturali. Nell'atto artistico in sé, esiste l'elemento soggettivo dell'artista e del fruitore dell'opera, nell'illusione che l’artista o l'opera abbiano aggiunto qualcosa alla creazione di Allah, da cui la tentazione di vantarsi e di paragonare l'uomo al Creatore: il rischio riguarda tanto l'artista che paragona se stesso alla divinità, quanto il fruitore dell'opera che vede la capacità creativa dell'uomo e di imitazione del Creatore.
Il Corano non vieta l'arte in assoluto, ma la rappresentazione di Allah e delle creature viventi , mentre è consentita l'imitazione del reale per quanto attiene il regno vegetale e le cose inanimate. L'arte islamica tiene conto di questi principi, sviluppandosi come arte astratta che raggiunge dei vertici di bellezza e creatività – paradossalmente – incantevoli. Le astrazioni, nella decorazione e il vuoto essenziale che si trova in una moschea (senza panche, altari, statue, oggetti, pitture) sono uno dei metodi più comodi per una preghiera meditativa. Riportano anche agli spazi del deserto, che permettono un maggior contatto con l’interno di sé e la Natura all’esterno.
A tal proposito a Treviso verrà proposto proprio un corso, il 12 e 13 marzo, di calligrafia araba, uno dei metodi per comporre opere artistiche anche ‘sacre’. Questa riflessione comunque, vuol solo far capire i perché delle scelte dell’iconoclastia, ma non mi vede concorde ad essa. L’arte, la raffigurazione, la rappresentazione della bellezza sono solo un mezzo e non un fine, per cui nessuno ha diritto di imporre all’altro il proprio divieto.

Di Raffaella Biasi



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