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Treviso: presentata la monografia su Olimpia Biasi al Museo di Santa Caterina

7 febbraio 2016

A cura di Abcveneto





Sabato sei febbraio 2016. Olimia Biasi ha presentato la sua monografia al museo di Santa Caterina (Treviso). Presenti l'assesore alla Cultura del Comune di Treviso, Luciano Franchin, il direttore dei Musei Emilio Lippi, i critici d'arte Nino Naldini, Paola Bonifacio, Elisabetta Gerhardinger, Eugenio Manzato, la poetessa Isabella Panfido e un numeroso pubblico di appassionati, curiosi e conoscenti dell'opera della pittrice trevigiana. Il libro di duecento ottanta pagine, pubblicato da Skira (2015, Milano) raccoglie quarant'anni di lavoro dell'artista con foto delle opere e testi critici.

Così racconta Nico Naldini: (...) Olimpia Biasi appartiene a una specie molto rara che va estinguendosi, risultato di ibridazioni tra l'uomo sapiens e la belva dei millenni trascorsi che ci ha fornito così straordinarie chimere e altre mirabilia come centauri, sirene e liocorni. L'animale si è ibridato con Olimpia ha la faccia piena e sorridente, la fronte bombata piena di richiami di miti e passioni delle vergini guerriere, sormontata da una massa di capelli in cui furoreggia l'essenza femminile della sua natura. Davanti, come nelle raffigurazioni araldiche, due zampe munite di artigli terribili ma nascosti nel velluto del pelo; dietro nel dorso frequentemente coperto di pelliccia maculata con la coda oscillante come una sferza, in realtà pronta alle più snervanti carezze. Questa donna leopardo ogni tanto si alza a perlustrare il mondo dove tutti noi viviamo più o meno soddisfatti e che invece per lei è tutto inadeguato... ... Olimpia anni fa ha creato intorno a sé, un giardino vasto come un parco dove nelle sue forme e colori, nei misteriosi recessi del suo ordinato intrico, ha proiettato un sogno di essenze naturali in trasposizioni teatrali: Olimpia ha imparato a pregare la Natura irredendola di se stessa con il desiderio quasi di scomparire in essa.... Chi vuole incontrare Olimpia la trova lì, trasfigurata tra i suoi fiori, che a loro volta per una misteriosa osmosi assomigliano sempre più ai suoi quadri, facendo di quel giardino la più straordinaria galleria d'arte di quadri appesi ai rami...

Philippe Daverio: (...) Gli artisti autentici hanno, rispetto agli altri esseri umani, quelli intelligenti compresi, una curiosa particolare dote mnemonica e fotogenetica. E' ciò li distingue dagli altri membri della specie. Ognuno di loro sembra ricordare la storia dell'umanità intera e raccoglie elementi dal profondo della propria sensibilità della specie. Le artiste hanno una dote ulteriore: sono donne. E l'essere femminile celebra, sia dalla notte preistorica, una sua dote particolare in quanto è capare di fare al contempo cose ben diverse e diversificate. La vita del maschio era in quegli anni lontani assai difficile: doveva svegliarsi, uscire all'aperto della grotta e disperatamente cercare la preda da portare al focolare. Che lo facesse da solo o in compagnia, la cosa cambiava assai poco. Una volta raggiunto il risultato se ne poteva tranquillamente stare a dormire e a darsi alle fantasie sciamatiche della pittura parietale. Per lei la questione era innegabilmente più complessa. Vegliava il fuoco, e non per niente appena le cose migliorarono divenne vestale. Teneva sotto controllo gli attrezzi e tesseva, sentendosi già antenata di Penelope. Allevava la prole ed evitava che gli animali malintenzionati entrasero nella grotta a mangiare l'arrosto o i bambini. E molto probabilmente, almeno così lasciano pensare alcuni attrezzi ritrovati, e si curavano dell'aspetto fisico.
Olimpia Biasi, di questa nostra antenata eroica è perfettamente erede. Ha curato la sua casa, anzi l'ha inventata grazie a un attento restauro, ha creato un suo giardino con la medesima passione con la quale Claude Monet aveva inventato il suo cent'anni prima a Geverny. Ha tinto stoffe ha innalzato teli, ha dipinto tele. Le tele hanno imparato dai colori del giardino che coltiva con attenzione e che forse è la sua opera maggior impegno in quanto ci sono voluti anni per portarlo a compimento. E si sa che un giardino non è mai finito, mentre le opere d'arte, a un certo punto della loro elaborazione, possono esere considerate finite. I dipini hanno assunto il medesimo spirito astratto e materico delle masse floreali e degli alberi in movimento del vento.
(...) Ed ecco Olimpia Biasi cessa di essere olimpica, abbandona l'aspetto garbato del suo gestire la casa e il focolare, quello cortese di giardiniera, quello trionfale della pittrice, quello regale dell'orafa. Il mondo gozziano lascia intravedere i misteri che cela. Appaiono caproni dalle corna ritorte diavoli domestici. Arrivano in scena cani sbranatori che nulla hanno da vedere con quelli affettuosi che gironzolano solitamente per casa o sonnecchiano sotto le panchine del giardino. (...) C'è poco da scherzare sull'argomento; le donne sono più complesse degli uomini, quelle venete in modo più particolare. Ma rivelano mondi che agli altri sono ignoti.

A cura di Abcveneto



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