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Presentata "La vita perduta" di Elio Chinol alla Libreria Canova di Treviso  

9 febbraio 2018

Di Federico T. De Nardi & foto di Maria Ester Nichele




Presentato ieri sera (8 febbraio 2017) alla libreria Canova di Treviso “La vita perduta” di Elio Chinol (Chìnol, l’accento sulla ì, come ha precisato Rosella Pretto, nipote di questo intellettuale che volle essere scrittore ma dovette dedicarsi alla famiglia e non poté esprimersi appieno questa sua vocazione).

Presentazione di Chinol“La vita perduta” non è un romanzo postumo e neppure un romanzo nuovo; fu pubblicato la prima volta nel 1972 (e fu subito finalista al Campiello) e racconta quello che Alessandro Toso, scrittore (autore di “Destini Verticali”; Ediciclo“A galla”; Scrittura & Scritture edizioni) e presentatore della serata ha definito ciò che noi ci lasciamo alle spalle crescendo, ciò che ricorderemo sempre nella vita adulta e che rimpiangeremo, ma nello stesso tempo dobbiamo lasciarci dietro per crescere, per andare avanti.
Benché pubblicato negli anni Settanta, il romanzo è ambientato a Treviso negli anni Trenta e racconta come recita l’aletta “...Storia di povera gente, piena di dignità e in fondo onesta, in una piccola città del Veneto, Treviso, negli anni Trenta del Novecento. Esce dalla penna di Elio Chinol il divertente ritratto di un quartiere che oggi potrebbe definirsi ‘basso’ ma che all’epoca rappresentava condizioni di vita piuttosto diffuse, con i suoi personaggi, straordinari protagonisti di una commedia umana che lo scrittore ricostruisce a partire dal ricordo della propria giovinezza e fa rivivere con grande maestria nel suo racconto...”.


Ciò che caratterizza il libro, ha spiegato Alessandro Toso, è il suo aspetto divertente, non è un romanzo triste, cupo e ciò che lo rende fresco ancora oggi, è che racconta una vicenda universale, eterna. La ricerca dei due protagonisti per ciò che fa girare il mondo, le donne e i soldi, anche se questa definizione non vuole essere riduttiva, perché questi due protagonisti, l’io narrante e il Ceo, “sono figure opposte e complementari, compagni di scuola fino a quando la vita, uguale e dura per entrambi, offre loro due diverse opportunità: uno dovrà cominciare a lavorare presto per aiutare la madre che non riesce a farcela da sola, l’altro lascerà la città e continuerà a studiare grazie a una madre che aveva lavorato giorno e notte per dargli un avvenire migliore...”. Sfondo di questa vicenda a due, è la città di Treviso con quei personaggi tipici e caratteristici come “il maestro, il parroco, la perpetua, una magliaia, un ladro due prostitute e tanti altri”. Rossella Pretto, la nipote di Elio Chinol, ci ha raccontato che essendo arrivata nel pomeriggio a Treviso, ha cercato i luoghi dove è ambientata la vicenda, cioè Borgo Cavour, anche se è stato quasi impossibile, perché tutto è cambiato e la guerra e i bombardamenti e poi la ricostruzione e il passare del tempo ha completamente cambiato un quartiere che non ha più nulla a spartire con quello che era nel passato. Ma chi era questo intellettuale e scrittore del passato, che pochi ricordano e che meriterebbe molto di più?

La nipote, dopo aver letto alcuni brani dell'opera del nonno, ci ha raccontato che come Meneghello, Elio Chinol dovette emigrare all’estero per lavorare. Dal 1947 al 1953 lavorò come ricercatore universitario nelle università di inglesi di Manchester e di Reading. Tornò poi come ordinario di Inglese all’Università di Napoli. Fine traduttore, fu autore di saggi e di libri scolastici. Negli anni Settanta, collaborò con il regista Franco Enriquez che gli chiese una traduzione per il teatro del Macbeth che ebbe un successo incredibile. Tradusse poi Conrad e Lawrence. Collaborò con il settimanale “L’Espresso” e con il quotidiano “Il Giornale”. Gli ultimi anni della sua vita li dedicò alla traduzione dei Sonetti di Shakespeare che usciranno nel 1996 pochi mesi dopo la sua morte.

Presente alla serata anche Toni Frigo, che ha dedicato alcune riflessioni a questo grande intellettuale trevigiano.

Un ultimo commento, quanta gente c’era alla presentazione di questo grande trevigiano dimenticato? La sedie erano tutte occupate, anche se erano le nove di sera, anche se c'era Sanremo in televisione, quindi possiamo affermare che Treviso non si è scordata del tutto di Elio Chinol, anche se molto può e deve essere ancora fatto.



Di Federico T. De Nardi & foto di Maria Ester Nichele



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