Se è vero che tutto ciò che accade, accade nella mente umana, ne
El especialista de Barcelona siamo al suo interno. È la mente di un anziano scrittore - seduto su una panchina fissata al suolo della Rambla de Canaletes - la quale sembra a volte saltare di palo in frasca ricordando quella di Molly Bloom o di Stephen Dedalus dell'Ulisse di Joyce; invece all'improvviso ci si rende conto di trovarsene di fronte una ordinata in maniera ingegneristica: tutto ciò che vi si legge ha un suo significato, tutto quello che inizia ha una sua conclusione, niente è lasciato al caso o al caos; tutto è trasformato in ritmo sintattico e senso,
tout se tient. Nonostante saltelli qua e là nel tempo e nello spazio, la mente torna, spiega, collega, estrinseca. Sembra di sentirla richiamarsi alla disciplina appena prova a svaccarsi un po', appena frana per sbadataggine: è la foglia del pensiero che bacchetta la mente dato che non tollera disattenzione, né sciatteria.
Oltre alla “
preziosa e satiresca e saccente” foglia, l'edificio mentale costruito nel libro è popolato da persone grottescamente normali che gravitano intorno a un condominio di Barcellona e rappresentano ciò che si intende ultimamente per famiglia: un'accozzaglia di succhiasangue tenuta insieme con lo sputo, lo stesso
salivazo con cui il capofamiglia si paga le marchette quando va all'estero. È l'umanità che popola il nostro continente, nel nostro stesso periodo storico: siamo noi. Ci muoviamo all'interno dell'opera rivelandoci ai nostri stessi occhi, in contemporanea allo svelarsi di ogni nuova sfaccettatura dei personaggi che ci fanno da specchio, descritti con una cura e una precisione magistrali; il tutto grazie al discorso fra sé e sé di una mente in grado di generare una lingua sorprendentemente ricca e meravigliosamente tessuta.
Vale.
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