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La primavera egiziana è finita?

1 gennaio 2013

Di Raffaella Biasi





Morsi, il nuovo presidente che conta molto nella bilancia della geopolitica internazionale, quindi di riflesso anche qui da noi con l’emigrazione, pur avendo una sola faccia e non una doppia faccia, pur essendo ligio ai suoi precetti e flessibile alle possibilità che gli vengono chieste come Presidente, ha dei risvolti da considerare.
1) Come avevo già spiegato nel mio precedente articolo sulla primavera egiziana, il Presidente Morsi è stato costretto a formulare una legge che cambiasse la costituzione, altrimenti non avrebbe regnato più di tre mesi – secondo gli accordi – e questi 100 giorni non gli sarebbero bastati a cambiare le cose nel paese. Quindi si è dato poteri assoluti per un periodo più lungo.
2) Il Paese è nel caos comunque, perché nulla è cambiato e i cittadini continuano a governarsi da sé, ed ogni provincia ha una ‘famiglia’ che aiuta il territorio a continuare la solita vita.
3) SI vendono più armi, perché ognuno deve arrangiarsi come può.
4) Come molti altri capi di stato egiziani Morsi viene dal popolo e continua a sottolineare la sua vita contadina e difficile fino a quando, dopo una laurea eccellente in ingegneria, è riuscito ad andare a studiare dagli negli Stati Uniti e a lavorare anche per la NASA e quindi ha vissuto una vita e una cultura di quel tipo.
5) Tra gli aspetti interessanti della sua personalità bisogna sottolineare che, maggiore di 5 fratelli, e poi 5 figli, ha un carattere inflessibile e autoritario, è un burocrate ossessivo e crede nella gerarchia, ma fa ricorso ad una ‘politica’ o arte, prevista nel Corano in caso di necessità: la taqiya, l’arte della dissimulazione, in cui, senza pur dire bugie, si dissimula la propria opinione, usando un linguaggio per gli adepti e uno per gli oppositori.
6) Il Paese, pur cercando la Democrazia e pur facendo grandi passi avanti in questa direzione, nel suo insieme, nella sua globalità, non è ancora pronto per una democrazia all’occidentale, tant’è che spesso piccoli gruppi di ragazzini si organizzano in manifestazioni insensate per chiedere qualsiasi piccola cosa – dalle caramelle alla ricreazione-, quindi hanno capito che con qualsiasi manifestazione si possono ottenere risultati come quello che è stato ottenuto destituendo Mubarak…. ! E’ chiaro che, a questo livello, l’esercito e la polizia non hanno cambiato di molto i loro metodi dittatoriali e il Presidente glieli concede per proteggere l’ordine pubblico.
7) Il fatto che sia stato in carcere 6 mesi come oppositore del regime precedente, invece, a mio avviso, non è un fattore tanto incredibile per far capire al mondo che lui sì che è un duro e un idealista, poiché andare in carcere in Egitto, prima di questa nuova epoca, era una questione piuttosto semplice, spesso si andava per delle piccolezze, quindi non è un onore o un disonore nel bene e nel male, come un occidentale può fraintendere.
8) Cosa fa paura agli occidentali? La shariia applicata in maniera maschilista, da questa fanno paura le alleanze con l’Iran o Hamas e nello stesso tempo l’usufruire delle comodità democratiche che l’occidente offre (chiedere aiuto a Hillary Clinton e a Washington o rassicurare Israele), non dando in cambio niente. Quindi non è la religione in sé, ma la tradizione arcaica che PUO’ danneggiare le donne che non si allineano alle tradizioni delle gerarchie e dei ruoli quotidiani. La questione femminile, quindi, torna ad essere un punto chiave per la figura internazionale. 9) I Fratelli Musulmani, dopo la Rivoluzione, erano l’unico partito già organizzato e per questo, specie nelle regioni povere, hanno avuto più voti, – anche perché aiutavano molto la popolazione che invece il governo non aiutava- per questo sono stati i primi ad essere votati. Non è un vero e proprio voto di scambio, perché era più una carità religiosa che uno scambio richiesto a chiaro pagamento.
In sintesi: per il popolo non solo non è cambiato niente ma la quotidianità è peggiorata per cui ognuno cerca di sopravvivere come può, invece ciò che è peggiorato è il turismo, su cui faceva affidamento gran parte della popolazione. Cambierà? DI certo. Ma molto lentamente e sentiremo ancora parlare di una lunga primavera che difficilmente darà i frutti estivi.


Di Raffaella Biasi



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