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NATALE CANTATO AL SANTO

6 gennaio 2014

Di Lucia Tomasi





Giorno di Natale, ore 11, nella Basilica padovana di Sant’Antonio Messa cantata dalla Cappella Musicale del Santo, la cui tradizione prosegue dal quindicesimo secolo, tra i suoi maestri anche Tartini.
L’attuale direttore è Valerio Casarin, compositore tra l’altro del Gloria.
Il quartetto degli ottoni ha dato un tono assolutamente speciale all’evento: 2 trombe, un trombone ed un corno; con la partecipazione di Fabiano Maniero, prima tromba della Fenice di Venezia, insegna al Conservatorio di Castelfranco.
Questi strumenti all’origine non avevano funzione musicale ma, realizzati in differenti metalli, venivano utilizzati soprattutto negli eserciti, fin dalle più antiche civiltà.
Così si spiega il loro timbro esortativo e preponderante rispetto a tutti gli altri suoni.
Le trombe, nelle varie rappresentazioni figurative, sono usate dagli angeli per annunciare, come in questa occasione, la Buona Novella, la nascita del Redentore, ma anche per radunare l’umanità alla fine dei tempi, per resuscitare i defunti, fino al Giudizio Universale.
I loro suoni ci mettono immediatamente sull’attenti; il giorno di Natale hanno fatto vibrare la Basilica con le sue 8 cupole, espandendosi lungo i pilastri romanici e le colonne gotiche. Ne abbiamo percepito il riverbero tra i merletti in pietra dei rosoni e degli archetti trilobati, tra le foglie in bronzo delle cappelle radiali. Sembrava di sentire vive le pietre e fremere le sculture bronzee di Donatello.
Queste poderose note si adattano perfettamente ad una chiesa per pellegrinaggio come questa, quotidianamente frequentata da folle di fedeli da ben 8 secoli.
In questo luogo si avverte una religiosità più corale che intimista, ispirata dalla grandiosità e dalla concentrazione di una popolazione variegata di anime; questo stare insieme ne dilata i sentimenti. Gli scenari architettonici romanici, gotici, rinascimentali, barocchi e settecenteschi, nonché le espressioni figurative fino ai più recenti Annigoni e Dinetto sembrano scelti a posta per riflettere al meglio gli svariati stati d’animo che ogni persona, che qui approda, porta con sé.
Moltitudine di esseri umani di differenti nazionalità interpretati anche dalla ricchezza timbrica delle calde voci della Cappella Musicale; esse ci hanno portati in alto, facendoci sentire coinvolti in un grido di festa e di gioia.
In altre situazioni culturali ed artistiche il grido è semplicemente un urlo, qui è un canto, il grido armonioso di chi ha incontrato e compreso la Rivelazione, la Buona Novella annunciata da quel piccolo bimbo apparentemente indifeso.
Egli ha fatto il prodigio di trasformare l’odio in amore, l’urlo in gioia, la morte in Resurrezione.
La Basilica del Santo ha il titolo di Pontificia come poche altre in Italia.
Per poter entrare profondamente nella sua spiritualità occorre arrivarci a piedi.
Intraprendendo il “Cammino di Sant’Antonio” da Camposampiero, con tappa all’Arcella. Oppure ci si può arrivare col trek organizzato dalla sede di Venezia del Trekking Italia che partendo da Verona o Vicenza arriva a Padova e volendo prosegue per Venezia. Venire qui a piedi scendendo dai colli Euganei, dopo aver incontrato, splendidamente isolato, l’eremo di Sant’Antonio e dopo aver visitato l’abbazia di Praglia, rappresenta un modo straordinariamente nuovo per incontrare le persone, conoscere la città e percepire la religione attraverso un percorso condiviso anche fisico, un’ascesi.
A volte guardare al progresso, al futuro vuol dire anche riconquistare il passato ed in un certo senso, reinventarlo!

Di Lucia Tomasi



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Mensile telematico sul Veneto e Triveneto: Cosa fanno i veneti dentro e fuori d'Italia, nella cultura, nella fotografia, nel turismo, nel cinema, nell'arte,nell'economia. Registrato con il n° 3104 del Registro Stampa, presso la Cancelleria del Tribunale di Treviso il 19/02/2004.
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