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I vincitori del Premio Francesco Fabbri Una finestra sull'arte innovativa

6 gennaio 2014

di Mosè Pederiva





Le aspettative non sono state illuse; anche questo anno il Premio Francesco Fabbri per le arti contemporanee, arrivato alla seconda edizione, ha proposto un'interessante spaccato tra i linguaggi visivi del panorama attuale. I sessanta finalisti selezionati da una giuria di critici d'arte sono stato esposti nella rassegna collettiva curata da Carlo Sala a Villa Brandolini a Pieve di Soligo.
Sabato 30 novembre, in occasione dell’opening della mostra, sono stati annunciati i vincitori tra i sessanta finalisti. Ad aggiudicarsi la sezione "Arte emergente" è stato Luca De Angelis con il dipinto Esploratori del 2013 pieno di dubbi e misteriose evocazioni, frutto di un sovraccarico iconografico tipico della nostra società. L’opera, che in apparenza racconta di una normale uscita nella selva, impone una dilatazione del momento di osservazione, rendendo i personaggi simili a fantasmi, a ombre senza tempo.
SILVIA CAMPORESI_Il bosco Bianco_2012Con Bosco Bianco del 2012 Silvia Camporesi ha vinto la sezione dedicata alla "Fotografia Contemporanea"; l’opera è parte del ciclo Qualche volta, la notte ricostruzione del film Deserto rosso del grande cineasta Michelangelo Antonioni nato a Ferrara. L’immagine rimanda ad una scena del film, poi mai realizzato, nel momento in cui venne verniciata di bianco una pineta, ma a causa della rugiada e del sole, il colore si sciolse, rendendo impossibile la realizzazione di quella particolare scena; l’immaginario del regista si identifica qui in una serie di candidi alberi che vanno via dissolvendosi nella nebbia fino a fondersi con essa e a scomparire.
Con l’opera Quello che non c’è c'è (#3), Riccardo Giacconi ha ottenuto la Menzione della giuria-Bim Piave Nuove Energie; il video analizza e approfondisce lo studio di forme culturali popolari come barzellette, indovinelli e vignette rapportandole a se stesso. L’altra menzione va a Graziano Folata per il lavoro Slow Distancedel 2013, dove due tartarughe legate da una gomma da masticare, sono l’immagine disarmante di una semplicità che rivela una natura riflessiva e ironica.
La menzione della Giuria Bim Piave è andata a Stefano Cagol con l’opera The Ice Monolith (foto in copertina) e a Fabio Sandri con Persona (da Bergman); il primo lavoro, nato per il Padiglione delle Maldive dell’ultima Biennale di Venezia, rappresentante un monolite di ghiaccio nell’atto di sciogliersi a Venezia, ci interroga sull’inesorabile processo che sta colpendo il pianeta rischiando di travolgere le zone più sensibili del pianeta, dalle Maldive a Venezia, così lontani ma così vicini, segnati dallo stesso destino. Il secondo lavoro riprende dei fotogrammi tratti dal film di Ingmar Bergman, sovrapponendoli, fino a fonderne i volti per creare un racconto psicologico. Tra i finalisti degna di nota è inoltre l’opera Missingsailor del 2013 di Christian Fogarolli; l’installazione, frutto di un lungo ed approfondito lavoro d’archivio, riporta alla luce la vita di un marinaio americano disperso in mare, dimenticato dalla storia e dal tempo.
Le varie forme artistiche adottate dalla rassegna, ovvero la fotografia, la pittura, la video-arte e l’installazione, sono potenti strumento di indagine di una realtà contemporanea visiva complessa e affascinante che si fa specchio del presente.

di Mosè Pederiva



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