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Numero 130

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Gino Rossi e il catalogo ragionato di Luciano Buso

1 gennaio 2015

Di Federico De Nardi - foto di Lorella Colla



Luciano Buso, pittore di cui alleghiamo la biografia (presa dal suo sito) oltre che un bravo artista è un grandissimo appassionato (e studioso attento) di Gino Rossi, pittore sfortunato quanto bravo e che da vivo non ebbe la fama che si meritò, visse in estrema povertà e passò tanti anni in manicomio. Da morto le sue opere hanno raggiunto quotazioni inverosimili sul mercato dell'arte e imitatori e falsari hanno approfittato come di ogni altro pittore famoso, nel duplicare le sue opere o nel crearne altre dal nulla o da tele mai finite o sottratte chissà e chissà dove. Benché sia un pittore di estrema bravura, Gino Rossi non ha mai goduto finora della fama mediatica di un Van Gogh o di un altro impressionista di un certo nome, e questo è grave, perché sfogliando il catalogo ragionato di Luciano Buso, si capisce, anche se non si mastica di pittura come qualche critico, che Gino Rossi è un grande pittore, che ha dipinto poco ma che ha dipinto in molti modi, in un periodo in cui l'arte era infuocata, e le avanguardie artistiche erano viste come blasfeme e relegate lontano dalle manifestazioni ufficiali. Luciano Buso, in un catalogo ragionato di seicento pagine, curate minuziosamente, che hanno richiesto lunghi anni di studio, affronta le opere di Gino Rossi partendo dall'analisi di scritte nascoste presenti nelle pennellate di Gino Rossi, che perlopiù riproducono le iniziali del pittore o cifre. Sui giornali locali, all'uscita di questo catalogo si è scatenato un putiferio... abbiamo ripreso alcune parti, che Luciano Buso con assoluta trasparenza e nessun problema ha riportato lui stesso nel suo sito:

LA TRIBUNA DI TREVISO 1 DICEMBRE 2014


Il caso Gino Rossi: quanti falsi in quel catalogo

Il professor Del Puppo, massimo esperto del pittore veneto, smaschera il volume realizzato da Luciano Buso
di Antonio Frigo"

Questo catalogo ragionato è un'invenzione. E chi l'ha scritto fa un'operazione simile a quelli che dicono di poter leggere le scie chimiche in cielo. Cose dell'altro mondo. Ci si potrebbe anche sorridere sopra, ma questa operazione spalanca le porte a chi vorrebbe mettere in giro un po' di falsi. E questo non va bene". Il professore in questione è Alessandro Del Puppo, docente all'Università di Udine, il maggiore studioso in attività, assieme al collega veneziano Nico Stringa, dell'arte di Gino Rossi, pittore del Novecento vissuto e morto a Treviso. Forse non è chiaro, ma non basta cercare e trovare dentro un quadro qualcosa che assomiglia, con tanta fantasia, a una sigla GR per attribuirlo a Rossi. Qui vedo addirittura che le sigle sarebbero più d'una all'interno della stessa opera... Non scherziamo, per carità. C'è tutta una procedura, fatta di documentazioni e di supporti scientifici, per arrivare all'autenticazione delle opere d'arte. Quelle di Gino Rossi sono un centinaio. Nessuna di più. Negli ultimi trent'anni se ne sono aggiunte una o due, niente di più.

TREVISO IL GAZZETTINO 29 NOVEMBRE 2014

Catalogo su Gino Rossi, scoppia

la bufera: «C'è un falso in copertina»

Lo studioso Nico Stringa contro il volume di Luciano Buso:

«Il dipinto in copertina non è dell'artista» - di Chiara Voltarel

TREVISO - Quel catalogo non gli va giù, Nico Stringa non lo nasconde!


TRIBUNA TREVISO 29 NOVEMBRE 2014
I falsi di Gino Rossi, ci cascò anche Andreotti?

Catalogo controverso, il professor Stringa contesta il volume di Luciano Buso: "Pieno di bufale" di Antonio Frigo

Luciano Buso risponde così:
...ALCUNI ORIGINALI BRANI TRATTI DALLE RELATIVE, STRANE E ILLEGALI INTERVISTE RILASCIATE ALLA STAMPA LOCALE DAI DUE ATTUALI MASSIMI ESPERTI DELL'ARTE DI GINO ROSSI, QUALI SI FANNO CHIAMARE. IL CATALOGO RAGIONATO DELLE OPERE DI GINO ROSSI DA ME PRESENTATO NELLA SEDE DELLA PROVINCIA DI TREVISO IL GIORNO 28 NOVEMBRE 2014, RECA NELLA SUA SERIETA' UNA CHIAREZZA, UNA TRASPARENZA E VISIBILITA' ASSOLUTE! GLI APPROFONDITI E FIN TROPPO CHIARI STUDI SCIENTIFICI, LE LEGALI PERIZIE RACCOLTE NELL'INTERO VOLUME, NEL QUALE APPAIONO OLTRETUTTO ANCHE INSERITI DIPINTI INEDITI DI GINO ROSSI RICONOSCIUTI E STORICIZZATI A SUO TEMPO DAL PRECEDENTE ANZIANO STORICO DI TREVISO, ANCORA OGGI IL PIU' IMPORTANTE PER QUESTA FIGURA DI ARTISTA, CHIARAMENTE SI PONGONO ORA DELLE DOMANDE: QUALI INTERESSI MUOVE IL TENTATIVO DI UN SIMILE SCEMPIO? PERCHE' SI E' ASPETTATO DI INTERVENIRE CON QUESTO MODO VIOLENTO SOLO ALL'INDOMANI DELLA PRESENTAZIONE DEL VOLUME? PERCHE' IN CONTEMPORANEA AL MIO CATALOGO VIENE ORA ANNUNCIATO IL LORO CATALOGO UFFICIALE DELL'OPERA DI GINO ROSSI ? PERCHE' VIENE ORA ANNUNCIATA IN CONTEMPORANEA ALLA MOSTRA DA NOI PROGRAMMATA A CONEGLIANO, UN'ALTRA SIMILE MOSTRA A TREVISO, OLTRETUTTO NELLO STESSO MESE? EPPURE, SOLO POCO TEMPO ADDIETRO VENIVA RIFERITO ALLA NOSTRA COORDINATRICE CHE NESSUNA INIZIATIVA ERA IN CORSO O PREVISTA A TREVISO IN QUESTA DIREZIONE, SU QUESTO ARTISTA.
MOLTE SONO LE DOMANDE ALLE QUALI NECESSARIAMENTE SAREBBE OPPORTUNO RISPONDERE ORA CON ONESTA' E TRASPARENZA.

Luciano Buso riporta inoltre, questi documenti:
- Gino Rossi la casa sul Montello e l'accademismo.
L’ARRINGA DIFENSIVA.
Estremamente puro, persona sincera che credeva nei nobili valori, nei nobili sentimenti al punto da anteporli anche alle agognate mete artistiche!

 In cerca, sul Montello, di quella pace che non trovava in mezzo ai lupi massonici, ai corrotti che imperversavano tra gli uomini di cattiva fede, Gino Rossi, tanto predicato e poco amato... pone gli inderogabili sigilli alla pratica della scrittura celata presente in ogni sua opera: gli imprescindibili dati personali semi nascosti tra le pieghe della sua pittura, dichiarati oltretutto nella originale dedica (firmata) apposta nel verso di un dipinto del “13”, donato in seguito, nel "33", quando era già ricoverato in ospedale psichiatrico, all’amico di famiglia dottor Binotto: “Per dottor Binotto amico di famiglia, con grande affetto,1933, Montello, Giavera, scritte segrete sulle piante, Rossi”. Tale originale dedica, si contrappone quindi nettamente e legalmente al subdolo tentativo, avvenuto per mano di due accademici, di boicottare e annullare, con l'apporto della stampa locale, gli studi da me fatti e il Catalogo Ragionato delle opere edite e inedite di Gino Rossi, appena presentato nella sede della Provincia a Treviso. La dedica, che viene del tutto riconosciuta originale dalle indagini di rito svolte presso la diagnostica per l'arte Fabbri di Campogalliano di Modena e dalle dottoresse Maika Gabelleri e Domenica Marseglia, note grafologhe a Civitanova Marche, Mc, stabilisce in modo alquanto chiaro, la inopinabile volontà dell'artista nel suggerire il personale suo metodo per stabilire la originalità di ogni sua opera.

Scrive Gino Rossi... e scrive molto e in modo alquanto chiaro!!!

I suoi scritti, le sue precise volontà, vanno rispettate al di là dei dogmi personali in corso da sempre dopo la sua scomparsa, al di là di qualsiasi interesse commerciale fine a questa o quell'altra istituzione.

Per sfuggire a tali misfatti egli si rifugiò sul Montello, convinto di trovarvi finalmente pace, di essere lontano da quel mondo abbietto, da quelle persone che lo giudicavano oltretutto senza aver mai solo provato a gestire un pennello! Persone inutili e arroganti, convinte di conoscere profondamente la pittura tramite le pagine di un libro. Soffre ancora oggi l'artista, a quasi settant'anni dalla sua morte, di tali miserevoli incompetenze, di chi esibisce prima di tutto un ricco medagliere e si sciacqua la bocca con complesse frasi che nulla hanno a che vedere con la materia che compone ogni suo dipinto; travolgendo e sparando BORDATE a dritta e a manca, di fatto distruggendo e minacciando, proprio dalle loro torri d'avorio, tutto ciò che si pone innanzi. Le molte sue lettere, che sparavano in tutte le direzioni già allora, sono state infatti pubblicate molto tempo dopo la sua morte, la loro pubblicazione avvenne con molta perplessità e incertezza in quanto chiaro emergeva il suo modo di pensare a riguardo. Rispettare quindi le sue volontà, significa anche amare la sua opera con pudico rispetto! Egli insegnò soprattutto di che pasta era fatto, come si poteva essere estremamente importanti senza calpestare, distruggere e travolgere nessuno, un chiaro messaggio per coloro che prima lo portarono dritto al manicomio, in seguito lo posero ai vertici dell'arte del primo Novecento, oggi...ma...Gino Rossi, oltre ad essere un pittore autodidatta, era anche un uomo con tanto di sentimenti, che ha dipinto in più modi nella sua vita...inutile quindi standardizzare la sua arte quasi fosse stampata ! ...

In conclusione, noi non sappiamo distinguere un vero da un falso, non ne abbiamo i mezzi critici, ma non pensiamo che Luciano Buso abbia fatto quest'opera per guadagnarci o perché non sa distinguere un vero da un falso... bensì per grandissima passione per l'arte, una passione che tocca le corde della verità e che è in grado di affrontare anche le critiche più acerrime.


Luciano Buso
Nato a Guia di Valdobbiadene nel 1954, Luciano Buso frequenta fin da giovanissimo alcuni ambienti artistici e culturali del Veneto, dando sfogo alla sua predisposizione naturale per l'arte. Autodidatta, riservato e schivo, non rinuncia però a ricercare un contatto essenziale con la realtà che tanto giova ad un artista. Conosce e frequenta nel 1977 il pittore toscano Claudio Domenici, instaurando con lui un durevole rapporto di reciproca stima ed amicizia. Ospite dell'amico all'isola d'Elba, lavora per un lungo periodo au pleinair dipingendo soprattutto il paesaggio elbanocon le sue coste e i suoi porti. Sarà infatti allestita nel 1982 nelle sale della galleria d'arte Cimabue di Firenze una sua personale. Numerosi sono infatti i dipinti di quel periodo da lui gelosamente custoditi.

Più tardi, stabilitosi con la sua famiglia in provincia di Treviso, dipinge assiduamente nella campagna antistante il Montegrappa e con amorevole passione ferma nelle sue tavole immagini e luoghi che, anno dopo anno, vanno inesorabilmente scomparendo: testimonianze preziose di una civiltà radicata soprattutto all'onesto lavoro della terra.

Le prime incoraggianti mostre sono a Vicenza, e via via in tutto il Veneto. Nel 1980 un noto gallerista di Stoccolma commissiona una trentina di dipinti che vengono esportati ed esposti in una mostra a Stoccolma. Partecipa a concorsi extempore, tra i quali Il Premio Della Zorza 1979, ad Asolo e la Prima Extempore Città di Castelfranco Veneto 1984 ove l'opera Mura di Castelfranco Veneto viene premiata ed ottiene inattesi successi. Nel 1988 espone per invito nella Town Gallery nello stato dell'Indiana e alla North Lake Shore di Chicago. Sue opere sono in collezioni private e pubbliche in Italia, America del Nord, America Latina, Africa, Australia, Francia, Belgio, Germania, Austria, Olanda, Svezia, Gran Bretgna e Svizzera.

Recensioni

Catalogo Nazionale d'Arte Moderna Bolaffi, n. 19, edizione 1983, G. Mondadori

Catalogo Nazionale d'Arte Moderna Bolaffi, n. 26, edizione 1990, G. Mondadori

Catalogo Nazionale d'Arte Moderna M.D.S., n. 5, edizione 1991, CIDA, Roma

Catalogo Nazionale d'Arte Moderna M.D.S., n. 6, edizione 1993, CIDA, Roma

Luciano Buso, volume monografico, edizione 1993, editrice biblioteca Cominiana



Di Federico De Nardi - foto di Lorella Colla



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Mensile telematico sul Veneto e Triveneto: Cosa fanno i veneti dentro e fuori d'Italia, nella cultura, nella fotografia, nel turismo, nel cinema, nell'arte, nell'economia. Registrato con il n° 3104 del Registro Stampa, presso la Cancelleria del Tribunale di Treviso il 19/02/2004.
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