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Numero 130

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A villa EMO di Fanzolo, SGARBI per il PAESAGGIO DIPINTO

1 gennaio 2015

di Lucia Tomasi





Il 15 dicembre, a villa Emo del Palladio, il vice-Presidente della Regione Marino Zorzato sottolinea un cambio culturale negli ultimi anni: oggi sempre più si valorizza il nostro patrimonio monumentale, ambientale e paesaggistico.
Paesaggio che non è più un bel panorama, ma è l’ambiente stesso in cui ci troviamo immersi.
La direttrice del Museo di Castelvecchio di Verona Paola Marini sottolinea che nel 2016 il Convegno dei maggiori Musei del Mondo avrà come tema i “Musei ed i Paesaggi Culturali”.
Vittorio Sgarbi inizia facendo riferimento alla cultura del primo Noverento ed del Futurismo che in nome di una fiducia cieca nel progresso, protrattasi fino alle soglie del Terzo Millennio, ha costruito spesso distruggendo.
Sul finire del Millenio è nata intorno agli anni ’80 una nuova tendenza che ha avuto inizio con la filosofia dello Slow Food. Dopo l’accelerazione del Novecento un bisogno ed una necessità di “frenata” per non finire nell’abisso…
I paesi meglio conservati risultano quelli, paradossalmente, che non hanno avuto sviluppo economico, come molti borghi del sud Italia. La crisi iniziata col terzo millennio ha, se non altro, portato a nuove prese di coscienza sempre più diffuse, ad un bisogno fisiologico di non voler consumare altro territorio.
Tornando alla storia dell’arte Sgarbi ribadisce che mentre per i pittori toscani i paesaggi che fanno da sfondo ai personaggi erano ideali, erano quelli della mente, per gli artisti veneti il paesaggio, non solo si ispira più direttamente a quello reale, ma spesso diviene il protagonista del quadro o per lo meno alla pari dei personaggi rappresentati e che da questo ne traggono un senso. Tra tutti, Bellini e Cima da Conegliano sono stati i maggiori poeti del paesaggio. La natura come scenario del Sacro, come chiesa.
Vedasi la Madonna dell’arancio di Cima da Conegliano, dove perfino il trono della Madonna corrisponde ad una semplice, sublime roccia.
Ogni essere è creatura di Dio. Un vero Cantico delle Creature. Il santo è protagonista alla pari della natura.
In Bellini la storia viene narrata attraverso il paesaggio in cui si riflette, più che attraverso i grandi uomini. La Tempesta di Giorgione è il primo quadro impressionista e proprio per questo non ha senso cercare decine di interpretazioni differenti se non il semplice e puro dato naturale.
Con Tiziano la narrazione diviene più profana, più mitologica che religiosa anche quando continua a rappresentare temi religiosi. Bassano realizza i primi ritratti di animali soprattutto di cani, egli narra l’umanità attraverso gli animali. Il bergamasco Caravaggio fin che sta al Nord dipinge la natura, nella “Fuga in Egitto” rappresenta un paesaggio alla maniera veneta. Quando va a Roma, tutto cambia…



di Lucia tomasi



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