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2015, l’anno del progredire femminile

1 gennaio 2015

di Raffaella Biasi





Se il passato ci ha portato catastrofi di guerra, uccisioni e sopraffazioni, il futuro dovrà per forza direzionarsi in un verso positivo. Soprattutto a noi donne, che abbiamo la capacità di dedicarci a molteplici aspetti del ‘bene’, spetta, assieme ai nostri compagni, un impegno maggiore in tutti i campi, soprattutto nell’aiutare altre donne, che poi – a catena – possono migliorare i popoli. Ho notato, nel mondo arabo-islamico di cui mi occupo, che le donne hanno un modo di fare molto diverso dalle occidentali. Non urlano, non si svestono, non provocano, ma sono ugualmente tenute come fiori di serra e la loro opinione, se saggia, viene ascoltata. Sembrano un altro tipo di fauna: provocano dolcemente, danno una scossa senza muoversi, aprono una porta con un soffio leggero. Hanno qualcosa di magico e incantatore, fatto di dolcezza e apparente sottomissione, fatto di silenzi, di sorrisi o di chiusure. Poco verbale, ma molto sornione. Capace di convincimenti, come ci tramanda l’antica arte di Sharazade delle Mille e Una Notte. Ne è un esempio Muna, la conduttrice di un programma ‘trasgressivo’ che va in onda da ben 12 anni ed è visto in tutti i Paesi Arabi. Non era così negli anni settanta. I loro anni ’70 furono simili ai nostri. I problemi per le donne si sono accentuati dagli anni ’90 in poi. Eppure alcune sono riuscite ugualmente e diventare giornaliste, scienziate, ingegneri, viglilesse e a farsi largo tra i molti mestieri ‘permessi’ , anche nei paesi più conservatori. Vi sono anche i casi estremi, come Amina, che ha osato denudarsi come le Femen, ma che ha pagato caro il prezzo dell’oltraggio al pudore.
Infatti l’importante è che il limite del pericolo della vicinanza con i maschi non venga oltrepassato. In generale in arabo si dice FI HUDUD (i limiti ci sono!). Solo con l’istruzione e la frequentazione di gente di altri popoli le donne delle famiglie più ricche e colte riescono a far sentire la loro voce e quindi a trascinare verso una nuova evoluzione le sorelle a cui non è consentita volentieri l’educazione Superiore.
Parlo sempre per esperienza personale. Mi è capitato di conoscere tante donne… di campagna e di città, soprattutto in Egitto. Solo alcune, molto determinate e con famiglie tolleranti, soprattutto di città o classe socio-economica agiata, sono riuscite a venire a capo della loro volontà di affermarsi nel mondo sociale o del lavoro. Grazie anche alla legge spinta da Susanne Mubarak, che ha vietato l’infibulazione e ha garantito posti di lavoro statali per le donne. Ok, quindi, la maggioranza è sempre più istruita, ma non basta! Cosa se ne fanno di una istruzione che non possono spendere nelle loro realtà? I mariti, infatti, non permettono alle mogli di lavorare, se non è indispensabile, e si fregiano di essere capaci di mantenerle, purché non possano accedere al mondo del lavoro, in cui sarebbero pericolosamente a contatto con esseri umani maschili. E quindi qualsiasi sguardo d’intesa o parola oltre il dovuto, metterebbe a rischio NON TANTO LA SALVAGUARDIA DELLA DONNA, QUANTO L’ONORE DEL MASCHIO e della famiglia. Insomma la castità fisica e comportamentale della donna serve a dimostrare quanto è bravo il maschio a tener sotto controllo la famiglia. Insomma (con metafora invernale), una decorazione, come le palle dell’albero di Natale. Ho visto che le lauree in filosofia delle mie amiche, non sono altro che esegesi coraniche o poco altro, infatti non vengono spese nel lavoro, e queste donne intelligenti, hanno lavori modesti o non possono cercarne di più importanti. Ho visto che le laureate in giornalismo non possono neanche accedere a internet. Ho visto lotte tra marito e moglie per poter esercitare il mestiere di ‘insegnante di sostegno’ per handicappati psicologici. Ho visto che le Università sono soprattutto un luogo di parcheggio, sia nei Paesi ricchi che poveri, perché comunque la donna è destinata a un ruolo subalterno, o solo a quello di madre, mirabilmente convinta da un premuroso marito.
Premuroso appunto di difendere l’onore della propria famiglia. Quindi l’unico modo di affrancarsi è quello di stare in gruppo, e così, di poter trovare il modo di dire la loro. Oppure di esporsi sommessamente, come una goccia d’acqua che scava la roccia. Capita così anche qui da noi, sia con certe italiane che accettano ‘i ruoli’, sia tra le immigrate che, per sentirsi parte delle comunità, si comportano come se vivessero ancora nel loro Paese! Ho visto che i loro Facebook sono controllati sia come Post o condivisioni, sia come amicizie. Cioè viene vietato loro di scegliersi le amicizie. E’ ora dunque, che coloro che possono, le donne coraggiose, e non solo le estremiste ma anche le moderate parlino, siano trascinanti delle altre, creino amicizie in modo che avvenga il progredire dei ruoli verso una liberalizzazione del pensiero. Solo le donne affrancate, economicamente libere, psicologicamente forti e con voglia di migliorare il mondo, possono prendere la mano di una sorella più in difficoltà e cercare di aiutarla ad esprimere se stessa!



di Raffaella Biasi



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