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Numero 123

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Colloquio Intervista al Direttore della Fondazione Benetton Studi Ricerche, Marco Tamaro

1 giugno 2014

Di Maria Ester Nichele





La Fondazione Benetton Studi Ricerche nasce nel 1987 e dal 2003 ha sede nei palazzi Bomben e Caotorta (oggetto, tra il 1999 e il 2003, di uno splendido intervento di restauro coordinato da Tobia Scarpa) nel centro storico di Treviso, in via Cornarotta, davanti alla torre dove visse Arturo Martini, a due passi dal Municipio e dal Duomo. Presieduta Luciano Benetton, la Fondazione è diretta da Marco Tamaro.
Il principale campo di ricerca riguarda il governo e il disegno del paesaggio, dei luoghi che ci stanno intorno, e anche di quelli di ogni altra parte del mondo, in particolare in Europa e nel Mediterraneo, nello spirito della Convenzione Europea del Paesaggio, rivolgendo una particolare attenzione anche alle tematiche ambientali di più comune interesse. Nell’arco dell’anno vengono organizzati convegni, seminari, viaggi si studio, laboratori sperimentali sulla vita e la forma dei luoghi, e sono curate alcune pubblicazioni per la loro conoscenza, salvaguardia e valorizzazione. L’iniziativa che maggiormente connota il lavoro di ricerca in quest’ambito è il Premio Internazionale Scarpa per il Giardino. Fin dalla prima edizione del 1990, il Premio mette al centro dell’attenzione «un luogo particolarmente denso di natura e di memoria» al quale viene rivolta una campagna di studi e di pubblicazioni che ha il suo apice, il secondo sabato di maggio, con la consegna ai responsabili del luogo del sigillo disegnato da Carlo Scarpa, in una cerimonia pubblica al Teatro Comunale Mario Del Monaco di Treviso.

Abcveneto: D.
Dr. Marco Tamaro, ci vuol parlare del prestigioso Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino?

R.
Il Premio, che quest’anno giunge alla sua venticinquesima edizione, intende contribuire a elevare e diffondere la cultura di “governo del paesaggio”; si propone come occasione e strumento per far conoscere, al di là dei confini delle ristrette co­munità di specialisti, il lavoro intellettuale e manuale necessario per governare le modifi­ca­zioni dei luoghi, per salvaguardare e valorizzare i patrimoni autentici di natura e di memo­ria.
Nella scorsa edizione, 2013, il Premio ha designato un orto-giardino situato sulla riva di uno dei fiordi che solcano la regione nord-occidentale nell’Islanda, a pochi chilometri dal circolo polare artico. Con una scuola, la chiesa e la fattoria di Nùpur compone un luogo nel quale la comunità ha avviato all’inizio del secolo XX un progetto che in questa terra si presenta come sfida a condizioni ambientali estreme, a pressanti istanze di miglioramento della condizione umana, coltivare la terra e aver cura di un processo indirizzato alla conoscenza, all’educazione e all’elevazione sociale.
Inaugurato nel 1909 l’orto-giadino nasce dalla mani del pastore protestante Sigtryggur Gualaugsson (1862/1959), che pochi anni prima, insieme al fratello Kristinn, qui aveva gettato le basi di un programma scolastico volto al riscatto da condizioni agricole arretrate, ispirato alle idee del pastore danese Nikolai Frederik Severin Grundtvig (1783/1872) diffuse anche in Islanda. È infatti nel solco dell’intensa attività di questa figura di pedagogo già incontrata a Kongenshus Mindenpark, luogo danese al quale è dedicato il Premio Carlo Scarpa 2004, che si radica, soprattutto nel mondo contadino, una coscienza del paesaggio ispirata all’elevazione sociale e al sentimento nazionale.
Per quanto riguarda il Premio Carlo Scarpa 2014, la Giuria ha deciso all’unanimità di dedicare la venticinquesima edizione a Osmače e Brežani, due villaggi sull’altopiano sopra Srebrenica, territorio scavato dalle acque, stretto dentro i profondi canaloni di una grande ansa della Drina. È un luogo di fronte al quale è inevitabile interrogarsi sulla contraddizione tra la bellezza della natura e i segni di una guerra ancora leggibile, uno dei tanti luoghi della Bosnia dai quali due decenni or sono è stata strappata la vita di una comunità, devastata la sua convivenza multiculturale di lunga durata, dispersi i sopravvissuti. Tra questi ultimi, e ciò ne fa un caso di testimonianza e di esperienza altamente significative, un piccolo nucleo di famiglie cerca da qualche anno di trovare la strada del ritorno, la trama della memoria, nuove relazioni tra persone, spazi da abitare, terre da curare, case da ricostruire, condizione umana da conquistare.
Le giornate centrali del Premio si terranno come di consueto nel secondo fine settimana di maggio e tutti i lettori sono invitati a partecipare:
venerdì 9 maggio alle ore 18, nella sede della Fondazione, si terrà una conferenza pubblica sulle venticinque edizioni del Premio, cui seguirà l’inaugurazione di una mostra documentaria dedicata ai villaggi di Osmače e Brežani; sabato 10 maggio, dalle ore 9.30 alle 13.30, sempre nella sede della Fondazione, si terrà un seminario di approfondimento sul luogo designato; infine, alle ore 17 nel Teatro Comunale Mario Del Monaco di Treviso, si svolgerà la cerimonia di consegna del Premio, alla quale seguirà una serata conviviale nel giardino della Fondazione.

D. Quanto è difficile individuare e scegliere i luoghi designati dal Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino?

R. Il Premio si avvale di una Giuria internazionale composta da esperti e studiosi di chiara fama, che di anno in anno sollecitano un approfondimento su un tema specifico legato a un ambito territoriale. La riflessione si sofferma poi su quei luoghi in cui la Giuria ravvede le caratteristiche pertinenti alle finalità del Premio: ovvero un equilibrio originale e forte di valori di natura, di memoria e di invenzione, tali da renderlo di particolare interesse. La scelta finale ricade sul luogo che trova, dopo ampia discussione, unanime consenso da parte dei membri della Giuria che, attualmente, sono: Domenico Luciani, architetto, paesaggista (presidente); Luigi Latini, architetto, paesaggista, ricercatore nell’Università Iuav di Venezia; Monique Mosser, storica dell’arte, docente nella Scuola superiore di architettura di Versailles, CNRS, componente il Comitato internazionale per il giardino storico e il paesaggio dell’ICOMOS; Lionello Puppi, storico dell’arte, professore emerito dell’Università di Venezia; José Tito Rojo, docente nell’Università di Granada; Massimo Venturi Ferriolo, docente di estetica al Politecnico di Milano.

D. Storia, arte, architettura: quali di questi argomenti preferisce affrontare nel suo lavoro?

R. Quello che apprezzo maggiormente sono le interrelazioni fra questi diversi campi di indagine che sono tra gli elementi fondativi della ricerca di paesaggio, da sempre al centro dell’attività della Fondazione.

D. Quali sono i nuovi progetti della Fondazione?

R. Stiamo portando avanti con grande soddisfazione la ricerca Treviso Urbs Picta sugli affreschi di facciata che, sin dall’età comunale, hanno contraddistinto il paesaggio urbano cittadino. Il progetto condotto da un gruppo di lavoro multidisciplinare, ha preso il via dalle catalogazioni già disponibili, per un loro aggiornamento e in vista della costruzione di nuova cartografia della città affrescata.
Stiamo inoltre portando avanti una ricerca sulla cartografia storica quale elemento di indagine per gli eventi legati al centenario della Grande Guerra.
A breve inoltre saranno delineati nuovi progetti per il mondo della scuola, da sempre al centro delle nostre attenzioni, e un workshop legato ai progetti negli spazi aperti.

D. Quali progetti di ricerca Le hanno dato più soddisfazione?

R. Il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino è un progetto che regala ogni anno grandi soddisfazioni perché si riesce a mantenere un filo conduttore che lo rende riconoscibile nonostante ci occupiamo di luoghi apparentemente molto diversi e spesso lontani fra loro.
La recente presentazione del progetto Treviso Urbs Picta ha ricevuto un’attenzione da parte della città superiore alle aspettative, che ci fa ben sperare. L’auspicio è quello che possa diventare patrimonio comune.

D. Il Premio Carlo Scarpa invita a girare il mondo, cosa ci può dire in proposito?

R. Amo molto la mia terra, i miei luoghi di vita. Ma amo molto anche viaggiare per le possibilità di arricchimento che il viaggio porta con sé.

Di Maria Ester Nichele



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