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Numero 159

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L’omaggio a Venezia di Diego Esposito

1 giugno 2017

A cura di Maria Ester Nichele




L’opera Latitudine 45° 25' 35,16" N - Longitudine 12° 20' 43, 32" E, che Diego Esposito ha voluto donare alla Fondazione Giorgio Cini, sarà presentata al pubblico venerdì 9 giugno, dalle ore 18 alle 20. Insieme al catalogo bilingue di oltre 200 pagine, pubblicato dalla Fondazione Mudima, interverranno gli autori dei saggi: Luca Massimo Barbero, Giovanna Dalla Chiesa, Antonio D'Avossa, Gino Di Maggio, Franco Farinelli, Fumio Nanjo, Pietro Montani.

Collocata nel giardino della Fondazione Giorgio Cini sull'Isola di San Giorgio Maggiore, a Venezia, l’opera assume un particolare significato estetico e simbolico, in quanto il lavoro di Diego Esposito, veneziano di adozione da oltre trent'anni, è concentrato da sempre sulla duplice condizione geografica e culturale che si stabilisce nel dialogo tra Oriente e Occidente, di cui Venezia, sospesa sulle acque, è l’emblema ideale. Con quest’ultima installazione che consiste in una pietra di marmo di Zandobbio delle dimensioni di 98 x 150 x 140 centimetri - realizzata con la collaborazione di Romina Facchinetti, titolare della società Marmo Zandobbio Spa - l'artista realizza la temporanea conclusione del ciclo Latitudine – Longitudine affidando alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia il ruolo di custode della rete cosmica e terrestre dell'intero progetto, un grande nuovo modello artistico teso a disegnare una mappa ideale fra Nazioni e Continenti, attribuendo all'arte la funzione tramite di relazione fra tutti gli sguardi delle comunità esistenti fra la terra e il cielo di questi spazi al tempo stesso ipotetici e reali.

Nel ciclo Latitudine - Longitudine intrapreso già nel 2001, questo episodio costituisce il settimo sigillo posto all’intersezione delle due coordinate terrestri che, questa volta, cade nel sito del giardino della Fondazione Giorgio Cini, luogo privilegiato d’incontro fra culture e storie di popoli di rara complessità e ricchezza.

Un progetto ambizioso che sfiora il concetto delle “meraviglie nel mondo” e che sarà completato in seguito grazie a fotografie satellitari dei due emisferi che ne sveleranno il disegno nascosto. Ogni nucleo scultoreo è realizzato con pietre locali, già distaccate dalla cava, nelle quali è inserito un disco convesso di acciaio inox, sorta di occhio metallico che dalla sua impassibilità, riflette ogni movimento del cielo nell’arco della giornata e nel succedersi delle stagioni.
Si tratta in realtà di un vero e proprio dialogo tra la terra e il cielo che Diego Esposito mette in atto ogni volta, che in latitudini e longitudini diverse, riprende il filo di una trama realizzando una costellazione al tempo stesso terrestre e celeste, in progress permanente.

Latitudine – Longitudine, prima che sull'Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, ha già trovato collocazione in diversi luoghi del mondo quasi a creare una rete di comunicazione tra siti e momenti diversi: presso il Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato - Italia (2001), nell' Oriental Land Park a Shangai - Cina (2007), nel Parco del Museo Caraffa a Córdoba - Argentina (2010), nel Centro Cultural Ccori Wasi a Lima - Perù (2011), nel Tempio Muryokoin a Koyasan - Giappone (2015), nell' ESADMM – École Supérieure d'Art et de Design a Marsiglia - Francia (2015).

Diego Esposito (Teramo, 1940), vive tra Milano e Venezia.
Sin dagli esordi, insieme ai grandi protagonisti degli Anni Settanta, il suo impegno ha contribuito alle trasformazioni essenziali che hanno delineato le nuove concezioni artistiche. L’attenzione che ha sempre dedicato alle culture del bacino del mediterraneo e a quelle extraeuropee, nutrita dai suoi viaggi, fusa con le concezioni del proprio tempo e con gli antichi insegnamenti sapienziali, è alla base di un’etica e di una visione estetica in cui l’esattezza formale si è sempre sposata con il grande respiro ambientale e culturale, anche grazie all’uso cristallino di un colore volto a dilatarla su un piano di risonanza cosmica, esplorando nel contempo i rapporti tra la sonorità e l’ambiente. L’opera di Diego Esposito si è sempre svolta con straordinaria coerenza e libertà al di fuori di ogni condizionamento di mercato, scegliendo deliberatamente la collaborazione e la sintonia con particolari individui e istituzioni che ne hanno saputo garantire l’indipendenza. L’impegno con cui ha saputo costruire, non ‘mostre’, ma interventi concepiti ogni volta in rapporto alle condizioni del luogo e all’ambiente, dove è stato chiamato a operare, hanno lasciato un segno, dettando un nuovo modello per le relazioni tra il destino dell’opera e il contesto in cui essa si inserisce, trasformando sensibilmente la natura del sito.

Tra le grandi installazioni che lo hanno visto all’opera si ricordano Aula Magna, Università di Teramo; Kanazawa Art University; Giardino di Yuwaku, Giappone; Cascata, Villa Jucker, Gozzano, Lago d'Orta (NO), Comune di Prato, Comune di Cantù.

Questa volta l’artista celebra Venezia come centro d’arte e di cultura, ponte e tramite con l’Oriente, luogo d’intrecci simbolici, dove ogni cosa pare impensabile senza il suo riflesso e dove la luce e l’ombra sono in costante dialogo con l’acqua.

A cura di Maria Ester Nichele



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Mensile telematico sul Veneto e Triveneto: Cosa fanno i veneti dentro e fuori d'Italia, nella cultura, nella fotografia, nel turismo, nel cinema, nell'arte, nell'economia. Registrato con il n° 3104 del Registro Stampa, presso la Cancelleria del Tribunale di Treviso il 19/02/2004.
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