Madonne del Parto al Tempio di San Nicolò

Treviso

Testo di Maria Biscaro -foto di Maria Ester Nichele
Madonna del Parto Quando si parla di Madonna del Parto è a Piero Della Francesca e al suo affresco che si pensa, realizzato in ricordo della madre Monna Romana di Pierino, nativa di Montevarchi, frazione di San Sepolcro, dove sono conservate alcune delle sue opere. La committenza è ignota, la datazione oscilla tra il 1450 e il 1465 e fu realizzato nella Chiesa di Santa Maria Nomentana o in Silvis, alle pendici della collina del Montone, luogo conosciuto fin dall'antichità, legato a culti pagani della fertilità.
Nel 1785 il Comune di Monterchi scelse questo sito per costruire il cimitero, e la chiesa ne divenne parte. Volumi sono stati scritti sulla ieratica bellezza di questa Madonna ma non è questo capolavoro il soggetto di questa breve nota. Dopo il Concilio di Trento furono definitivamente dichiarate eretiche le Madonne del Parto, e i e questa iconografia fu cancellata, sostituita, dimenticata, per questo trovare ben due Madonne Del Parto affrescate nelle colonne del tempio di San Nicolò a Treviso, ci aiuta a capire quanto questo soggetto fosse importante e amato nel Medioevo.
Una è una Madonna con San Tommaso, quasi alla fine della sua gravidanza, il suo abito rosso non nasconde il suo stato, le mani tengono il ventre, con questo gesto è così umanamente vicina a tutte le madri ma l’espressione del suo volto, assorto nei pensieri, ci parla della sua relazione con Dio, ne fa la volontà, con consapevole serenità. San Tommaso le è vicino, tiene un libro aperto, forse sulle pagine delle Sacre Scritture che profetizzavano l’arrivo del Figlio.
In un’altra colonna, c’è un’altra Madonna, sola, senza santi o angeli, seduta in trono, anche per lei, il vestito bianco non nasconde la gravidanza e un manto azzurro le copre le spalle e scende fino a terra. Sta leggendo, una mano indica qualcosa in un libro aperto, il suo volto è sereno, consapevole di essere parte del disegno di Dio, che accetta fiduciosa ma è anche la conoscenza che l’aiuta, le Sacre Scritture sono la sua guida.
L’evangelista Luca (2.19), dopo la nascita di Gesù e la visita dei pastori, scrive “Maria, da parte sua, custodiva tutti questi ricordi e vi rifletteva in cuor suo”, ma è fin dall’Annunciazione che la Madonna serba tutto nel profondo del suo animo e questo affresco riesce ad esprimerlo plasticamente.
Il pittore riesce quasi a rappresentare il rapporto esistente tra Dio e gli uomini nel Paradiso terrestre, il corpo della donna è così come l’ha voluto il Signore, non c’è fisicità, peccato, paura, ma il compiacimento di Dio dopo la creazione dell’uomo che “vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono. E fu sera e fu mattina: sesto giorno” Genesi (1.21)
Dopo il peccato originale solo la Madonna in vita ha il privilegio di vivere nell’idea del mondo pensata per noi da Dio. Queste sono solo le emozioni e i pensieri che questi due affreschi hanno suscitato in me, non pretendono di essere una critica artistica ma solo una lettura personale di due magnifici affreschi e non sono i soli, che fanno si che valga la pena di fermarsi a San Nicolò e farsi ammaliare da queste testimonianze artistiche così importanti. Madonna del Parto
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