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Numero 110

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LA SANTA SEDE ALLA 55 a EDIZIONE DELLA BIENNALE D’ARTE DI VENEZIA

A cura di Marcellino Radogna


INTERVENTO DEL CARD. GIANFRANCO RAVASI

INTERVENTO DEL PROF. PAOLO BARATTA

INTERVENTO DEL PROF. ANTONIO PAOLUCCI

Alle ore 11.30 di questa mattina (14 maggio 2013), nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si tiene una conferenza stampa nel corso della quale viene illustrata la partecipazione della Santa Sede, presente per la prima volta con un suo padiglione, alla 55a edizione della Biennale d’Arte di Venezia, che si svolgerà dal 1° giugno al 24 novembre 2013.
Intervengono l’Em.mo Card. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura; il Prof. Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani e il Prof. Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia. Sono inoltre presenti Mons. Pasquale Iacobone e la Dott.ssa Micol Forti, entrambi del Pontificio Consiglio della Cultura.Pubblichiamo di seguito gli interventi del Card. Gianfranco Ravasi, del Prof. Paolo Baratta, del Prof. Antonio Paolucci e una nota informativa sul Padiglione della Santa Sede alla Biennale d’Arte di Venezia:

INTERVENTO DEL CARD. GIANFRANCO RAVASI

In Principio

CREAZIONE, DE-CREAZIONE, RI-CREAZIONE

L’arte contemporanea è al centro degli interessi del Pontificio Consiglio della Cultura perché costituisce una delle espressioni più significative della cultura di questi decenni. Così si è deciso di promuovere, per la prima volta, la partecipazione della Santa Sede alla 55a Biennale di Venezia. Il progetto rappresenta, dunque, non solo una straordinaria novità, ma risponde a uno degli scopi del Dicastero, ovvero instaurare e incentivare le occasioni di dialogo con un contesto sempre più ampio e diversificato.

Per questa prima partecipazione è stato scelto un tema fondamentale per la cultura e la tradizione della Chiesa, nonché fonte ispiratrice di moltissime opere che hanno segnato la storia dell’arte: il racconto presente nel primo libro della Bibbia, la Genesi.

In particolare sono stati scelti i primi undici capitoli, dedicati al mistero delle origini, all’ingresso del male nella storia, alla speranza e ai progetti degli uomini dopo la devastazione simbolicamente rappresentata nel diluvio. Un ampio lavoro collegiale sulla molteplicità dei temi offerti da una sorgente così inesauribile ha portato all’individuazione di tre nuclei tematici sui quali gli artisti coinvolti hanno accettato di misurarsi: la Creazione, la De-creazione, la Nuova Umanità o Ri-creazione.

Il tema della Creazione si concentra sulla prima parte del racconto biblico, quando l’atto creativo prende forma, tramite la Parola, nel soffio dello Spirito, generando le dimensioni del tempo e dello spazio e ogni forma di vita, fino agli esseri umani.

La De-creazione intende focalizzare l’attenzione sulla scelta dell’uomo di contrapporsi al progetto originario di Dio, attraverso forme di distruzione etica e materiale come il peccato originale e il primo omicidio (Caino e Abele), che ci permettono di riflettere sulla "disumanità dell’uomo". La violenza e la disarmonia che ne scaturiscono innescano un nuovo avvio nella storia umana, che inizia con l’evento di punizione-purificazione del diluvio universale.

Il momento del viaggio, della ricerca, della speranza, rappresentato nella narrazione biblica dalle figure di Noè e della sua famiglia e poi da Abramo e dalla sua discendenza, porta infine a disegnare una Nuova Umanità e una creazione rinnovata, dove un profondo e interiore mutamento restituisce senso e vitalità all’essere e all’esistere.

Ognuno di questi aspetti ha costituito, chiaramente, soltanto un punto di partenza per gli artisti selezionati. Con essi si é stabilito un dialogo vitale, ricco ed elaborato, segno di una moderna e rinnovata committenza. A loro va il mio più vivo ringraziamento.

INTERVENTO DEL PROF. PAOLO BARATTA

Testo in lingua italiana

La presenza per la prima volta della Santa Sede tra i padiglioni della Biennale di Venezia è un evento di grande importanza, e come tale è salutato dal mondo dell’arte e della cultura. Avvertiamo questa scelta come una conferma del ruolo importante che la Biennale svolge come luogo d’incontro e dialogo.

Fin da quando ci è stata manifestata l’intenzione di questa iniziativa abbiamo seguito con attenzione l’evolversi del progetto, al solo scopo di accertare che vi fosse sintonia tra l’intenzione del Pontificio Consiglio della Cultura e quello che la Biennale, per sua natura, offre e può offrire.

La Biennale è un luogo per sua essenza di partecipazione. Intorno alla Mostra internazionale da noi organizzata, convergono energie diverse rappresentate dai paesi partecipanti (partecipazioni ufficiali) e da vari enti no-profit che sviluppano proprie iniziative (eventi collaterali). Ciascuno apporta un proprio contributo, ciascuno è mosso essenzialmente dal desiderio di essere riconosciuto come parte del grande dialogo che si svolge nel tempo presente intorno alla creazione artistica, imprescindibile espressione vitale, oggi come ieri, della cultura e della civiltà.

Qui si leggono, in sovrapposizione e con grande chiarezza, le due geografie: quella segnata dai confini politici, etnici, culturali, linguistici, e quella delle relazioni tra gli artisti che quei confini superano e scavalcano, o ignorano.

La Biennale, però, non è un mercato ove si dispongono le opere in relazione al loro valore venale; né è un’Accademia ove si dettano regole. Si può dire, semmai, che essa è il luogo dove l’opera d’arte è considerata nel suo nascere, come frutto dell’anelito, delle motivazioni e dell’urgenza dell’artista, e non per la sua destinazione finale (non è quindi luogo, ad esempio, per una mostra d’arte sacra).

La scelta della Santa Sede coincide con un periodo nel quale l’arte contemporanea, un tempo oggetto di attenzione di ristrette minoranze, ha rotto gli argini ed è diventata oggetto di attenzione di una sempre più vasta comunità: è diventata popolare.

Questa espansione ha accentuato il pericolo di mercificazione, accrescendo anche le tentazioni in tal senso della fragile pratica dell’artista.

Il contemporaneo dilagare di immagini e le possibilità nuove del loro utilizzo offerte dalla tecnologia, possono, a loro volta, indurre il pericolo di un affievolimento della capacità (per non dire dell’interesse e del desiderio) di interrogare l’opera d’arte enucleandola dalle infinite invenzioni creative che la modernità ci offre. E si rischia anche che, dopo tanto avanzamento, possa intervenire una regressione con perdita di vitalità.

A fronte di questi rischi sta pur sempre la straordinaria importanza di questo "avanzamento" per le opportunità che offre ad un più ampio e coinvolgente dialogo sull’arte.

Questi temi sono ben vivi nell’attenzione della Biennale, e sono presenti in modo particolare proprio in questa 55.ma Esposizione Internazionale d’Arte che, come esplicitamente diciamo, è una mostra-ricerca. L’arte contemporanea nei suoi alterni sviluppi ha visto artisti proclamare idee ed esprimere concetti che cercano forme e, all’opposto, ha visto artisti creare forme che sollecitano riflessioni; ma ha sempre avuto davanti a sé come oggetto di interesse l’uomo e i suoi quesiti, alla ricerca non della passività del consumatore, ma della attiva partecipazione di chi la osserva.

E anche da questo punto di vista ci pare quanto mai importante, proprio in questo periodo, la rinnovata attenzione della Santa Sede, che può concorrere in modo del tutto speciale a sostenere, direttamente e indirettamente, un’intelligente e selettiva attenzione e una qualificata committenza.

A cura di Marcellino Radogna

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Mensile telematico sul Veneto e Triveneto: Cosa fanno i veneti dentro e fuori d'Italia, nella cultura, nella fotografia, nel turismo, nel cinema, nell'arte,nell'economia. Registrato con il n° 3104 del Registro Stampa, presso la Cancelleria del Tribunale di Treviso il 19/02/2004.
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