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Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino XXIV edizione, 2013: Skrúður, Núpur

13 maggio 2012

A cura di Maria Ester Nichele


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Il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, promosso e organizzato dalla Fonda­zione Benetton Studi Ricerche, conduce anche quest’anno una campagna di attenzioni su un luogo che contiene patrimoni di memoria e natura di particolare densità e si presenta come significativo per la ricerca scientifica e la sperimentazione di metodi e strumenti per la co­noscenza e il buon governo dei beni culturali.

La Giuria del Premio ha deciso all’unanimità di dedicare la ventiquattresima edizione (2013) all’orto di Skrúður (Skrudur), a Núpur, un giardino botanico che, con una scuola e una chiesa, costituisce un luogo riposto sulla riva di uno dei fiordi che sol­cano la regione nord-occidentale dell’Islanda, a pochi chilometri dal circolo polare artico, che ci aiuta a leg­gere i temi fondamentali della geografia, della storia e della cultura di quel paese.
Adagiato su un declivio che guarda a sud-ovest verso la lingua d’acqua del Dýrafjörður, Skrúður è come un piccolo grumo di vegetazione, circondato alle spalle dalla cortina so­lenne di montagne dai fianchi mossi dall’erosione glaciale e a valle da un terreno brullo che digrada verso la riva del fiordo. Accanto, la scuola, una chiesa e la fattoria di Núpur dove una comunità ha inaugurato all’inizio del xx secolo un progetto che in questa terra e in que­sto luogo si presenta come sfida a condizioni ambientali estreme e a pressanti istanze di mi­glioramento sociale: coltivare la terra e aver cura di un processo indirizzato alla conoscenza, al benessere, all’educazione, all’elevazione sociale. Aperto nel 1909, l’orto-giardino nasce dalle mani del reverendo Sigtryggur Guðlaugsson, che pochi anni prima, insieme al fratello Kristinn, qui aveva inaugurato una scuola e un programma di educazione volto al riscatto da condizioni agricole arretrate, ispirato alle idee del pastore danese Nikolai Frederik Severin Grundtvig (1783-1872) diffuse anche in Islanda.
Le modalità con le quali si costruisce e vive quest’orto sono quelle consuete all’operare in condizioni di particolare asperità climatica: tracciare un perimetro, in questo caso un rettan­golo di meno di 70 metri di lunghezza per circa 35 metri di larghezza, dissodare il suolo ed elevare un recinto di protezione, educare e convogliare in questo piccolo mondo elementi utili, terra, acqua, molte diverse specie di ortaggi, che al di là di questo fragile confine ver­rebbero travolti dalle forze della natura. Gli strumenti sono quelli di un esperimento corag­gioso, che rinnova ostinatamente i suoi gesti e si spinge in un mondo avverso con la forza di un progetto educativo che parte dalla coltivazione, di piante e di giovani contadini. Skrúður è dunque il nucleo denso intorno al quale gravita un insieme di modi pratici e di significati simbolici universali del dialogo con la natura, un luogo di apprendimento e spe­rimentazione che nei suoi primi quarant’anni di vita (1909-1949) trascorsi accanto alla scuola, grazie allo sguardo costante di Sigtryggur Guðlaugsson e di sua moglie Hjaltlina, di­venta un giardino. E, dopo una fase di relativo abbandono negli ultimi decenni del Nove­cento, ha ripreso a vivere e continua, oggi, a rinnovarsi grazie alle cure di un gruppo di uo­mini e donne che in anni più recenti se n’è fatto carico per restituirlo nel 1996 alle visite e alla coltivazione.




Di Maria Ester Nichele


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