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Un'indagine di Federalberghi Nazionale svela i numeri di Airbnb nel Comune di Venezia: a Pasqua 2017 erano 5.973 gli alloggi disponibili su Airbnb

15 maggio 2017

A cura di Abcveneto




Vittorio Bonacini, Presidente Ava: «È fondamentale porre ordine anche per la questione sicurezza»

Claudio Scarpa, Direttore Ava: «Ecco le quattro grandi bugie di Airbnb: sono danneggiate le imprese turistiche tradizionali e gli imprenditori che gestiscono in maniera corretta le strutture ricettive»

«È fondamentale porre dei paletti e mettere ordine nel mercato selvaggio degli affitti gestiti attraverso Airbnb». Vittorio Bonacini, Presidente dell'Associazione Veneziana Albergatori, snocciola i dati forniti da Federalberghi nazionale che svela le grandi bugie della cosiddetta sharing economy. «Il numero degli alloggi disponibili per essere affittati sul sito Airbnb ad aprile 2017 (settimana di Pasqua), nel comune di Venezia erano 5.973», spiega Bonacini. Di questi 4.451 (74,51%) erano riferiti ad interi appartamenti, 4.393 (73,54%) disponibili per più di sei mesi, 4.231 (70,83%) gestiti da host che mettono in vendita più di un alloggio (Fonte: elaborazioni Federalberghi / Incipit srl su dati Inside Airbnb)

«In questo modo - spiega il Direttore Claudio Scarpa -, sono danneggiate le imprese turistiche tradizionali e gli imprenditori che gestiscono in maniera corretta le nuove forme di accoglienza»

Sono quattro le grandi bugie della cosiddetta sharing economy secondo Federalberghi e anche secondo Scarpa: «Prima di tutto non è vero che si condivide l'esperienza con il titolare, perché la maggior parte degli annunci pubblicati su Airbnb si riferisce all'affitto d'interi appartamenti, in cui non abita nessuno. In secondo luogo non è vero che si tratta di attività occasionali, perché la maggior parte degli annunci si riferisce ad appartamenti disponibili per oltre sei mesi all'anno. Federalberghi e Ava concordano sul fatto che non si tratta di forme integrative del reddito, in quanto sono attività economiche a tutti gli effetti, che molto spesso fanno capo ad inserzionisti che gestiscono più alloggi. E ultimo punto non è vero che le nuove formule compensano la mancanza di offerta perché gli alloggi presenti su Airbnb sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche, dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali».

Ne consegue che il consumatore è ingannato due volte: viene tradita la promessa di vivere un'esperienza autentica e vengono eluse le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori, della collettività, del mercato. È inoltre importante sottolineare che vengono danneggiate tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza. «Federalberghi assieme alle associazioni territoriali - spiega Bonacini - ha rivolto un appello ai parlamentari del territorio, affinché durante la discussione della cosiddetta "manovrina" (decreto legge n. 50 del 2017), vengano irrobustite le disposizioni relative al regime fiscale delle locazioni brevi, con l'obiettivo di far pagare le tasse a tutti e di proteggere i consumatori, i lavoratori, la collettività. E poi chiediamo maggiori controlli per vigilare sulla situazione».

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