Padova, Galleria Cavour, piazza Cavour
25 gennaio – 9 marzo 2014
Nell’invito di questa mostra, si legge ciò che di un artista è necessario sapere: è nato nel ’45, vive e lavora a Bassano del Grappa, studi di economia a Ca’ Foscari e Accademia di Belle Arti di Venezia.
Poi l’incontro con Dino Formaggio, figura determinante nel panorama della cultura e della critica d’arte negli anni ’60-90, che diverrà un estimatore del suo processo creativo. Inizierà una collaborazione ricca di sollecitazioni che porteranno Taverna a dare il suo contributo d’artista sia nell’università di Padova che in altre città italiane, europee e americane.
L’interesse dell’artista per la fisica, la geometria e la matematica, lo proietta nella direzione di una visione
astratta del mondo e dei suoi fenomeni.
Fin qui nulla di nuovo, ma bisogna sottolineare l’attenzione che la sua ricerca ha suscitato nella comunità scientifica internazionale, con pubblicazione dei suoi scritti, conferenze e concorsi vinti per copertine di riviste di filosofia e di neuroscienze.
Un artista che si riappropria con forza e visione nuove, delle esperienze che caratterizzarono le opere di Vasarely, del Gruppo N , Dorazio, Geiger, Nigro e molti altri che negli anni ’50-’60- ’70 dettero impulso al mutamento radicale dell’arte con una visione legata ai principi dell’ottica, della geometria, della luce (Olivotto). Nuova è la tecnica con cui Taverna proietta sulle grandi tele le forme e i colori della sua immaginazione: l’uso degli smalti richiede un contatto particolare, ancora un rapporto stretto , manuale
nell’esecuzione di composizioni complesse, dove il colore è steso con campiture dense o con sovrapposizioni di elementi trasparenti che determinano effetti ottici di notevole effetto.
I titoli di queste composizioni sono indicativi per avere la percezione di ciò che l’artista ha voluto realizzare:” Vibrazione di stringa e forme tetradiche”;”Probabilità ondulatoria tra Kosmos e Chaos”;
“Simmetrie cangianti”….Anche le date hanno il loro peso, perché testimoniano il percorso e i suoi mutamenti: dal 1981 ad oggi.
Oltre alle tele, sono esposti pastelli su carta. Una serie di “prime idee” in cui il segno veloce sembra inseguire il pensiero, senza ripensamenti, con tutta la freschezza che l’artista ha saputo conservare.
Ma per meglio chiarire le impressioni che questa mostra nel suo insieme suscita, bastano alcune righe di GianPaolo Prandstraller, (curatore della esposizione e del catalogo insieme a Maria Luisa Biancotto)………
“Attraverso la sua opera Taverna sembra suggerire che la” forma” non è mai definitiva; ogni manifestazione formale è soggetta a metamorfosi successive, si snoda in infinite apparenze visive, così rispecchiando la natura intrinseca della realtà, in cui tutto è transeunte, temporaneo, soggetto al tempo( irreversibile) e ad uno stato esistenziale effimero; di fronte al quale la cognizione umana deve continuamente adattarsi, assumersi curiosità e responsabilità sempre nuove. Nel processo così delineato l’arte e la scienza sono costrette a collaborare con totale disponibilità anziché considerarsi due campi avversi, estranei l’uno all’altro.”
Nel catalogo sono presenti gli scritti di autorevoli esponenti del mondo scientifico: alcuni professori della
Facoltà di Fisica e di Filosofia dell’università di Padova, saranno presenti il 14 febbraio alle h,18.00 per dare un loro contributo a questa interessante mostra
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Di Alessandra Pucci e Luccia Danesin (foto di Matteo Danesin)