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Sic.. transit gloria mundi… Un anno dopo la morte di Marco Simoncelli e in occasione della "sagra del caro estinto"

1 novembre 2012

Di Alberto Leoncini, foto di Maria Ester Nichele





Detesto scrivere dei grandi temi che occupano la vita dell´uomo: mi fanno sentire il classico "filosofo della domenica" che, sfruttando la libertà di sproloquio che la rete offre, cerca una risibile visibilità tentando di lasciare una traccia del suo evanescente e labile pensiero. Ho la sensazione di stracciare una regola di pudore e autodisciplina che mi sono dato, ma queste poche battute sono frutto di una riflessione, magari non profonda (non pretendo lo siano), ma sicuramente macerata e combattuta. Parlare della morte è difficile e impegnativo, e lo è ancor di più se si ha una visione, in senso lato, religiosa perché, assieme al male, questa realtà è la più complessa e oscura per ogni esperienza spirituale.
Io, ovviamente, non voglio certo assumermi compiti troppo ardui, voglio solo stendere qualche battuta cogliendo la singolare prossimità temporale data dalla morte del motociclista Marco Simoncelli (23 ottobre 2011) e la commemorazione dei defunti, che io, senza troppi giri di parole, chiamo "la sagra del caro estinto", specchio fedele dell´ all is business cui siamo ormai assuefatti.
Una terza coincidenza è data dalla perfetta consonanza, che dà il titolo a questo articolo, fra il soprannome di Simoncelli (Sic) e il motto latino "sic transit gloria mundi" (così passa la gloria del mondo). Quasi a ricordare la caducità delle cose umane alle quali sovente bramiamo e delle quali "il Sic" poteva senz´altro essere considerato un archetipo nella misura in cui ha rappresentato un giovane di successo, ben pagato e omaggiato dai fan. Personalmente non ho mai seguito il motociclismo né mai avuto Tomba di GIacinto Gallina a Venezia particolari interessi per quello sport: prima del drammatico incidente per me Simoncelli era solo un vago nome ma dopo è diventato un´icona. Un´icona delle morti sul lavoro. Una vera piaga in Italia, senza contare infortunati e invalidi: sul sito ANMIL, indicato di seguito, si trovano tutte le agghiaccianti statistiche. Le morti sul lavoro sono tutte così, orrende. Solo che non le vediamo in diretta. Ricordiamoci infatti che Simoncelli stava lavorando: il suo lavoro era correre in moto. Era pagato per farlo e per rischiare, né più né meno di tanti suoi coetanei che magari devono inerpicarsi su impalcature malfide o fare la roulette russa con presse da svariate tonnellate. E cadere da un´impalcatura o schiacciati sotto una pressa non credo sia tanto peggiore di essere stirati dal passaggio di diverse moto, e comunque non voglio assolutamente mettermi a fare questo tipo di classifiche.
Non è morto uno sportivo, è morto un lavoratore e la sua fine è stata altrettanto terribile di quella di tutti gli altri lavoratori, che magari lasciano figli piccoli o giovani mogli. Così, un anno dopo, mi piace ricordarlo, e mi piacerebbe che la fondazione (http://www.marcosimoncellifondazione.it/ ) nata in suo nome si dedicasse a progetti legati alla sicurezza nei luoghi di lavoro e all´aiuto alle vittime e ai parenti che quelle vicende hanno subito; proprio il 14 ottobre, tra l´altro, è data istituzionalmente riconosciuta per il ricordo e la sensibilizzazione sugli incidenti nei luoghi di lavoro (http://www.anmil.it/ tutti i dettagli sull´ultima edizione, anticipata il giorno 12 da una cerimonia al Quirinale con il presidente della repubblica) . Sarebbe senz´altro un bel messaggio per tenere vivo il ricordo di uno sportivo unanimemente dipinto come un campione di genuinità.
Penso un po´ a tutti sia capitato di passeggiare per un cimitero interrogandosi sulle persone che lì vi riposano. La sensazione che se ne trae è che, purtroppo, la morte sia uno dei pochi dati di eguaglianza fra gli uomini. All´entrata bisognerebbe scrivere "La morte è uguale per tutti", un po´ come nei tribunali dovrebbe esserlo la legge, eppure la percezione sociale della morte è la cosa più diseguale che la nostra società dell´immagine offre: e traggo un altro esempio dalla cronaca. Quando all´inizio dell´anno ebbe luogo il drammatico schianto della Costa Concordia sulle scogliere dell´Isola del Giglio fummo riempiti per giorni e giorni di cronache sui drammi umani che a quella vicenda furono riconnessi. Certo, morire in crociera non fa piacere a nessuno ma come mai da Bruno Vespa nessuno ha mai portato un modellino di bagnarola sulla quale si sono inabissati, in svariati casi, decine di disperati che attraversavano il braccio di mare fra l´Africa e la Sicilia? Gli elementi costitutivi fra le due situazioni sono gli stessi: persone (umani) che muoiono in mare senza un perché e dopo aver pagato un biglietto astronomico. Nel secondo caso, peraltro, alle famiglie non viene data nemmeno una tomba su cui piangere, sia perché i corpi spesso non vengono recuperati sia perché quasi mai sono identificabili e, in ogni caso, i costi per il rimpatrio della salma sono assolutamente proibitivi.
Dicevo dell´esperienza di passeggiare in un cimitero, che, nei giorni a cavallo fra ottobre e novembre, è spesso caratterizzata dal grande spolvero dei vialetti e della vegetazione. Quella che mi piace chiamare la "sagra del caro estinto", ben guardandomi dal frequentare detti luoghi in quei giorni, nei quali il raccoglimento e il ricordo di chi non è più –fisicamente- tra noi sono pressoché impossibili visto l´afflusso di persone. Posso capire chi viva lontano dal luogo di origine, ma francamente faccio fatica a capire la "ressa da cimitero" per chi abbia la possibilità di andarvi in qualunque momento dell´anno, circondato dal silenzio e potendo godere della luce e della natura nel raccoglimento più pieno. Stime riportate dai giornali (e dunque da prendere con beneficio d´inventario, ma tale precisazione è superflua, credo) parlano di una somma di ca. 400 milioni di euro spesi per ornamenti cimiteriali nei giorni di cui si parla. Un bel business, non c´è che dire, senza contare il non trascurabile dettaglio che spesso si tratta di prodotti di importazione (i fiori finti ovviamente dalla Cina e quelli veri, in genere dall´Olanda, ma anche dall´Africa), alla faccia del "Made in Italy". Ma dirò di più, come tutto il "fresco" il mercato dei fiori recisi ha la necessità di essere trasportato con rapidità al consumatore e quindi con l´utilizzo di mezzi estremamente energivori (aereo e trasporto su gomma, anzitutto), quindi tale aspetto è senz´altro da meditare per chi faccia attenzione all´impatto delle sue scelte di consumo sull´ambiente e cerchi, per quanto possibile, di ridurre la propria "impronta ecologica", senza poi stigmatizzare il paradosso di ricordare chi non c´è più con il simbolo stesso della caducità e dell´effimero (nel senso etimologico, ovviamente, "che dura fino a sera"…)…

Concludo questo articolo con una -ulteriore- nota intimistica per ricordare Pierangelo Bertoli di cui lo scorso 7 ottobre ricorreva il decimo anniversario della scomparsa ma la cui impronta nella musica d´autore italiana è viva più che mai…
http://www.youtube.com/watch?v=Eymafyju_ho
Come mi piace ricordare che il 15 ottobre 1987, cioè 25 anni fa, veniva assassinato Thomas Sankara, leader africano che si batté contro la schiavitù del debito estero e per una politica sovranista in favore della sua nazione, il Burkina Faso. Segnalo questo radio-documentario per approfondire la figura…Buon ascolto!
http://www.youtube.com/watch?v=3j424KeqSPk

Di Alberto Leoncini, foto di Maria Ester Nichele



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Mensile telematico sul Veneto e Triveneto: Cosa fanno i veneti dentro e fuori d'Italia, nella cultura, nella fotografia, nel turismo, nel cinema, nell'arte,nell'economia. Registrato con il n° 3104 del Registro Stampa, presso la Cancelleria del Tribunale di Treviso il 19/02/2004.
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