Il lungo cammino delle donne del nuovo Millenium: Eva Martini

INTRO: Eva Martini, formatore aziendale, coach nei percorsi personali e professionali, consulente nelle risorse umane per la selezione, l’outplacement e la transizione di carriera.

A cura di Abcveneto

Sono una ragazza che viene da uno dei quartieri della cinta di Treviso, San Liberale, uno di quelli che oggi viene definito “a rischio”, ma che già allora era definito una zona poco raccomandabile. Parto quindi da una base umile, sono cresciuta in mezzo a famiglie semplici che però hanno sempre condiviso. I miei amici di oggi, i miei testimoni di nozze, i padrini e le madrine delle mie figlie arrivano tutti da quel quartiere.
Racconto questo per dire quanto sia fondamentale crescere in un ambiente che, al di là delle nomee che vengono affibbiate dall’esterno, ti dia protezione, senso di appartenenza, amore e voglia di dare qualcosa in cambio.
Dopo il liceo, sono andata a vivere e studiare a Trieste, per poi tornare a Treviso. Dopo la laurea sono entrata in una grande azienda italiana, mi occupavo di formazione aziendale e lì ho fatto una meravigliosa esperienza durata 11 anni. Dopo la nascita della mia seconda bambina, ho deciso di uscire dall’azienda, meravigliosa ma totalizzante, per mettermi alla prova come libera professionista. Ho scelto quel momento per diversi fattori, ma soprattutto perché mi sentivo pronta per provare questo genere di esperienza, con la consapevolezza che non sarebbe stato semplice. Quello che sapevo con altrettanta consapevolezza era che volevo occuparmi di persone e che volevo aiutarle a vedere quanta bellezza c’è in ciascuno di loro.
Fortunatamente il mio mestiere non richiede grossi investimenti iniziali, mi bastano un computer, un telefono e un’auto, quindi non ho dovuto chiedere finanziamenti. Ho sfruttato alcuni incentivi che c’erano per le nuove aperture e questo mi ha dato “ossigeno” per partire con la mia attività e iniziare a bussare a qualche porta proponendo i miei servizi. Ad un anno e mezzo dall’inizio di questa avventura sono soddisfatta di ciò che sto costruendo, perché ho fatto tutto da sola, ma l’ho fatto anche grazie al sostegno delle persone che ho intorno, amici, colleghi, nuovi contatti che danno vita ad una formidabile rete.
Oggi ho la fortuna di lavorare con persone in evoluzione, che per scelta o per obbligo si trovano in un momento di cambiamento. Per lavorare con loro uso anche il coaching, strumento potentissimo, perché guarda al futuro, alle possibilità, a ciò che deve ancora arrivare. Con loro affronto questo percorso che li porta verso strade a volte davvero sconosciute, a scoprire parti di loro stessi che nemmeno pensavano esistessero.
Quando lavoro con chi ha perso il lavoro, mi trovo a toccare temi delicatissimi, in cui le persone – soprattutto gli uomini – si sentono spaesate, perse perché non più riconducibili ad un “ruolo” che fino ad ora le aveva in qualche modo definite. Ma dopo questo momento di perdita, c’è la rinascita verso qualcosa di diverso, rifioriscono verso qualcos’altro, carichi di una nuova energia.
Le donne in questo sono più flessibili, perché per natura e per convenzioni sociali sono già abituate a coltivare altre passioni, a intessere relazioni, a gestire casa e famiglia, quindi non avvertono questo senso di vuoto che invece attanaglia spesso gli uomini che perdono il lavoro.
Quando lavoro con i giovani in apprendistato, vedo ragazze più consapevoli delle loro potenzialità, forse meno votate al mito della “famiglia del mulino bianco”, ma certamente più aperte verso la voglia di sperimentare cosa ci sia là fuori per loro. Con i ragazzi spesso parlo di parità di genere, che è ancora lontana dal venire, ma su cui personalmente cerco sempre di gettare dei semi, perché conto molto sulle nuove generazioni per abbattere questi muri invisibili che ancora distinguono tra uomo e donna (e meno tra competente e incompetente). E con loro parlo di futuro.
Le principali sfide per questo secolo, a mio avviso, sono tre.
La sfida ambientale: la Terra ci sta dando enormi segnali d’allarme, dobbiamo intervenire immediatamente altrimenti supereremo il punto di non ritorno.
La sfida sociale: una parità vera tra uomo e donna, che non significa che siamo uguali, non lo siamo affatto per fortuna, significa solo che abbiamo pari diritti e pari doveri.
La sfida economica: dobbiamo innescare un volano positivo, sfruttando anche la tecnologia, mettendo a fattor comune idee, punti di vista, mezzi, strumenti, competenze per creare valore da condividere.
E per tutte e tre le sfide, il primo obiettivo è combattere l’ignoranza e portare conoscenza.

"Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi"

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