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I due Leoncini a Venezia, saggio di Domenico Carosso su Marcello e Paolo Leoncini

1 ottobre 2014

A cura di Abcveneto





Esce ‘I due Leoncini a Venezia’, sondaggio critico corredato da un ampio apparato di riproduzioni che si dipana attraverso varie suggestioni- filosofiche, artistiche, letterarie e poetiche per citare i filoni più nutriti- nell’universo di due pittori, padre e figlio, che, assieme, tracciano una testimonianza iniziata prima del secondo conflitto mondiale e giunta ai giorni nostri con le ultime realizzazioni di Paolo. Entrambi sono protagonisti della vita culturale veneziana seppure in posizione defilata rispetto alle bulimiche logiche imperanti nel mondo dell’arte sensibili non solo alle sirene dell’aspetto commerciale ma anche poco propense alla sedimentazione e all’elaborazione progressiva di temi e argomenti. Tratto quest’ultimo spiccato in Marcello, con la sua specifica attenzione al filone dei ‘rifacimenti’ ben indagata dall’autore della monografia, Domenico Carosso, e che in Paolo si estrinseca attraverso la contemplazione della natura, delle sue stagioni ma soprattutto nella resistenza- fermissima, come dice sempre Carosso- di quest’ultima all’azione perversa dell’uomo. I paesaggi sono l’ambito nettamente preponderante in Paolo, per quanto si caratterizzino per essere lontani da ogni vedutismo appagante per ritrovare, con le parole di Carosso, una dimensione consolatoria nel campo trascendente-spirituale.
Due autori scomodi, tanto che viene addirittura ricuperato il termine fauve per definire il colore di Paolo, e non inquadrabili in un movimento o corrente artistica. Specialmente Marcello, infatti, assorbe nella prima fase del proprio percorso artistico la lezione del cubismo integrandola con temi che potremmo definire ‘neorealisti’, per mutuare un’espressione cinematografica perfettamente coerente con la vastità di suggestioni e rimandi con cui Carosso descrive i due percorsi, come i cantieri, gli squeri e le periferie lagunari, ma anche il lavoro con le ‘Trapunte’ e le maternità. Coltiva parallelamente anche i paesaggi e le nature morte; quest’altro filone sfocerà, a partire dagli anni ’60 nella stagione informale che caratterizzerà la seconda fase della produzione. Anche in questa fase, tuttavia, pone grande attenzione al colore in piena coerenza con le proprie radici fiorentine e con le suggestioni veneziane, quindi più che un cambio netto di inclinazione si tratta di un progressivo allontanamento dalle forme esteriori per indagare senza più mediazioni i nessi tra gli elementi primigeni come osserva Aurel Chiriac, direttore del Museo Nazionale di Oradea (Romania), che nel 2012 ha ospitato una mostra dei due autori.
Compendiano l’opera degli articoli di Marcello Leoncini apparsi in ‘La Permanente’, rivista d’arte milanese diretta da Remo Taccani con cui collaborò assiduamente, un resoconto di Ivo Prandin sulla prima retrospettiva tenutasi a Mestre nel 1992 e passi di un’intervista sull’arte a Paolo Leoncini curata da Giulio Ghirardi.
http://editrice.effata.it/libri/9788874029839/i-due-leoncini-a-venezia/
www.marcelloleoncini.it

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