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Numero 127

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Musulmani ‘moderati’, fatevi sentire!

1 ottobre 2014

Di Raffaella Biasi





Mi rivolgo direttamente alle persone civili, di buona volontà, aperte e generose, tolleranti e di buon cuore, che hanno scelto di essere musulmani e in questo momento possono sentirsi offesi o confusi dalla situazione politica estremista. Mi spiace, per tutti i bravi musulmani che conosco, che vengano associati sempre alla violenza; sono contenta che qualche manifestazione di affermazione di identità religiosa moderata si sia già fatta sentire nelle piazze. Capisco anche le ragioni per cui molti musulmani non si sono fatti sentire con più forza. L’islam sarebbe tendenzialmente una religione di pace, moderazione e retta via, e solo certe interpretazioni possono scegliere i versetti che a loro fanno comodo, eliminandone altri (al nasikh wa al mansukh= dell’abrogante e dell’abrogato), per utilizzare la religione in forma biecamente politica e non di utilità sociale e/o spirituale.
Penso anche che molti musulmani, come molti cristiani, siano intimoriti dal dire la loro opinione, per paura di venir allontanati, perseguitati o addirittura uccisi, per cui molti se ne stanno in disparte, lasciando perdere la politica o l’azione sociale. Altri si trovano ad essere parzialmente contenti di un possibile stato islamico, il sogno antico e continuo del panarabismo e del panislamismo, sogno che è sempre stato alla base delle nuove rinascite e dei movimenti fondamentalisti, soprattutto della salafyya e del wahhabismo. Altri sono contenti perché da sempre i paesi arabi hanno coltivato un sentimento represso anti-occidentale, anti americano e anti-sionista, che viene estremizzato nell’Isis di oggi.
Ma vorrei dire che queste guerre sono ovvi sporchi trucchi politici che non hanno nulla a che fare con le religioni, ma le sfruttano, le fanno diventare il famoso ‘oppio dei popoli’.
Insomma, vorrei fare da mediatore e rivolgermi agli occidentali laici o cristiani o religiosi di qualsiasi credo dicendo che i musulmani sono per la maggior parte moderati e anzi, quelli che vivono qui, conoscono anche poco la loro religione, per cui non ci pensano proprio alla associazione di questa con la politica… . E se gli abitanti di questo paese si sentono terrorizzati o arrabbiati degli insulti e delle minacce rivolte all’Italia, li prego di attivarsi in maniera propositiva per creare un’opposizione non-violenta e inter-confessionale o inter-ideologica, semplicemente contro i fanatici e in favore del mantenimento delle conquiste civili e sociali ottenute in occidente dalla rivoluzione industriale in poi!!
Vorrei rivolgermi ai musulmani italiani e non ancora italiani, dicendo loro che ormai questo Paese si aspetta che i moderati prendano delle posizioni forti contro i fanatici. Solo loro possono farlo, i musulmani stessi. Infatti se lo facesse un ‘esterno’ verrebbe subito categorizzato come uno che non ha diritti perché o kafir (miscredente) o cristiano o laico, o comunque non sono affari suoi. La fitna interna (lotta tra le fazioni – sempre esistita) al mondo musulmano dovrebbe essere risolta dividendo le questioni statali dalle questioni religiose, altrimenti ricadiamo nuovamente in una altra infinita e vecchia guerra di religioni, in un'altra crociata, come sta avvenendo nei vari paesi islamici, dove vi sono rappresaglie contro i cristiani che vengono taciute dai media o spiegate a noi, dai musulmani di laggiù, come se fossero “faide interne ad alcune famiglie”.
Vorrei parlare agli occidentali dicendo loro i motivi per cui molti cristiani si convertono all’islam, motivi che parzialmente vi elenco qui sotto e hanno a che fare spesso con una ‘identità ideale’ :
Struttura della religione pratica e orientata a risolvere tutti i problemi quotidiani
Perdita di sicurezze in occidente a causa del materialismo eccessivo e dell’atteggiamento tiepido verso il proprio credo di nascita a cui corrisponde un desiderio di sacralità che desidera di essere colmato.
Sete di certezze, soprattutto per il senso della vita e per il post-mortem.
L’Islam comunica anche senso di appartenenza a un gruppo, quindi non ci si sente mai soli.
Fascino del mediorientale così ‘maschio’ ed attraente, così responsabile rispetto ai nostri giovani.
Fascino per la musulmana, così riservata, così pudica, ma nello stesso tempo forte e rivoluzionaria.
Sicurezza per entrambi che il matrimonio ha una durata più lunga.
Recupero di una ideologia per ex-politicanti delusi, ex militanti dell’estrema sinistra o dell’estrema destra che rielaborano il loro impegno civile alla luce delle categorie culturali dell’Islam, in quanto questa religione è un’alternativa al sistema, in un certo senso al capitalismo, perché è contro il consumismo e il neocolonialismo.
La forte carica mistica interna, soprattutto nel ramo shi’ita.
Il desiderio di darsi una identità originale per essere al tempo stesso differente dalla comunità di origine, quindi con una tua identità, ma anche inglobato in un gruppo di supporto.
Vorrei parlare però anche ai musulmani che non vogliono vedere, dicendo che ci sono anche coloro che si convertono al cristianesimo, ma per ragioni piuttosto differenti, legate alla libertà. I musulmani non possono ammetterlo, perché il reato di apostasia (cambio di religione) un tempo era punito con la morte, quindi – diciamo per semplificare – un peccato mortale, non veniale. Ora è punito spesso con l’allontanamento ma nell’inconscio collettivo rimane sempre una cosa grave.
Vorrei pregare i musulmani di mostrare la parte migliore di sé, prima che arrivi qualche Califfo – naturalmente istigato da questioni politiche e sicuramente finanziato dalla finanza globale quindi anche occidentale e per niente animato da motivi religiosi – che toglierà loro anche quei pochi riconoscimenti che si sono guadagnati con fatica e sudore e che toglierà loro ogni speranza che le loro primavere arabe possano rifiorire e non vengano annientante da qualche brigante.
Ma devono fare presto, perché l’oppressione è alle porte …. E non devono credere – come si usa dire tra i musulmani – che il mondo diventerà presto interamente islamico solo perché questi fanatici forzeranno tutti. Il credo deve essere nel cuore e non un finto credo della mente. Vi aspetto, fratelli, uniamoci contro un gioco pericoloso per tutti.
Sono la prima a capire che gli Stati Uniti allargano le operazioni aeree contro lo Stato Islamico e contro gli integralisti sunniti che avanzano verso la capitale irachena. Secondo quanto riferito dal Pentagono. aerei di guerra americani hanno compiuto attacchi vicino a Baghdad vicino al Monte Sinjar, nel nord dell'Iraq. Dal 9 agosto i jet e i droni statunitensi hanno effettuato 164 missioni di combattimento distruggendo una sessantina di veicoli e mezzi blindati per lo più nel settore curdo, tra Erbil e la diga di Mosul. Missioni tese soprattutto a difendere il Kurdistan dove sono presenti centinaia di militari e civili statunitensi. Poi i velivoli americani hanno allargato le operazioni intorno alla diga di Haditha e Anbar su richiesta delle autorità di Baghdad che lamentavano lo scarso appoggio aereo ricevuto finora dagli americani.
L’attacco è l’unica strategia efficace e sensata per impedire che Abu Bakr al-Baghdadi continui ad attrarre migliaia di volontari pronti per il jihad da tutto il mondo islamico.
Lo Stato Islamico non è più un movimento insurrezionale e terroristico ma controlla un territorio vasto quanto il Regno Unito, uno Stato con un’amministrazione pubblica, province, un sistema giudiziario e scolastico, l’esazione delle tasse e un esercito stimato dalla CIA in oltre 30 mila uomini ma che secondo altre stime raggiungerebbe i 50 mila effettivi. E’ ricchissimo!
La rinuncia statunitense a impiegare forze terrestri e l’inconsistenza militare dei contributi simbolici offerti dagli altri 30 Paesi della Coalizione lascia cadere il peso delle operazioni sulle forze locali.
I curdi sono pochi per compiere offensive su vasta scala ed è già molto che riescano a difendere il loro territorio e ad addestrare 4 battaglioni di profughi Cristiani e Yazidi. Poveretti… L’esercito di Baghdad non ha comandanti e truppe addestrate per combattere una guerra convenzionale anche perché gli istruttori statunitensi li hanno preparati fino al 2011 e da allora non si sono più addestrati. Le truppe irachene sono più adatte alle rappresaglie che alla guerra vera.
Disponibilità a inviare aerei contro il Califfato è giunta sulla carta anche dalle monarchie del Golfo ma da un lato si tratta degli sponsor dei gruppi islamisti e dello stesso Stato Islamico e, dall’altro, le capacità belliche dei piloti degli emirati sono state ridicolizzate durante la guerra in Libia del 2011, tra velivoli che si schiantavano in atterraggio sfasciando i carrelli e altri che perdevano la rotta in volo.
Per conquistare il territorio siriano occupato dallo Stato Islamico, Washington e Riyadh hanno in programma di addestrare, in un anno, 5mila miliziani, ovviamente tutti “moderati”, che in Siria dovrebbero muovere guerra al Califfo invece che alle forze governative. Visti i precedenti chi può credere alla buona fede di un simile piano strategico? E in ogni caso, sempre ammesso che una volta armati e addestrati da americani e sauditi non corrano anche loro ad arruolarsi nell’armata del Califfo, 5mila miliziani con armi e mezzi leggeri sarebbero comunque insufficienti a riprendere i territori. Bastano pochi freddi conti numerici per rendersi conto che, senza gli eserciti siriano e iraniano, è impossibile sconfiggere il Califfato, ammesso e non concesso che questo sia il vero obiettivo dell’ambigua Washington e dei suoi infidi alleati arabi.
Queste informazioni, chiaramente di tipo strettamente militare, le aggiungo qui perché Italiani e ‘musulmani’ laici e non, si rendano conto che il pericolo si diffonde e solo i musulmani possono fermarlo con la pace. Guardiamo per esempio cosa è successo in Germania negli ultimi anni: la polizia islamica tedesca è stata sciolta dalla polizia statale da poche settimane. Solitamente sentiamo parlare di “polizia islamica”, atta a implementare con la forza il codice morale e legale della sharia, solo quando leggiamo notizie sull’Arabia Saudita (una monarchia assoluta sunnita) o l’Iran (una teocrazia sciita), ma non nel cuore dell’Europa. La polizia islamica, “Shariah Police”, con tanto di divisa, corpetto catarifrangente, numero verde per il pronto intervento, pattuglie organizzate, era regolarmente in servizio a Wuppertal, Vestfalia, Germania, dove i guardiani della moralità islamica hanno continuato, per mesi, a pattugliare la città, rimproverando le donne abbigliate in modo non appropriato (senza velo), implementando il divieto dell’alcol, del fumo, del gioco d’azzardo, delle discoteche. Sven Lau, il loro fondatore, è un tedesco convertito. Consumatore di droga leggera, si è disintossicato trovando la soluzione nell’islam e adesso è un fanatico locale. Dice che “La polizia ha tardato a muoversi contro l’alcool e la droga e allontanare i giovani da abitudini come queste non è un reato”. Certo che non è un reato, ma il reato è l’imposizione e la violenza morale!
Ma il motivo dell’inadeguatezza della polizia è anche dovuto alla paura di scontrarsi con una minoranza islamica salafita, ultra-integralista, che potrebbe diventare una bomba di destabilizzazione. Fra gli immigrati turchi (prima popolazione di immigrati in Germania) e arabi l’integralismo si sta diffondendo da più di un quindicennio, considerando anche che Amburgo è stata la città da cui sono partiti alcuni degli attentatori dell’11 settembre 2001. Quindi non si tratta di un fenomeno nuovo. Per ora la polizia, presa tra il fuoco incrociato della stampa, ha dovuto intervenire con le maniere forti, ma in quanti casi ci sono quartieri musulmani che amministrano la giustizia con proprie polizie e lo fanno sulla base della legge coranica? In aree ad alto tasso di immigrazione, in Germania, gli islamici regolano già la giustizia con propri tribunali.
Per questo io ritmicamente insisto affinchè i moderati prendano una posizione.
Nel 2010, in Gran Bretagna, era nato un movimento, i Musulmani contro i Crociati, che intendeva separare dal resto del Paese le città e i quartieri a maggioranza islamica. Queste aree urbane avrebbero dovuto, negli intenti dei Musulmani contro i Crociati, trasformarsi in emirati indipendenti, regolati dalla sharia, con una propria polizia religiosa per implementarla. Sempre nello stesso anno, Anjem Choudary, un radicale islamico di Londra a capo di un gruppo di seguaci, nei Tower Hamlets aveva iniziato ad appendere cartelli gialli per la costituzione di una “Shariah Controlled Zone”. Anche in questo caso, una mini-polizia religiosa, formata da volontari, pattugliava le strade e implementava le norme coraniche. «Se le persone sono terrorizzate dal taglio della mano, non rubino – diceva Choudary ai suoi intervistatori – se la gente si scandalizza per la lapidazione delle adultere, si eviti l’adulterio». E’ vero che la nostra polizia e le nostre leggi sono un colabrodo, ma è anche vero che leggi così terribili e medioevali possono essere ripristinate, queste idee sono tutt’altro che morte e sempre nuovi salafiti le mettono in pratica. Abbiamo infatti scuole islamizzate a Birmingham ma anche stupri impuniti a Rotherham. In questi casi, la polizia britannica si è comportata come se le minoranze musulmane su suolo britannico fossero già, di fatto, parte di uno Stato nello Stato. E la legge britannica inizia a recepire questo principio, considerando che ha permesso l’esistenza legale di ben 85 corti islamiche che operano regolarmente nel Regno Unito e, a partire da quest’anno, principi della legge coranica saranno recepiti anche nei tribunali ordinari.
In Svezia, Stoccolma è stata teatro di una grande rivolta di immigrati nell’estate del 2013 e si trattava, soprattutto, di immigrati dichiaratamente islamici radicali, che combattevano contro la polizia svedese nel nome di Allah. Non c’erano dubbi sulla natura ideologica e religiosa delle aggressioni agli agenti e alle loro auto. Malmoe, la città portuale che ospita la comunità musulmana più grande della Svezia (il 25% della popolazione totale) ha già quartieri, come Rosengaard, in cui persino le ambulanze e i vigili del fuoco devono entrare con la scorta della polizia.
L’Olanda, dove nel 2004 venne sgozzato dagli estremisti islamici il regista Theo Van Gogh, ha circa 40 aree controllate dai musulmani dove la polizia ha difficoltà ad operare. I quartieri musulmani considerati più problematici sono ad Amsterdam, Rotterdam e Utrecht. In Belgio, la stessa capitale Bruxelles, ha il 20% della popolazione è musulmana con un alto tasso di fanatismo, che è l’unica cosa di cui si debba aver paura, non dell’islam in sé, ma del fanatismo. Ad Anversa era sorta la prima “Zona ad Islamizzazione Progressiva”, con una propria polizia religiosa che pattugliava le strade per implementare la sharia.
In Francia il modello delle aree a controllo islamico è molto diffuso. Nel 1996 il ministero degli Interni aveva rilasciato una lista di 751 aree a “Urbanizzazione Sensibile”, abitate da immigrati e con gravi problemi sociali e di sicurezza. Parigi, comunque, con le sue banlieue resta l’area più instabile. In uno scenario che ricorda da vicino il Libano, il movimento di destra Generation Identitaire sta iniziando a organizzare proprie ronde di volontari, contrapposte a ronde islamiche. Una vera vergogna anch’esso, quindi, prima che si inizino rappresaglie civili e razziali su base religiosa è meglio essere coscienti dei pro e contro e aiutare i moderati ad uscire dal guscio e richiamare all’islam pacifico e cosciente. VI aspetto, fratelli di tutti i credi.

Testo e foto Giovanna Dal Magro



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