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Numero 139

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L’altro punto di vista – tra oriente ed occidente

4 ottobre 2015

Di Raffaella Biasi





Quest’anno ho viaggiato parecchie volte verso quel medio-oriente che fa passare i migranti da un confine all’altro e li fa entrare in Europa dal confine siriano, dalle zone curde, alla Turchia centrale per poi entrare in Grecia e quindi nei Paesi Shengen. In questi mesi ho visto ondate di persone che fluivano nelle città, sostavano e le invadevano, per poi diminuire nell’ultimo mese, settembre 2015. Ankara e gli altopiani erano invasi da un fiume silenzioso ed anche un po’ tenebroso. Persone che cercavano di sopravvivere, soprattutto, mettendo in atto odiosi trucchetti per ottenere denaro o aiuti. Ma chi non lo farebbe nelle loro condizioni?

Se la condizione umana di queste persone ha avuto spazio nei racconti dei giornali e delle televisioni, il piano strategico internazionale ha dei confini meno visibili, sfumati e frastagliati. Il frammento che io ho messo a fuoco, viaggiando e intervistando le persone, è che l’Europa vede la Turchia come la barriera di blocco della grande massa di migranti, al di la di quelli che sono stati fatti defluire. I turchi dicono che hanno già speso un enormità per arrestare un processo che doveva essere gestito prima e meglio, poiché la Turchia è solo un luogo di passaggio. Ossia, anche se l’Europa è arrabbiata, perché spende ma non riesce a frenare il flusso ed è presa d’assalto solo nell’ultimo anno, in realtà la Turchia è già quattro anni che argina un flusso che le compete relativamente, poiché è un paese di passaggio. Ankara dice che ha speso già quasi otto miliardi di dollari in cibo, abitazioni e sanità ed ha ricevuto da noi solo quattrocento e diciassette milioni in aiuti internazionali. Quindi la Turchia a Bruxelles chiederà all’Europa un budget di circa un miliardo di dollari che dovranno arrivare entro la fine del 2016. Ciò proprio per permettere alla Turchia di continuare ad essere un paese – argine. Ma ci si aspetta che la cifra salga a due miliardi di euro, se altri Paesi, come la Giordania e il Libano, contribuiranno anch’essi. La Turchia in effetti non è in grado di gestire il flusso da sola. Se ognuno di voi lettori vedesse con i propri occhi e toccasse con mano la presenza di una quantità enorme di persone che vagano per le strade chiedendo l’elemosina e la quantità di vagabondi o di persone in evidente sofferenza, capirebbe come il problema diventa troppo grave in questo Paese cuscinetto tra l’oriente e l’occidente. Guardando le cose dall’alto, quindi, ritengo la nostra povera Italia, afflitta da tanti problemi simili, ma tuttavia ancora molto fortunata, poiché qui ancora regna un certo ordine ed una relativa sicurezza. Qui c’è anche maggior rispetto per i diritti umani e grande libertà di opinione, rispetto a pezzi di mondo in preda a problemi assai più gravi.

Di Raffaella Biasi



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