Luciano Buso: un'importante grande opera di Gino Rossi del 1915 emerge all'indomani dei recenti studi e pubblicazioni da me svolti nelle opere di Giorgione, Tiziano, Bronzino, Veronese e Arturo Martini. Il metodo e l'approccio di studio è sempre lo stesso: l'analisi della scrittura celata nelle opere d'arte. In questo caso il prelievo fotografico dell'opera inedita è avvenuto con apparato fotografico Asselblad. La scritta 'ROSSI' semi occultata nella spalla dell'uomo non è un abbaglio, tantomeno una firma ufficiale, fu celata d'abitudine al tempo dal noto artista veneziano con l'unico scopo di assicurasi negli anni la sicura paternità dell'opera. Non è ritenuta falsa o postuma alla realizzazione del quadro in quanto eseguita con la medesima materia che lo compone. Il dipinto mostra l'originale, antica crettatura e patina, una tela ammuffita che riporta unicamente alla reale sua epoca, il 1915. In questo periodo non vi era alcun falso di Gino Rossi in circolazione in quanto la sua pittura risentiva della deplorevole negazione accademica del tempo. Il valore della sua arte venne riconosciuto ben più tardi, dopo la sua morte avvenuta nel 1947.
Quanto emerso dallo studio di quest'inedita opera è una chiara e adeguata risposta scientifica a quanto sostennero i due professori e gli echi di stampa locale all'indomani della presentazione del volume da me curato 'GINO ROSSI-Catalogo ragionato', Grafiche Antiga 2014.
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