ALLE STAMPE DUE LIBRI DI FRANCESCO LEONCINI CHE CAMBIERANNO LA VISIONE DELLA STORIA
"L'Alternativa mazziniana" edito da Castelvecchi e "Dubcěk. Il socialismo della speranza" pubblicato da Gangemi Editore che sarà presentato a Roma il 25 ottobre 2018.
A cura di Abcveneto
In una splendida edizione opera della casa editrice Castelvecchi di Roma esce un'opera importante e voluminosa (302 pagine) di Francesco Leoncini professore universitario molto amato dai suoi studenti, storico attento e preciso, in un momento temporale in cui crisi di identità e profondi scuotimenti politici impongono una riflessione e uno sguardo che può e deve attingere dal passato e dalla Storia per capire dove deve andare e come l'Italia.
"...Il Risorgimento appare fin dai suoi inizi in una prospettiva che va ben oltre lo scenario italiano per
acquisire quella dimensione culturale e quella capacità di mobilitazione organizzativa che ne fanno
uno dei momenti più luminosi della storia moderna europea.
Il volume prende le mosse dalle idealità mazziniane, che furono al centro di quel movimento
sovvertitore dell’ordine post napoleonico, e ne considera soprattutto la sua dimensione
internazionale in rapporto al problema delle nazionalità nella Monarchia danubiana e all’affermarsi
dell’egemonia tedesca in Europa centrale, dopo il 1871. Il conseguente progetto bismarckiano della
Mitteleuropa e la successiva spinta verso i Balcani e il Medio Oriente, nella proiezione della
Weltpolitik, porterà gli Imperi centrali allo scontro con la Serbia.
In uno degli ultimi scritti di Mazzini si delinea nettamente il disegno di una alleanza strategica con
il moto nazionale degli slavi del sud finalizzato alla creazione della Grande Illiria. Ciò significa un
diverso modo di considerare il problema del confine orientale rispetto alla tendenza volta a
comprendere la Dalmazia all’interno del processo di unificazione italiana. A questo pensiero si
riallaccia la corrente neomazziniana di Umberto Zanotti Bianco, Gaetano Salvemini, Leonida
Bissolati, Giovanni Amendola e altri, che guarda con particolare favore ai movimenti di riscatto
nazionale dei popoli danubiano – balcanici e troverà nel «Corriere della Sera» di Luigi Albertini il
suo portavoce.
Nel 1914 Zanotti Bianco, con lo pseudonimo di Giorgio d’Acandia, dà vita alla Collana “La
Giovìne Europa” presso l’editore Battiato di Catania e poi alla rivista “La Voce dei Popoli”.
Tomáš G. Masaryk ed Edvard Beneš assumono ben presto la guida del movimento indipendentista
ceco-slovacco in un rapporto di alleanza con quello degli jugoslavi e trovano una netta convergenza
con gli esponenti dell’interventismo democratico.
L’Italia entra in guerra per estendere i suoi confini sullo spartiacque alpino e nell’area adriatica,
dove va a incidere sugli interessi nazionali degli sloveni e dei croati, e non tanto per abbattere la
Monarchia asburgica. Di conseguenza la guerra contro quest’ultima comporta anche una forte
ostilità verso quei popoli e il loro progetto unitario, posizione che viene sfruttata dai comandi
austro-ungarici presso i militari slavi.
La rotta di Caporetto e il ritiro della Russia dal conflitto con la possibilità di un concentramento di
truppe degli Imperi centrali sul nostro fronte, e un conseguente sfondamento, fanno riemergere con
forza il ruolo di quelle correnti politiche favorevoli a un rapporto di solidarietà con le popolazioni
dell’area danubiano-balcanica e a un’intesa con i comitati degli émigrés. La svolta avviene con la
«Conferenza delle nazionalità soggette all’Austria-Ungheria» organizzata nella capitale italiana
nell’aprile del 1918 e il conseguente Patto di Roma.
Abbandonata qualsiasi velleità imperialistica e una politica puramente rivendicazionista l’Italia
riesce a formulare in questa occasione un disegno di respiro europeo e a porsi al centro di un vasto
schieramento internazionale, cosa che poteva soddisfare contemporaneamente i suoi interessi
strategici e l’aspirazione a giocare un ruolo di prima grandezza quale punto di riferimento politico e
culturale.
La conseguenza più immediata dell’assise romana fu la costituzione della Legione ceco-slovacca il
21 aprile tra Milan Rastislav Štefánik, in qualità di rappresentante del Consiglio nazionale cecoslovacco
di Parigi, e il presidente del Consiglio italiano. Essa fu l’unica, tra quelle dei volontari
dell’ex Monarchia che avevano deciso di combattere con l’Italia, a figurare nel Bollettino della
Vittoria del 4 novembre 1918.
E’ la rivalutazione di questo “momento storico” che il volume vuole mettere soprattutto in evidenza
e ne costituisce il nucleo interpretativo. Ed è questo il convincimento che viene poi espresso dagli
esponenti democratici nella polemica, riportata da «La Voce», nei confronti dei nazionalisti che li
accuseranno di essere stati “rinunciatari”.
Al contrario il ritorno alla logica sonniniana di ottenere quanto era stato stabilito con il Patto di
Londra del 1915, in base al quale essa era entrata in guerra, e la ricaduta nella trappola delle
rivendicazioni adriatiche risulterà del tutto controproducente, inchioderà l’Italia su questioni locali,
la porrà sul banco degli accusati, le impedirà di praticare una sua autonoma politica internazionale
di largo raggio e sarà gravida di conseguenze negative nei rapporti con gli Stati successori della
Monarchia.
Alcune delle problematiche esposte nel volume vengono valutate anche in relazione agli attuali
sviluppi della politica internazionale e gli scritti dell’epoca qui riprodotti si prestano ad attente
riflessioni nell’ambito storiografico.
In Appendice
Testi di Giovanni Amendola, Giuseppe Antonio Borgese, Ugo Ojetti,
Francesco Ruffini, Andrea Torre.
"Alternativa mazziniana"
Castelvecchi, Roma, 2018, pp. 340, Euro 30.
Il secondo libro, sempre scritto dallo storico veneziano, ha a che fare con Dubcěk, "Dubček. Il socialismo della speranza." che fra l'altro sarà presentato Giovedì 25 ottobre 2018 alle
ore 17.00, presso GANGEMI EDITORE SpA international, Via Giulia 142, Roma (Tel 06.6872774) e saranno presenti oltre l'autore, S. E. Ján Šoth,
Ambasciatore della
Repubblica Slovacca a Roma e
Federigo Argentieri,
Direttore Guarini Institute for Public Affairs
John Cabot University di Roma.
Con una sessantina di foto di raro impatto emotivo, corredate da testi esplicativi e scritti dell’epoca,
il volume fa rivivere l’appassionante atmosfera di attesa e di ricerca di cambiamento che animava la
società cecoslovacca nei mesi tra il gennaio e l’agosto 1968.
Non tralascia d’altra parte di documentare il trauma dell’invasione e contiene la cronologia degli
eventi e una bibliografia essenziale.
Per originalità interpretativa e ideazione editoriale questo lavoro si differenzia nettamente dalla
pubblicistica che periodicamente, a ogni scadenza, si ripresenta più per ricordare il dramma e le
conseguenze dell’intervento sovietico che la carica innovativa dell’esperimento in atto tra Praga e
Bratislava e la bruciante attualità di quelle aspirazioni profonde.
Al saggio introduttivo di Francesco Leoncini che, attraverso il richiamo alle radici stesse della
democrazia e alle esperienze europee del secondo dopoguerra, mette in rilievo il carattere centrale
della figura di Dubček, il suo afflato umano e il valore del suo messaggio per il mondo
contemporaneo, segue la rievocazione da parte di Guido Gambetta delle vicende relative alla
consegna al leader slovacco della laurea honoris causa dell’Università di Bologna, nel novembre
1988, con la conseguente sua prima uscita dal Paese dopo che si era abbattuta la scure della
“normalizzazione”.
Valentina Fava dà conto di come gli operai della Škoda di Mladá Boleslav abbiano vissuto quella
stagione di rinnovamento e la sua tragica conclusione.
Günter Grass, nel suo discorso tenuto in Brasile all’indomani della fine dell’esperienza
cecoslovacca, sottopone a una critica sferzante le velleità rivoluzionarie dei movimenti di
contestazione occidentali a fronte del concreto impegno per riforme di tipo socialista e democratico
che era proprio dei protagonisti della Primavera.
La pubblicazione si avvale tra l’altro del ricco archivio fotografico di Rodrigo Pais, che ebbe la
fortunata occasione di recarsi a Praga proprio tra aprile e maggio di quell’anno.
Francesco Leoncini
Dubček. Il socialismo della speranza.
Immagini della Primavera cecoslovacca
Con un testo di Günter Grass
Contributi di Valentina Fava e Guido Gambetta
Gangemi International, Roma, 2018, pp. 80.